I
Castelli
Un
valido itinerario vacanziero dell'isola può riguardare
i castelli isolani, a partire da quello della piccola borgata
marinara di San Nicola l'Arena -Pa-, provvisto di una torre
e vicino ad una tonnara -una costruzione ormai in disarmo
dove si attuava questo tipo di pesca-.
Il
castello fu edificato vicino al mare per volere della famiglia
Crispo per difendere il territorio intorno il XV secolo.
La torre dalla forma cilindrica si trova al centro della
corte, arricchita da una terrazza finale e contenente, all'interno,
tre sale circolari, comunicanti grazie ad una scala. Si
hanno poi altre tre torri più piccole, collegate
da una terrazza usata per il giro delle sentinelle ed attrezzata
con l'artiglieria composta da sette cannoni. Sotto le terrazze
ci sono i piccoli appartamenti. Il castello ha sempre avuto
tre passaggi segreti, uno comunicante con una vicina torre
d'origine normanna costruita probabilmente intorno il 1200,
il secondo comunicante con il castello presente nella vicina
città di Trabia ed il terzo che arriva nelle campagne
locali.
Il
castello e la vicina tonnara, in passato importante risorsa
economica, in passato è stato oggetto di contesa
delle varie famiglie nobiliari locali. Attualmente il castello
è una meta turistica. Alcuni suoi ambienti sono stati
ristrutturati ed adibiti a luoghi di residenza, discoteca
e ristorante.
Un
altro castello si trova nel paese di Sperlinga,
in provincia di Enna, che ancor oggi ricorda i Vespri Siciliani,
quando la città accolse gli odiati francesi Angioini,
malvisti a causa del loro malgoverno, a discapito degli
spagnoli. Il castello fu edificato intorno il 1082 ed è
costituito dalle spesse mura in pietra viva, dai gradini
intagliati nella roccia, da stanze ricavate dalla massa
rocciosa e protetto dalle barriere naturali del sito in
cui si trova. Attualmente della sua passata gloria rimangono
una parte delle antiche mura, la bifora oggi considerata
un monumento nazionale, la ripida scalinata che porta alla
torre e la struttura d'accesso formata da tre portali difesi
da un ponte levatoio ed alcuni vani.
Il
castello di Gallego si trova nel territorio degli antichi
signori di Militello Valdemone e domina la spiaggia di Sant'Agata
di Militello, nel messinese.
Esso nacque dalle esigenze di difesa del territorio costiero.
La struttura è composta dal castello, dalla Torre
Militello, dalla torre di Sant'Agata. Della sua storia si
può dire, ad esempio, che esso fu di proprietà
dei Rosso dei Conti d'Aidone, che discendono dagli Altavilla,
grazie ad una donazione del re Martino nel 1400. La struttura
ha resistito alle intemperie del tempo ed è un simbolo
di abitazione principesca medievale.
Attualmente
di tutta la struttura si può ammirare la torre aragonese,
che in passato aveva un importante ruolo di difesa, un notevole
spessore murario e gli interni, costituiti in passato da
una cappella, dagli ambienti del piano terra destinati alle
guardie ai magazzini, alle scuderie, le carceri, ed il piano
nobile destinato alle cucine, alle abitazioni della servitù
e gli appartamenti nobiliari. Ultimo cenno merita il nome
del castello: esso deriva da una famiglia nobile di baroni
che lo acquistò verso la fine del 1500.
Le
rovine del castello di Roccella, in provincia di Palermo,
merita d'esser definito una vera e propria rocca indisturbata
data la sua posizione che va a chiudere la piana di Campofelice,
con un verso vicino alle Madonie ed un altro sul mare e
nelle vicinanze del fiume Roccella. Attualmente restano
dei ruderi a testimonianza delle vecchie glorie, come alcune
finestre ogivali trecentesche, l'accesso presente nella
facciata che guarda il mare raggiungibile da una scalinata
ricavata da una rampa di pietra, un unico ambiente interno
dalla forma rettangolare dalle vaste dimensioni e dalla
volta scoperchiata, dei locali seminterrati coperti da volte
a botte e dei quali si sconosce l'antico uso.
In
base ad alcuni documenti storici, si può affermare
che nella zona, nel XII secolo, esistevano un castello con
un casale adibito ad abitazioni, dei mulini e la Chiesa
di San Giovanni donati dal Conte Ruggero Altavilla al Vescovato
di Cefalù. Nel corso dei secoli il castello ha avuto
numerosi proprietari finché il Vescovo di Cefalù
Arduino II donò la costruzione al monastero di Montevergine
di Avellino. Federico II lo incluse nel vicariato regio
e vi lasciò una sua guarnigione. La storia del castello
finisce quando esso subì un attacco catalano nel
1418 che lo trasformò da importante rocca militare
a difesa del territorio agricolo dalle scorribande dei corsari.
A
Misilmeri,
in provincia di Palermo, si trovano i ruderi di un antico
castello costituiti da una torre poligonale, alcune volte
a crociera sostenute da colonne angolari e tratti di cortine
murarie, il tutto arroccato su di una rupe. Del castello
si hanno poche notizie certe:la sua antica struttura rientrava
nel piano di controllo territoriale arabo ed era costituita
da una torre successivamente attorniata da mura; nei pressi
del castello nel 1068 si combatté un'ardua battaglia
tra Arabi e Normanni per la conquista del luogo, vinta poi
dai francesi.
Il
Castello fu donato dal già citato Ruggero Altavilla
all'ammiraglio Giorgio d'Antiochia che a sua volta lo donò
alla diocesi di Palermo per poi finire in mano della famiglia
dei Chiaramonte a partire dal 1340, famiglia che apportò
alcune modifiche al castello, a partire da un'ulteriore
cortina di mura concentriche e la cappella dedicata a Sant'Antonio,
oggi poco visibile. Occorre arrivare nel 1800 quando si
ebbe l'abolizione del baronaggio, e la conseguente mancanza
di nuovi proprietari per questo sito che vide così
un lento ma inesorabile declino ad opera degli stessi abitanti
del luogo, ignari della sua importanza storica e turistica.
Altro
esempio dei castelli isolani è quello di Catania,
cioè l'Ursino. Al suo interno si possono ammirare
svariate opere d'arte, come la rappresentazione "La
Vergine in trono" di Antonello de Saliba e risalente
al 1497 o il ritratto di "San Cristoforo" del
1637 e realizzato da Pietro Novelli. Il palazzo ha subito
abbastanza recentemente dei lavori di ristrutturazione.
Come
cenni storici ad esso riferibili si può dire che
esso fu costruito per volere di Federico II verso la prima
metà del 1200. Esso fu residenza dei reali aragonesi
durante il XIV secolo. La sua struttura prevede quattro
torrioni cilindrici e torri semicilindriche. La presenza
al suo interno di innumerevoli opere d'arte è dovuta
al fatto che esso è la sede del Museo Comunale.
Il
Castello dei Ventimiglia a Castelbuono,
in provincia di Palermo, si trova nel colle San Pietro ed
ha dalla sua parte secoli di storia, a cominciare dal 1316,
anno della sua costruzione. A pianta quadrangolare con cinque
torri angolari, il castello possiede anche una cinta muraria
con torricelle, il tetto con la merlatura ghibellina, un
loggiato con colonnine. Il palazzo si snoda in due piani,
il primo per la servitù e i servizi, il secondo per
i nobili e con la Cappella Palatina dedicata a S. Anna contenente,
tra l'altro, anche un reliquario della Santa venerata come
la patrona della città, ed infine il terzo piano
per la corte e gli ospiti. Ci sono anche gli immancabili
sotterranei con le carceri, le stanze per la tortura ed
una galleria che conduce alla Chiesa di San Francesco. Il
Castello è sempre appartenuto alla famiglia nobiliare
dei Ventimiglia, nonostante l'alternanza storica delle confische
e delle restituzioni, finché agli inizi del 1900
gli abitanti della zona lo acquistarono, grazie ad una sottoscrizione,
e lo donarono al Comune.
Ogni
anno, nel mese di luglio, il fascino medievale rivive grazie
alla "Giostra dei Ventimiglia" che prevede giochi
cavallereschi con costumi d'epoca risalenti al XIV secolo.
Il
Palazzo dei Normanni a Palermo
può esser considerato un altro notevole esempio dei
monumenti storici della Sicilia. Tale monumento sorse probabilmente
in piena età araba per poi diventare sede dei reali
normanni e svevi a partire dal XI secolo. I Normanni hanno
avuto il merito di ampliare questo edificio che oggi si
offre agli occhi dei visitatori con l'imponenza della sua
facciata cinquecentesca, della sua Torre Pisana o di Santa
Ninfa nella quale fu trovata la Stanza dei Tesori. La bellezza
del Palazzo è aumentata dalla Cappella Palatina voluta
da Ruggero II e dedicata a San Pietro ed arricchita da innumerevoli
e pregiati mosaici. Il palazzo rientra a pieno titolo in
questa carrellata dei castelli e residenze nobiliari isolane
anche col suo secondo nome, il "Palazzo Reale".
Attualmente il Palazzo è la sede dell'Assemblea regionale
siciliana.
Un
altro palazzo davvero importante di Palermo è Palazzo
Chiaramonte o Steri, un edificio architettonico imponente
attestante l'importanza di questa nobile famiglia del XIV
secolo. Esso fu edificato a partire dal 1307 e conserva
ancora i resti della primitiva struttura a tre piani comprendente,
ad esempio, un grande Salone ricordato per la bellezza dei
dipinti del soffitto ligneo che riportano storie bibliche
e cavalleresche e che risalgono agli ultimi anni del 1300.
Alla destra del Palazzo si trova la Chiesetta di S. Antonio
Abate, anch'essa voluta dai Chiaramonte.
Attualmente
il primo piano del Palazzo è chiuso, mentre gli altri
due sono aperti. Nel passato il palazzo è stata la
sede del tribunale cittadino mentre attualmente esso è
la sede del Rettorato Universitario.
Il
Castello di Lipari,
situato in quest'isola rientrante nella provincia di Messina,
nel corso dei secoli è stata una acropoli greco-romana,
una fortezza bizantina, araba e normanna, un borgo medievale
e poi spagnolo. Esso è stato arricchito dalla costruzione
attigua di una abbazia nel 1131, struttura che poi divenne
sede vescovile. Subì un assedio ed una notevole distruzione
nel 1544 ad opera di Ariadeno Barbarossa e fu ricostruito
sotto i Toledo.
Nel
corso degli anni la struttura subì notevoli modifiche,
come nel periodo fascista quando parte degli edifici antichi
fu smantellata per dar posto agli edifici militari. Si comprende,
dunque, che la storia del castello è molto ricca.
Attualmente il castello è un'attraente meta turistica
grazie alla naturale posizione panoramica, alla costruzione
di un teatro e di percorsi di visita, di aree di parco e
di vari reperti del periodo classico.
Il
Palazzo Comitini a Palermo nacque per volontà del
principe di Comitini, pretore di Palermo, verso la fine
del 1700 ed è apprezzato per il suo prospetto con
ornati in stucco e colonne in marmo bigio, per il suo duplice
atrio interno diviso da un loggiato a tre arcate, per una
fontana mistilinea settecentesca situata sotto il loggione
destro. L'interno è ancora più accogliente
e sontuoso costituito da vari saloni arredati sontuosamente,
come il salone Martorana, oggi sede del consiglio cittadino.
Il palazzo è arricchito dalla presenza di numerosi
quadri di autori contemporanei.
Tutta
la città di Palermo è ricca di palazzi nobiliari
che testimoniano il fasto storico antico e che oggi, purtroppo,
sono in buona parte abbandonati.
Tra
i vari esempi citabili ricordiamo il Palazzo AiutamiCristo
che deve il suo nome dal nobile Guglielmo AiutamiCristo,
barone di Misilmeri
e Catalafimi
e che lo fece costruire alla fine del 1400. La creazione
dell'edificio fu affidata all'Architetto Carnivalari, ma
a causa dell'eccessiva spesa dell'originario progetto e
alla morte del nobile avvenuta nel 1501 il palazzo restò
incompiuto. Nel corso dei secoli il palazzo ha ospitato
vari esponenti della nobiltà, a partire dall'imperatore
Carlo V, dal re tunisino Hassan, fino ad arrivare alla famiglia
dei principi di Paternò, i Moncada.
Nel
corso del 1600 il Palazzo subì delle modifiche, come
la sostituzione dal vecchio salone per le feste con altri
più nuovi e ricchi di affreschi, evento che diede
al Palazzo un nuovo assetto barocco. Tra i vari ambienti
che costituiscono il Palazzo ricordiamo un bel salone con
il pavimento in ceramica dipinta, il piano nobile con degli
affreschi e mobili d'epoca, oramai poco presenti nel Palazzo,
un'edicola con il simulacro della Vergine presente nel cortile.
Ulteriore
palazzo nobiliare palermitano è il palazzo dei principi
di Butera, un palazzo barocco situato nell'antico quartiere
della Kalsa ed acquistato anticamente dal nobile Girolamo
Branciforti, marchese di Martini, nel 1692.
Il
palazzo divenne la residenza dei principi di Butera quando,
agli inizi del 1700, la principessa di Butera Caterina Branciforte
Ventimiglia sposò un esponente della famiglia dei
Branciforte. Risalgono a questo secolo alcuni lavori di
ristrutturazione del palazzo, come le ricche decorazioni
apportate alla facciata in occasione dell'ingresso del nuovo
re di Sicilia, Carlo III di Borbone, o come il rinnovamento
decorativo dato agli interni del palazzo ed affidato ad
illustri architetti. Altri lavori di miglioria furono fatti
dopo l'annessione a tale residenza di altri due palazzi
nobiliari, il limitrofo palazzo del conte di Caltanissetta
e quello del duca della Verdura.
Il
palazzo subì grossi danni durante i bombardamenti
del II conflitto mondiale. Attualmente sono ancora visibili
il cortile con quattro fontane murali, un leone rampante,
simbolo dei Branciforti, nell'atrio, una galleria d'ingresso
con quadri rappresentanti le planimetrie delle città
feudali di proprietà dei Branciforti e di nobili
rappresentanti delle casate che hanno posseduto il palazzo,
un salone gotico che mostra nella sua volta il carro di
Diana cacciatrice circondato da due cervi ed un successivo
salone la cui volta rappresenta il trionfo del Sole che
tiene nella mano destra le tre Grazie. Un ultimo cenno lo
merita il salone rosso che custodisce un quadro rappresentante
l'insediamento del Parlamento Siciliano avvenuto nel 1812,
evento che decretò la fine del feudalesimo nell'isola.
Il
Palazzo Natoli, splendido esempio del barocco palermitano,
fu costruito verso la II metà del 1700 ad opera del
Marchese Vincenzo Natoli, che ebbe il merito di far diventare
la città un vero e proprio cantiere edilizio insieme
agli altri nobili locali, prima dell'inevitabile declino
storico della città.
Il
palazzo è stato restituito alla città dopo
un lungo lavoro di restauro e si può così
ammirare tutta la sua bellezza, a partire dal portale sovrastato
da tre finestre timpanate, a loro volta sormontate dallo
stemma della famiglia e costituito da una serie di simboli
come la bilancia, la spada, il serto d'alloro, il cane rampante
su di un libro chiuso e che contrasta con un serpente -simboleggia
la rettitudine della giustizia- e dall'altro lato uno struzzo
con dei chiodi in bocca su di un libro aperto -simboleggia
la capacità del giudizio di districare il diritto-.
Tra gli altri esempi di bellezza architettonica si hanno
un scalone a doppia rampa, un ciclo di affreschi che riportano
le glorie della famiglia Natoli, opera del famoso pittore
palermitano Gioacchino Martorana e visibili grazie ad un
sapiente lavoro di restauri, ed un'altra serie di affreschi
rappresentanti scene allegoriche.
Anche
la cittadina di Bagheria,
in provincia di Palermo, aveva i suoi castelli e ville nobiliari
risalenti al 1600 e 1700 e provanti l'antico fasto e l'ingegno
architettonico umano. Tra queste si può citare la
Villa Palagonia, del 1715, voluta da Ferdinando Francesco
Gravina, principe di Palagonia e pretore di Palermo, nota
al pubblico di visitatori per le maschere grottesche che
decorano i muri perimetrali e volute dal nipote del fondatore
della villa, l'omonimo Ferdinando Gravina Alliata. Di notevole
fattura sono anche le altre rappresentazioni artistiche
che sono contenute nella villa, come il grande salone degli
specchi, il gioco delle scalinate ed un vestibolo ellittico
con degli affreschi raffiguranti "Le Fatiche di Ercole".
Un'altra
famosa villa di Bagheria, sfortunatamente non visitabile,
è certamente Villa Valguarnera, costruita agli inizi
del 1700 e caratterizzata dalla sua posizione centrale in
un parco e dalla sua facciata posteriore che si volge verso
il mare.
Il
Castello di Giuliana
domina la vallata del fiume Sosio dalla rupe di origine
vulcanica, mentre ai suoi piedi si è sviluppato il
paese di Giuliana, di origini arabo-normanne. Il maniero
composto da un corpo a forma trapezoidale irregolare appartenne,
in epoca normanna, all'arcivescovato di Monreale; fu poi
ristrutturato per esigenze strategiche sotto il dominio
dello svevo Federico II; nel XVII secolo alcune sue parti
diroccate furono ristrutturate e poi adibite al monastero
della SS. Trinità ed affidato ai Padri Olivetani
della vicina abbazia di Santa Maria del Bosco. Fin qui la
storia del castello.
La
sua bellezza è data dalle terrazze dalle quali si
può raggiungere il piano nobile della torre costituito
da tre vani, il primo dei quali fu adibito a prigione nel
XVI secolo, da un salone con volte a botte, dai cunicoli
sotterranei. Nei secoli passati il maniero è stato
di proprietà di varie famiglie nobiliari ed attualmente
è la sede della biblioteca comunale e di un percorso
didattico sulla civiltà contadina.
La
torre dell'Orsa di Cinisi,
in provincia di Palermo, ha una storia molto antica: le
notizie certe risalgono al 1343, anno in cui essa fu data
in concessione a Corrado Castelli da parte di Ludovico di
Sicilia. Verosimilmente, nacque anche una tonnara nella
seconda metà del XVI secolo, come risulta dagli atti
notarili stipulati per l'occasione, anche se tale azienda
non fu mai molto florida a causa dei fondali scoscesi che
non permettono il buon posizionamento delle reti per la
pesca dei tonni. Gli atti prevedevano anche la costruzione
di un baglio, di una massiccia torre per la difesa della
costa in tempo di guerra ed una torre minore per difendere
il complesso da terra. Tutta la costruzione era di proprietà
del Monastero di San Martino fino alla fine del 1800 per
poi passare in mano di privati.
Il
Castello di Donnafugata rientra nella provincia di Ragusa
ed è uno splendido esempio dell'arte tardo-romantica
e presente grazie al volere di Corrado Arezzo, Barone di
Donnafugata. Le notizie più certe sul castello incominciano
nel XVII secolo, quando i già citati Nobili Donnafugata
acquistarono il fondo ed iniziarono i lavori di costruzione
del Castello nel 1640. La parte più antica del complesso
è sicuramente la torre che troneggia nella parte
centrale del corpo di fabbrica.
Nel
corso dei secoli il castello ha subito delle trasformazioni,
per poi giungere nella nostra epoca nella sua conformazione
attuale. La struttura del castello è preceduta da
un ampio viale contenente le antiche abitazioni dei contadini
ed un parco contenente anche un pittoresco labirinto, preceduto
da un soldato borbonico con un fucile. Vicino a questo oggetto
di svago in passato per gli ospiti del Castello ed oggi
a disposizione dei turisti c'è una piccola cappella
contenente un barbuto monaco che cerca d'abbracciare i visitatori,
congegno poco funzionante a causa dell'incuria.
Sempre nel parco sono state ricreate delle grotte artificiali
adornate con delle stalattiti e varie panchine. All'esterno
del palazzo si possono ammirare i cinque stemmi nobiliari
incastonati nella facciata, tra i quali spicca quello degli
Arezzo, una grande terrazza incastonata tra due torrioni
circolari e che conduce da un lato alla torre e dall'altro
al già citato parco.
L'esterno
è poi completato da una schiera di balconi a sesto
acuto, arricchiti con delle sculture con motivi relativi
al bestiario romanico alternati con delle figure femminili
e posti sotto la già citata terrazza e la loggetta
in stile gotico-veneziano. All'interno del castello si hanno
varie stanze molto sontuose, a partire dal salone degli
stemmi o delle armature la cui caratteristica è la
carta da parati contenente i dipinti degli stemmi delle
case nobiliari più importanti della Sicilia, il salone
degli specchi contenente mobili d'epoca che riflettono il
fasto antico presente nel castello, il salotto del barone
contenente vari e pregiati quadri, la stanza della musica
contenente vari pianoforti meccanici a cilindro ed alcuni
affreschi che raffigurano alcuni suggestivi paesaggi siciliani,
una pinacoteca con dei quadri raffiguranti scene mitologiche
e sacre, rappresentate in stile neoclassico.
Il
Castello di Maniace si trova ad Ortigia, cioè a Siracusa.
Esso è un esempio dell'architettura sveva perchè
nacque per volontà dell'Imperatore Federico II. La
struttura originaria di questa fortezza ha subito notevoli
cambiamenti dovuti, ad esempio, dai lavori di ristrutturazione
imposti dal famoso e già citato sisma del 1693. Nonostante
tutto, la struttura esterna duecentesca incastonata tra
quattro torri cilindriche è pressoché intatta.
Tra gli splendori del castello occorre ricordare i resti
di una piccola chiesa settecentesca oggi utilizzata come
magazzino militare.
La
cittadella o Castello di Lombardia si trova ad Enna
ed è uno splendido esempio dei castelli medievali
siciliani. Il Castello deve la sua origine agli Imperatori
Svevi, ma fu notevolmente cambiato da Federico III d'Aragona.
Di esso si notano soprattutto la notevole cortina muraria
e le svariate torri.
Il
castello di Caccamo,
in provincia di Palermo, fu edificato sotto i Normanni e
fu successivamente modificato da Manfredi I Chiaramonte,
da Giaimo de Prades e dagli Henriquez Cabrera. Attualmente
il Castello è di proprietà della Regione Siciliana
e al suo interno si possono visitare l'antica scuderia,
il teatro, le carceri e la notevole sala delle armi arricchita
dalle armature che essa raccoglie.
Un'altra
roccaforte si trova nella caratteristica area di Rocca Basumba,
nel comprensorio naturale presente nell'Alta Valle del Belice.
Tale vasta zona racchiude numerosi centri naturalistici
e storici importanti e quella citata colpisce innanzitutto
per il massiccio presente, con la sua discreta altitudine
che supera i 1500 m. dal livello del mare, per la roccia
nera che lo costituisce e che in passato aveva un altro
nome, cioè Zurara, per i suoi scenari naturalistici
comprendenti, ad esempio, il vasto podere di Ficuzza che
deve il suo nome da un omonimo albero un tempo qui presente.
Su
questa zona, già di per sé interessante per
gli aspetti naturalistici, acquista un suo valore storico
grazie alla presenza di una antica residenza nobiliare.
Qui esisteva un villaggio, anticamente del demanio pubblico
finché non fu ceduto a Ferdinando III di Borbone
nel 1812. Il nobile decise poi la costruzione di un Palazzo
Regio, comprendente anche numerose cascine ed altre abitazioni.
Il tutto fu costruito accludendo anche altri luoghi demaniali
ed ecclesiastici confinanti e di feudi ottenuti in enfiteusi
dal Principe di Roccaforte, signore della zona.
Il Borbone si interessò anche del ripopolamento degli
animali nella zona facendo arrivare dalle zone vicine cinghiali
e capri e concedendo la presenza e lo sviluppo di pascoli
e di allevamenti. La bellezza naturalistica del posto era
ulteriormente arricchita dalla presenza del lago "Gorgo
del Drago" che offriva la possibilità di attuare
la pesca del pesce d'acqua dolce, ma che oggi è purtroppo
essiccato.
Il
Palazzo Regio fu la dimora del sovrano per tutto il periodo
durante il quale risiedeva in Sicilia ed è il coronamento
ideale di tutta la zona che acquista così il suo
caratteristico fascino storico riportando alla mente le
immagini degli antichi fasti nobiliari e della presenza
della corte in Sicilia attratta nel caso specifico da numerosi
svaghi come le manifestazioni di caccia ed antiche feste.
La
villa Romana del Tellaro è presente in un territorio
dominante la foce del fiume citato e presente nel territorio
provinciale siracusano. La bellezza della villa è
data soprattutto dai mosaici pavimentali raffiguranti, ad
esempio, dei medaglioni decorati con corone d'alloro, tracce
di scene mitologiche e di animali, scene di caccia. I mosaici
citati assumono una certa importanza storica visto che risalgono
presumibilmente alla seconda metà del IV secolo Dopo
Cristo.
Il
Castello di Santa
Lucia del Mela, in provincia di Messina, attualmente
è la sede del seminario, ma in realtà ha una
storia particolare di varie costruzioni e successivi ampliamenti.
In effetti Federico II ampliò la costruzione difensiva,
com'è attestato da documenti relativi alla prima
metà del 1200, ed altri lavori si effettuarono nel
XV secolo.
Nel
XVIII secolo il fortilizio fu recuperato a luogo di culto
con la creazione della Chiesa dedicata alla Madonna della
Neve. Attualmente dell'antico sito rimangono i resti di
una antica torre poligonale, una seconda torre dalla quale
si può accedere alla corte del castello ed una piccola
Cappelletta trecentesca dalla quale si può accedere
al Santuario dedicato alla Madonna già citato.
Il
Castelluccio di Gela,
in provincia di Caltanissetta, è di origine medievale
e domina tutta la piana di Gela dalla sua posizione rocciosa.
Le fonti storiche ad esso riferiti riportano che esso deve
la sua costruzione ai Saraceni ed un'ulteriore ristrutturazione
che nel XIV secolo gli diede la sua forma attuale.
Per
continuare i cenni storici ad esso riferibili, occorre dire
che esso fu feudo di Anselmo di Moach dal 1200 alla prima
metà del 1300, per poi passare sotto altri proprietari
fino a giungere sotto la Casa Aragona.
Come la storia ci tramanda, il normanno Conte Ruggero sbarcò
sulla costa gelese nel luglio 1076 per espugnare l'insediamento
musulmano ed iniziare così la sua conquista dell'isola.
Alla fine delle sue lotte per assicurarsi il dominio isolano,
incominciò a consolidarlo iniziando la costruzione
di innumerevoli castelli in tutta l'isola e l'istituzione
di numerose cariche nobiliari, 2 fatti che coinvolsero numerosi
cavalieri normanni. Questo fatto storico colpì anche
la già citata Gela che ancor oggi conserva i resti
di un antico castello normanno che successivamente divenne
di proprietà di Federico II di Svevia che agli inizi
del 1200 ricostruì la città, così come
fece ampliare il castello già citato. L'imperatore
impose anche la costruzione di una cinta muraria che partiva
dai piedi del castello normanno ed assicurava così
una base fortificata di difesa per tutta la zona.
Tra
gli altri reperti storici gelesi "più recenti"
rispetto ai siti archeologici cittadini già citati,
occorre citare le mura medievali fatte costruire su richiesta
popolare, per difesa del territorio dalle scorrerie dei
pirati e previa autorizzazione dell'allora Duca Don Carlo
Aragona Tagliavia, Conte di Castelvetrano, Marchese di Avola.
La costruzione di questa ulteriore forma di difesa che andava
a tutelare il nuovo sobborgo che copriva la zona compresa
tra Porta Nuova dei Carri a quella di Licata o del Salvatore
risale alla fine del 1500.
Per
concludere questa carrellata delle forme difensive previste
nel territorio di Terranova, l'antica Gela, occorre citare
le torri difensive fatte costruire sotto il viceregno spagnolo
per difendere le zone costiere dalle scorrerie dei nemici
e dei corsari.
Tra
queste torri difensive si può citare quella situata
a Manfria, poste nelle vicinanze del "Piano della Fiera".
Essa è anche nota come "Ossuna" e sorge
nelle vicinanze del mare. Il monumento ha subito in passato
delle grossolane modifiche ed oggi si trova in precarie
condizioni.
Altro
esempio di castelli isolani è quello presente nella
città di Modica,
in provincia di Ragusa. Per capirne l'importanza occorre
ricordare i secoli di storia illustre della città
che prevede una lunga serie di dominazioni spesso vantaggiose.
Dalla dominazione dei Saraceni la città conobbe nuove
tecniche agrarie, mentre con quella Normanna iniziò
il vero periodo di dominio della città su di una
vasta zona. In effetti, con l'arrivo di Ruggero d'Altavilla
si ha il preludio dell'istituzione della Contea di Modica
che col passare dei decenni e l'arrivo di altri nobili,
come i nobili Cabrera, i conti francesi Chiaramonte e gli
spagnoli Henriquez e Toledo assume una sempre crescente
importanza, tanto da meritarsi l'appellativo di "Regnum
in regno" e di dare così il privilegio ai Conti
che la governavano di ricoprire il titolo di viceré
del regno, di battere moneta propria e di poter emanare
le proprie leggi.
Da
quanto detto si comprende come il Castello, sede di questi
nobili governatori della Contea, assume la sua connotazione
storica notevole. Il Castello subì una certa distruzione
a causa del terremoto del 1693, quindi per avere sue notizie
storiche occorre rifarsi ai documenti lasciati dallo storico
Placido Carrafa. Egli ci fa conoscere che la sua posizione
era ben difesa grazie al fatto che troneggia su di una rupe.
Al suo interno si trovavano il Palazzo del Governatore ed
altre case, nonchè tre diverse Chiese, una dedicata
a Maria Vergine, una seconda dedicata a San Cataldo e fabbricata
dai nobili Cabrera ed una terza dedicata a San Lorenzo e
a disposizione dei prigionieri che erano presenti nelle
carceri del Castello, dove erano anche previste delle stanze
della tortura per i rei di reati gravi. Sempre per il Carrafa,
il Castello prevede anche un Tempio dedicato al Sole, detto
anche Tempio di Apolline, dalla perfetta forma quadrata.
Come
si è detto, il Castello subì dei danni a causa
del terremoto, nonchè dei successivi lavori di restauro,
come quelli che si stanno attuando in epoca recente e che
hanno portato alla luce le antiche scale che ad esso conducevano.
Completa
tutta la struttura un'imponente torre con l'orologio che
domina dall'alto buona parte della città.
Sempre
nel territorio provinciale ragusano è la cittadina
di Comiso
che rientra a pieno titolo in questo itinerario di reminescenze
storiche grazie al suo Castello. Il
castello è comunemente denominato "Palazzo del
Conte" in base ad una credenza per la quale esso fu
edificato sopra i ruderi di un altro castello appartenuto,
pare, a Giovanni Chiaramonte. In realtà altre fonti
storiche attestano che la Comiso appartenuta ai Chiaramonte
fosse quella presente a Val di Mazzara. Della parte più
antica del castello oggi rimane una torre cilindrica, due
portali ogivali ed una porta ferrata risalente al 1400.
Il pestilenziale terremoto del 1693 fece crollare il primo
piano del Castello, oggi presente grazie ad un attento lavoro
di restauro. Altri lavori di restauro furono effettuati
quando fu annunciato l'arrivo del Viceré Cristoforo
Fernandez De Cordova.
Sempre
nella provincia di Ragusa si trova il Castello di Biscari
ad Acate
del quale oggi si conservano un bel prospetto con le due
torri laterali, uno stem- ma all'ingresso composto da due
draghi che sorregono un castello provvisto di tre torri.
All'interno si trova una cappella gentilizia. In origine
il Castello era di proprietà di Guglielmo Raimondo
Castello, mentre attualmente una sua parte è ancora
di proprietà della Famiglia Biscari e l'altra della
famiglia dei Marchesi dei Raddusa.
Il
Castello La Zisa di Palermo
deve il suo attuale nome da quello originario arabo [Aziz
= splendido]. La sua costruzione fu voluta da Guglielmo
I nel XII secolo ed ultimata dal figlio Guglielmo II. Esso
fu inserito all'interno del Parco Reale e nelle vicinanze
di un laghetto, in una posizione oggi davvero strategica
che consente di ammirare la parte centrale della Conca D'Oro
ed originariamente era concepita dall'antico Nobile Padrone
come una appetibile residenza estiva. Gli appartamenti reali
in esso contenuti, la Sala della Fontana, il prospetto dominato
da due leoni rampanti, l'ingresso a tre arcate di cui quella
centrale è sostenuta da quattro colonne provviste
da capitelli rendono tutta la struttura davvero imponente.
Il
Castello palermitano denominato La Cuba rientra nelle costruzioni
normanne della città. Esso fu edificato per volontà
di Guglielmo II nel 1180 che lo volle al centro del Parco
reale con la funzione di padiglione di piacere. Esso fu
una residenza regia fino al XVI secolo e nel corso dei secoli
esso ha avuto anche altri nobili proprietari, come ad esempio
gli Svevi ed i Principi di Pandolfina. Ad esso è
anche legata una novella del Decameron del Boccaccio e durante
la peste del 1575 esso fu adibito a lazzaretto. La sua struttura
prevede una pianta rettangolare, facciate che racchiudono
arcate cieche, finestrelle, nicchie e muraglie rafforzate
da avancorpi.
Il
Castello Gonzaga è presente a Messina
e tale fortezza fu edificata agli inizi del 1500 sotto il
regno di Carlo V d'Austria. Il nobile austriaco affidò
alla sua partenza dall'isola il governo della Sicilia al
Viceré Don Ferrante Gonzaga, il quale, volendo difendere
l'isola da una possibile invasione turca, decise una forte
opera di edificazione di fortezze in tutta l'isola, a partire
proprio da Messina che egli considerava la chiave del sistema
difensivo isolano. Ecco spiegato il nome dato alla fortezza.
Il
castello è stato muto testimone delle tristi vicende
storiche messinesi, come le lotte avvenute al tempo del
governo di Carlo II quando si presentò una tremenda
carestia e si crearono due diverse fazioni, quella dei "merli"
che appoggiavano i dominatori spagnoli e quella dei "malvizzi"
avversi. Tale fortezza ha una struttura durissima che non
è scalfita in alcun modo e la stessa presenza della
chiesa al suo interno non la ingentilisce perchè
essa non godette mai del sacro privilegio di offrire ristoro
e salvezza ai rei, così come avviene nelle altre
chiese e come è qui attestato da una iscrizione.
Della
sua struttura originaria rimangono ancora visibili le grosse
mura, i fori per le catene del ponte levatoio ed un cunicolo
sotterraneo che, pare, lo collegasse un tempo con le altre
antiche fortezze messinesi e col mare.
Nel
territorio provinciale messinese si trovano altri Castelli
degni di nota, a partire da quello presente nella cittadina
di S. Lucia del Mela, tra l'altro già citato, e dal
Castello di Santo Stefano presente a Taormina.
Quest'ultima fortezza si ritrova incorporata nelle antiche
mura della città due lati delle sue mura dall'aspetto
di fortezza, mentre le altre due sono arricchite da ornati,
da una fascia di coronamento e da finestre bifore con rosone.
Un tempo il Castello conteneva tre sale sovrapposte, attualmente
si può ammirare solo quella del piano terra che presenta
nel soffitto quattro volte a crociera poggianti su arcate.
A
Taormina sono presenti, poi, altre splendide residenze,
a partire dal Palazzo Corvaia comprendente tre corpi edificati
in epoche diverse e che abbracciano un arco di tempo che
va dall'undicesimo al quindicesimo secolo.
L'edificio
originario è quello centrale ed è una costruzione
turrita araba. Il prospetto che si affaccia nella pubblica
piazza appartiene all'ultimo periodo e presenta delle bifore
poggianti su una fascia marcapiano bicroma. Da una scala
trecentesca presente nel cortile si può accedere
ad un ballatoio delimitato da tre pannelli contenenti storie
tratte dalla Genesi Biblica.
Sempre
in provincia di Messina si trova la città di Milazzo
che rientra in questo giro grazie al suo Castello. Le fonti
storiche ci attestano che tale roccaforte è stata
sotto il dominio di Dionisio, successivamente dei Romani
[per quanto riguarda queste due dominazioni le notizie storiche
sono frammentarie ed incerte]. La struttura originaria fu
poi ricostruita dai Normanni e poi ampliata da Federico
II di Svevia ed ulteriormente fortificata dal già
citato Viceré Ferrante Gonzaga. Queste notizie storiche
ci aiutano a comprendere l'importanza che il Castello ha
assunto nel tempo. Il sito assume anche un certo valore
paesaggistico grazie alla sua posizione di dominio su tutta
la città e sul mare.
Altro
Castello presente nel territorio provinciale messinese è
quello presente a Villafranca
Tirrena e noto col nome di Bauso. Esso fu edificato
nel 1592 per il Conte di Bevuso - Antico nome di Bauso -
. Oggi il Castello conserva poco dell'antico fasto a causa
della contesa tra i suoi eredi ed il governo, situazione
di stallo che certamente non contribuisce al suo degno mantenimento.
Attualmente il Castello conserva ancora intatta una sala
con uno stemma affrescato sul soffitto ed alle pareti dei
medaglioni in marmo accompagnati da delle iscrizioni poste
su lapide; tali medaglioni raffigurano quattro membri della
famiglia Pettini.
Dell'antico
Castello di Montalbano
Elicona, sempre in provincia di Messina, rimane
ben poco e quel che resta è quasi soffocato dalle
case popolari.
Il sito ha comunque la sua importanza storica visto che
Federico II d'Aragona ne impose la costruzione forse sui
ruderi di un'altra struttura esistente al tempo del suo
omonimo svevo. Il successivo erede fu Pietro II e alla sua
morte si aprì una contesa fra i successori, episodio
buio che si concluse affidando la Contea ed il Castello
a Matteo Palizzi, Conte di Novara, ed alla sua morte ad
Alagona. Dopo altri innumerevoli passaggi ereditari, il
Castello è passato alla famiglia Bonanno che successivamente
ebbe anche il Ducato di Montalbano.
Come
si è già detto, dell'antico splendore oggi
rimangono solamente parte delle sue strutture esterne, i
resti di una torre e di una bella cappella.
Cambiando
provincia, si possono qui citare i castelli ed i palazzi
nobiliari presenti a Catania. Oltre al già citato
Castello Ursino, si possono ammirare altri castelli sparsi
nel territorio provinciale catanese.
Può
inaugurare questa sezione turistica il Castello di Acicastello.
Esso è noto per il suo colore scuro determinato dalla
pietra lavica utilizzata per la sua costruzione. Di incerta
datazione, esso era già presistente ai Normanni che
lo restaurarono e lo concessero al Vescovo Ansgerio di Catania.
La forte eruzione dell'Etna del 1169 ne danneggiò
lievemente solamente le forti basi. Durante il XIV secolo
il gran giustiziere del Regno Artale Alagona ne fece la
sua roccaforte contro il re Martino di Montblanc. Divenne
anche la sede delle carceri durante il dominio borbonico
dell'isola.
Attualmente il Castello è in parte rovinato e di
esso si possono ancora ammirare una torre, buona parte del
corpo centrale e soprattutto la posizione dominante sul
mare. Oggi esso è di proprietà comunale e
rappresenta un notevole monumento storico isolano e talvolta
ospita delle mostre d'arte.
Altro
palazzo nobiliare è presente proprio a Catania
ed è quello denominato Biscari. La sua edificazione
fu terminata nel 1763 sfruttando i disegni di Francesco
Battaglia e di suo figlio Antonino. La parte più
antica del Palazzo è testimoniata dal bel portale
che permette di accedere al cortile interno; tale portale
risale ai primi anni del 1700. Tra le varie splendide stanze
presenti nel palazzo ricordiamo innanzitutto il salone delle
feste che presenta delle belle decorazioni a rocailles,
degli specchi e degli affreschi realizzati da Sebastiano
Lo Monaco e la galleria che presenta una scala a chiocciola,
uno dei più rappresentativi esempi dello stile rococò
presente a Catania.
Tornando
al territorio provinciale catanese, si può parlare
del Castello Maniace presente a Bronte.
Una prima costruzione presente nella zona era un casale
risalente al volere del generale bizantino Giorgio Maniace
nel 1038 circa; tale generale diede anche il nome a tutta
la contrada.
L'attuale costruzione sfruttò i resti di un antico
monastero benedettino, l'abbazia di Maniace, denominata
S. Maria, voluta dalla Regina Margherita verso il 1173,
costruzione che successivamente arrivò agli eredi
dell'ammiraglio inglese Nelson che nel 1799 ricevette tutto
il ducato di Bronte direttamente dal re Ferdinando III come
segno di ringraziamento per l'aiuto dato. Attualmente il
palazzo è di proprietà del comune di Bronte.
Il
castello è circondato da un giardino contenente delle
piante esotiche e da un parco dove sono ancora presenti
dei cimeli relativi al famoso ammiraglio.
Qui si ha anche un piccolo cimitero inglese. Della struttura
esterna ricordiamo ancora due piccole torri ed una muraglia
di cinta che è spesso aggredita dalle acque di un
torrente che scorre nelle vicinanze.
Si può inoltre ammirare una piccola chiesa in stile
tardonormanno dove si può contemplare un polittico
del XIII secolo rappresentante "La Madonna in trono
con i Ss. Biagio, Antonio Abate e Lucia" ed una pala
raffigurante "La Madonna col Bambino".
Il
castello di Adrano
fu edificato per volere del Conte normanno Ruggero su ruderi
saraceni per donarlo alla nipote Adelasia. Il Castello conobbe
anche altri illustri proprietari, a partire da Pietro Luca
Pellegrino, i Moncada, i Peralta, gli Scalfani, i Conti
Alvarez di Toledo, il principe di Paternò Giovanni
Moncada Ventimiglia Aragona.
Della struttura esterna della roccaforte si può citare
la cinta muraria, la presenza alle basi del castello di
un bastione con quattro angoli a forma di torri. L'interno
attualmente è in pessime condizioni dove miracolosamente
è ancora presente in forma quasi intatta una cappella
al primo piano, incastona- ta da colonnine con capitelli
che sorreggono la volta in croce. In una sala vicina è
ancora tutelato l'antico fonte battesimale.
Ai lati della scala d'ingresso sono presenti due leoni di
pietra che sostengono gli stemmi dei Moncada e degli Sclafani.
Anche
la cittadina di Motta
S.Anastasia ha il suo Castello Normanno voluto dal
nobile Conte Ruggero che lo donò al primo vescovo
catanese. Ultimi proprietari, fino ai primi del 1900, della
famiglia nobiliare dei Moncada. Oggi esso è di proprietà
comunale.
Il
Castello di Augusta,
nel siracusano, fu edificato da Federico II di Svevia. Nella
seconda metà del 1300 il castello divenne rifugio
e prigione per Maria D'Aragona, unica erede del regno siciliano
ed aiutata dal reggente Artale Alagona. La giovane donna
fu qui condotta dal nobile Moncada, conte di Augusta, per
sottrarla alle mire politiche dell'Alagona. Quest'ultimo
cercò di assediare il Castello, ma fu fermato dalla
flotta aragonese. La donna poi sposò l'aragonese
figlio del Duca di Montblanc, Martino.
Il castello ha subito, nel corso dei secoli, delle modifiche,
come la costruzione, nel 1500, di quattro bastioni di difesa
chiamati S. Filippo, S. Giacomo, S. Bartolomeo e Vigliena.
La fortificazione ha oggi l'aspetto di una caserma e presenta
ancora parte di una antica torre normanna. Attualmente esso
sta subendo delle ristrutturazioni per una prossima destinazione
come Museo e Biblioteca.
Ritornando
alla provincia di Caltanissetta dopo aver parlato del "Castelluccio"
e del Castello Normanno gelesi, occorre citare altre fortificazioni,
a partire dal Castello presente a Falconara, noto per l'antica
presenza di una torre quadrata detta "Della Falconara"
perchè anticamente essa era adibita come luogo di
allevamento per i falchi da utilizzare per la caccia. Di
esso oggi si conservano le strutture pittoresche a picco
sul mare ed un grande parco ricco soprattutto di numerose
palme.
Altro
antico Castello nisseno è quello normanno presente
a Butera
edificato su di una precedente rocca bizantina della quale
si hanno notizie relative al IX secolo. Altre notizie storiche
ci informano che i musulmani consideravano la zona una delle
roccaforti più importanti per il dominio dell'isola,
posto dove essi rimasero fino all'arrivo del Conte Ruggero
che li allontanò. Altre notizie storiche relative
al castello risalgono alla seconda metà del XII secolo
quando il complesso era sotto la signoria del Conte Enrico
di Lombardia che aveva sposato una figlia del conte Ruggero.
Ricordiamo poi il periodo aragonese, quando il Castello
fu di dominio di Calcerando Santapau.
Grazie
a questo nuovo proprietario, il Castello fu ristrutturato
e fu edificata anche una grande torre tuttora esistente
[1400]. Attualmente il Castello è di proprietà
del Comune e sono ancora visibili delle finestre bifore
relative alla torre, un corpo aggiunto edificato in epoca
successiva ed oggi adibito a prigione e due grandi terrazze
con merlatura bifora.
Per
concludere questo giro nella provincia di Caltanissetta,
citiamo il castello presente a Mussomeli.
La sua edificazione risale al 1370 circa per volere di Manfredi
III Chiaramonte che ne ordinò la costruzione sulla
roccia e sui ruderi, pare, di un'antica torre saracena.
Come già visto per gli altri Castelli della Sicilia,
esso ha avuto vari proprietari fino a giungere al nobile
Lanza, barone di Catania, nella prima metà del 1500.
Nel 1910 il castello pervenne nelle mani di Pietro Lanza
Branciforte, principe di Trabia e di Butera, e di Francesco
Lanza, principe di Scalea.
Ancora
oggi occorre ringraziare tali nobili perchè ordinarono
un sapiente lavoro di restauro di tutta la struttura che
consente ancora oggi di ammirare tutto il complesso.
Di esso oggi si possono ammirare una sala con due finestre
bifore, denominata "Dei Baroni" in ricordo della
convocazione di una assemblea di Baroni effettuata da Manfredi
Chiaramonte nel 1391, delle alte volti a crociera relative
alle sale sotto le quali si trova la cosiddetta "Prigione
della Morte" dove i condannati erano calati attraverso
una botola ed erano uccisi attraverso l'annegamento ed una
cappella dove è conservata una statua della "Madonna
della catena" alla quale il popolo anticamente si rivolgeva
per ottenere la grazia per i carcerati.
Altra
provincia isolana che rientra in questo itinerario storico
non solo per il già citato Castello di Sperlinga
e quello denominato "Di Lombardia" è certamente
Enna.
Di
questa zona occorre qui inserire ancora l'antica "Torre
di Federico" presente ad Enna città che per
credenza popolare era stata attribuita a Federico II d'Aragona
ma che in realtà fu edificata da Federico II di Svevia.
Essa è posta su di una bassa collina dalla quale
domina tutta la zona circostante. Essa è raggiungibile
attraversando un parco dove, pare, era presente un castello
abbattuto intorno all'anno 850.
La torre ottagona è tuttora alta più di 25
metri, anche se mancante dello ultimo piano ed al suo interno
si accede attraverso un'unica porta che immette nella stanza
d'ingresso dove sarebbe stato presente un ingresso per un
sotterraneo che collegava tale torre al già citato
Castello di Lombardia.
C'è poi una scala a chioccola che conduce ai piani
superiori che presentano delle volte ad ombrello.
La struttura esterna presenta nel corpo centrale, come uniche
decorazioni, due finestre in stile catalano che, pare, siano
state edificate insieme alla torre che invece ha un evidente
stile gotico. Tale contrasto architettonico sembra accertato
storicamente ed è la testimonianza di un anticipo
di uno stile che poi troverà il suo periodo trionfale
durante il Rinascimento. Attualmente la struttura è
di proprietà demaniale.
A
Piazza
Armerina è presente un altro Castello risalente
alla fine del XIV secolo quando Re Martino ordinò
la trasformazione della roccaforte di un cenobio francescano
in una più massiccia. La costruzione fu poi assegnata
dal re a Giovanni Suriano, priore di S.Andrea. La roccaforte
ebbe altri nobili propietari fino ad arrivare al demanio
pubblico all'inizio del 1800. Esso è attualmente
adibito a carcere ed al suo interno è ancora presente
l'originaria Chiesa dei Padri Francescani dove si celebra
la messa per i detenuti.
Attuali proprietari della struttura sono i principi Lanza
di Trabia.
Infine, rientrante nel territorio
provinciale ennese è il paese Valguarnera
Caropepe dov'è presente il Castello di Gresti
situato in un torrione presente in una roccia ed in una
posizione di totale dominio e solitudine sullo sfondo di
una valle. In tempi remoti qui era situata una antica rocca.
Ai Normanni il merito di aver riedificato il sito dandogli
la struttura attuale. Nel XIV secolo Federico D'Aragona
assegnò tale roccaforte a Pradino Capizana. Nel corso
dei secoli la roccaforte ha avuto altri proprietari, a partire
da Perrono de Juenio Termis, Bartolomeo figlio di Re Martino,
i Graffeno, la famiglia Caprini, il principe di Galati,
fino all'attuale proprietario, il barone Ignazio La Lumia.
Nei
tempi passati il Castello era chiamato Pietratagliata grazie
al tipo di roccia in cui è situato. Attualmente al
suo interno è ancora presente una scala a chiocciola
che conduce alla torre sotto la quale si trova una grotta.
Sopra una finestra ogivale si ammirano un'iscrizione latina
che si riferisce ad un'antica leggenda relativa al castello
in base alla quale chi la legge trovandosi in groppa ad
un cavallo in corsa, potrà trovare un tesoro, e la
data 1664.
Cambiando
provincia, si può passare a quella di Agrigento.
A
Palma
di Montechiaro si può ammirare il Castello
di Montechiaro in stile chiaramontano e risalente al XIV
secolo ed edificato a ridosso del mare.
Dopo il tradimento ai voleri del re effettuato da Andrea
Chiaramonte, tutti i beni appartenuti a tale famiglia furono
confiscati ed il Castello passò nelle mani di Guglielmo
Moncada al quale si deve l'attuale nome dato alla struttura.
Il Castello vide ulteriori proprietari, come Giovanni de
Grixo. L'attuale proprietario è Giuseppe Tomasi Mastrogiovanni,
principe di Lampedusa.
Come spesso accade per queste strutture, dell'antico fasto
rimane ben poco, come il simulacro della "Madonnina
" detta "Maria di Montechiaro" presente all'interno
di una cappella, statua che contiene nel suo piedistallo
alcuni serafini e lo stemma dei Caro insieme a quello d'Aragona,
evento possibile grazie ad un reale privilegio.
Il
Castello di Chiaramonte è presente a Naro.
Le prime notizie certe relative a tale roccaforte risalgono
alla guerra dei Vespri quando i francesi che vi risiedevano
furono uccisi ed i loro cadaveri appesi ai muri della roccaforte.
Eleonora Lancia lo portò in dote al marito Artale
Alagona.
Successivi proprietari furono i Chiaramonte, fino alla già
citata confisca dei loro beni. Durante la reggenza della
Regina Bianca, il Conte Cabrera lo voleva espugnare, ma
visto che ciò fu impossibile, vi penetrò a
tradimento.
Ultimi cenni storici relativi a tale Castello risalgono
ai tempi di Re Filippo III di Sicilia, durante il XVII secolo,
quando il castello rientrava nelle proprietà dell'università
di Naro.
Dell'attuale struttura rimangono il grosso muraglione, una
torre cilindrica più antica ed una seconda torre
posteriore e di forma quadrata risalente, pare, a Federico
II d'Aragona, una porta trecentesca interna che permette
l'accesso ad un bel salone ed un'ampia cisterna aperta usata
talvolta come prigione.
Altro
Castello noto col nome di Chiaramonte è presente
a Favara,
sempre nell'agrigentino, edificio voluto da Federico II
di Chiaramonte nel XIII secolo. Dopo innumerevoli passaggi
di proprietà che videro, tra gli altri proprietari,
anche il già citato Andrea Chiaramonte, Guglielmo
Moncada, Emilio Parapertusa, l'ultimo feudatario fu Diego
Pignatelli.
Il Castello è un pò decaduto e presenta ancora
finestre e bifore esterne,un cortile quadrato dal quale
si può accedere al pianerottolo, una cappella.
Anche qui è presente una iscrizione posta in una
lapide situata nell'androne d'ingresso. Allo stato attuale
delle cose, l'iscrizione è ancora indecifrabile,
evento che ha dato libero sfogo alla credenza popolare in
base alla quale essa si riferisce ad un mirabile tesoro.
Altro
castello agrigentino è quello presente a Caltabellotta,
noto col nome arabo "Qual at al ballut" [=la rocca
delle querce], e riedificato dai Normanni. La roccaforte
è stata la muta testimone di innumerevoli tristi
eventi storici, come quelli legati alla morte del Re Tancredi,
quando suo figlio e diretto successore Guglielmo III fu
inizialmente qui nascosto insieme alle sorelle dalla madre,
ma successivamente e disgraziatamente catturato dal nobile
svevo Arrigo VI e dai suoi seguaci che inizialmente lo accecarono
e poi ucciso.
Una
novella del Decamerone del Boccaccio ci narra che Lisa Puccini
s'invaghì di Re Pietro D'Aragona e chiese ad un trovatore
di raccontare la sua tragedia in versi che successivamente
arrivarono alle orecchie del nobile re che poi le procurò
un nobile marito ed una notevole dote costituita dal castello
in questione e di alcune terre presenti nella contrada.
Un evento lieto che va a bilanciare quelli tristi legati
a questo sito è la famosa "Pace di Caltabellotta"
qui siglata tra Federico II e Carlo di Valois che va menzionata
come conclusione della famosa Guerra siciliana del Vespro
e che lasciò il dominio siciliano a Federico.
Di questo nobile sito ricco di tanta storia oggi, malauguratamente,
rimangono pochi resti.
Pochi
resti rimangono anche di un altro castello agrigentino,
precisamente quello presente a Sciacca
e noto col nome di Luna. Attualmente, a causa di due potenti
terremoti avvenuti nel XVIII secolo, dell'antica struttura
della roccaforte rimane la cinta muraria, ma di tale castello
ci rimane la sua storia. Esso fu edificato alla fine del
1300 da Guglielmo Peralta, marito di Eleonora d'Aragona.
Anche in questo caso, la roccaforte è stata la muta
testimone di eventi nefasti legati alle lotte intercorse
tra la famiglia dei Luna, i successori dei Peralta nel dominio
del Castello, e la famiglia dei Perollo.
Alla fine la truce contesa si concluse con la confisca dei
beni della famiglia Luna ed il loro rappresentante Sigismondo,
reo di aver barbaramente ucciso il suo avversario Giacomo
Perollo, non ottenne la grazia e si suicidò. I beni
della Famiglia Luna furono inizialmente confiscati ed in
un secondo momento ai figli di Sigismondo fu restituito
il Castello di Caltabellotta e quello di Sciacca fu lasciato
al demanio.
Ultimo
rappresentante di Castelli agrigentini è quel che
rimane di una superba torre appartenente al Castello di
Menfi,
struttura di incerta datazione.
Tale torre ha una forma irregolare, un evidente stile saraceno
e la denominazione di "Torre di Borghetto". Il
torrione presenta varie stanze sovrapposte delle quali si
deve obbligatoriamente citare quella che presenta una volta
ad ombrello ed un caratteristico cornicione sostenuto da
mensole e che dà l'impressione d'esser costruito
attraverso l'uso di archetti.
Ultima
provincia isolana non ancora citata in questo itinerario
storico ed archittettonico della Sicilia è Trapani.
Nel
suo territorio provinciale sono presenti vari castelli.
Inizia questa parte dell'itinerario "La colombaia"
situato in un'isola situata vicino Trapani,
edificio che deve il suo nome alla leggenda che delle colombe,
nel loro viaggio verso l'Africa, sostavano in quest'isola.
La costruzione della struttura è attribuita ad Amilcare
Barca al tempo della prima guerra punica. La roccaforte
passò anche nelle mani romane prima di diventare,
durante il periodo aragonese, ad esser la residenza della
nobile regina Costanza, moglie di Federico III. Il castello
subì delle ristrutturazioni, come quelle avvenute
al tempo di Re Filippo d'Austria e quelli di fortificazione
avvenute durante il regno di Carlo II e dettati dal pericolo
di invasioni turche. Come elementi del Castello ricordiamo
una lapide posta al suo esterno tra due stemmi relativi
al Vicerè pricipe di Ligny che regnava sotto il regno
del già citato re Carlo II e tracce dell'architettura
trecentesca presenti nell'alto della torre. Attualmente
il Castello è la sede di un carcere.
Secondo
Castello trapanese è quello presente nella città
di Salaparuta.
Di questa struttura si hanno poche notizie storiche, come
quelle che si riferiscono alla fine del XIII secolo, periodo
in cui la costruzione appartenne alla famiglia di Errigo
Abate. Successiva proprietaria fu Domenica Alvira de Anversa
alla quale va il merito di aver dato il nome di "Sala
di Madonna Alvira" alla costruzione, nome che essa
mantenne per qualche tempo. Il Castello ebbe ulteriori proprietari,
come il nobile Giuseppe Alliata Colonna che vi morì
agli inizi del 1700. La famiglia degli Alliata fu la proprietaria
della roccaforte fino ai primi anni del 1900 ed attualmente
essa è di proprietà del Comune. Tale famiglia
va ricordata anche per gli innumerevoli lavori di restauro
e di ampliamento che dedicò alla roccaforte, come
quelli relativi alla costruzione della torre quadrata e
di quella più piccola che presenta anche una merlatura
bifora. Tra gli altri elementi ancora visibili del Castello
ricordiamo una incisione relativa al 1763 e situata sotto
l'arco della grande porta bugnata ed uno stemma del XV secolo
relativo alla famiglia Paruta, antica propietaria del Castello.
Successivo
Castello trapanese è quello che fu edificato per
volere del barone Vignato di Partanna
nel 1400, presente nell'omonima città e probabilmente
edificato sui ruderi di un altro Castello sempre di proprietà
della stessa famiglia. Il Castello ha avuto il merito d'aver
conservato le opere dello scultore Francesco Laurana che
vi soggiornò a lungo. Attualmente di queste opere
rimane ben poco, mentre è ancora visibile lo stemma
dei Graffeo da lui realizzato.
In tempi recenti la roccaforte presenta ancora una ricca
merlatura, un cortile interno ed un giardino posto sul retro,
un salone che ancora conserva un affresco raffigurante tre
cavalieri cristiani in battaglia che hanno come sfondo il
Castello stesso ed il mare [opera risalente al XVII secolo],
ed una porta qui presente che conduce alla cosiddetta "Cella
della Monaca" dove, pare, si sia rinchiusa una religiosa
appartenente alla famiglia, ed una fossa scavata sotto il
Castello ed utilizzata nei tempi passati per conservare
il grano. Attualmente il castello è di proprietà
della Famiglia Adragna.
A
Castelvetrano
è presente un altro Castello. Dell'originaria dimora
d'epoca aragonese si sa ben poco. Tra i vari proprietari
della roccaforte si possono citare Giovanni Vincenzo Tagliavia
che ricevette il titolo di Conte di Castelvetrano, la famiglia
Pignatelli, fino ad arrivare alla presente proprietaria,
la Principessa Anna Maria Pignatelli Cortes.
Attualmente sono state cancellate le antiche tracce architettoniche
relative al passato glorioso del castello che oggi si presenta
come un austero palazzo, degna sede del Comune.
Quinto
Castello trapanese da considerare e' quello presente a Salemi,
piccolo centro agricolo edificato probabilmente sul sito
che ospitava l'antica Halicyae, centro d'origine sicana
o elima che fu alleato di Segesta contro Siracusa. Fino
al XV secolo esso fu armato per essere una adeguata difesa
della zona circostante. Attualmente esso ancora preserva,
nella sua imponente torre cilindrica principale, ambienti
con delle volte a spicchio, finestre bifore ed una scala
presenti nel cortile interno, scala che si evolve lungo
le mura della torre e che agevola il passaggio alla terrazza
nota per lo splendido paesaggio che essa puo' offrire ai
suoi visitatori. Attualmente il Castello e' di propieta'
comunale.
Ad
Erice
sono presenti due Castelli.
Il primo è denominato Venere, attualmente ridotto
in pochi ruderi e con una merlatura bifora risalente al
XIII secolo, unito al "Balio" dal cosiddetto "Ponte
del Diavolo" perchè, in base alla credenza popolare,
si pensava che la sua edificazione fosse stata realizzata
da arti magiche. Quando divenne regina dell'isola Licasta,
chiamata Venere per la sua bellezza, suo figlio Erice, in
un secondo momento edificò su questo monte la città
alla quale diede poi il suo nome ed un tempio dedicato a
Venere, in ricordo ed in onore della madre.
Cavalcando i secoli ed arrivando ai tempi "più
recenti", il Castello conobbe anche la dominazione
normanna alla quale è stata attribuita la costruzione,
dentro le mura del Castello, della prima Chiesa cristiana
di Erice dedicata alla Madonna della Neve. Probabilmente
la struttura è stata restaurata dagli Aragonesi.
Attualmente
tra i punti più interessanti della struttura va ricordato
il cosiddetto "Pozzo di Venere", dove, pare, in
passato antiche sacerdotesse s'immergevano dopo aver effettuato
i loro riti sacri. Sotto il Castello sono stati ritrovati
reperti relativi ad ambienti sotterranei. Il castello oggi
vive in un triste periodo di decadenza durante il quale
il logorio temporale agisce con costanza. Le mura resistono
ancora all'inesorabile distruzione.
Secondo
Castello di Erice è quello già citato, il
cosiddetto "Castello del Balio" dove, pare, le
antiche sacerdotesse di Venere effettuavano le loro danze
collegate ai loro riti. Il Castello deve la sua fama al
fatto che diede i natali a S. Alberto degli Abate nel XIII
secolo. Le sue torri collegate sono davvero imponenti che
tutt'oggi danno a tutta la struttura l'aspetto di un tipico
castello medievale. Alla fine del 1800 tali torri furono
cedute ad Agostino Sieri Pepoli, che però ebbe anche
l'onere di restaurarle e di costruire un giardino destinato
alla pubblica utilità.
Ricordiamo
poi il Castello presente a Castellammare
del Golfo. Le sue remote origini lo fanno arrivare
alla funzione di "Mederaz" arabo, per poi vedere
la successione di vari proprietari come i Normanni, gli
Svevi, gli Angioini.
Ultimo
Castello trapanese da citare è quello presente ad
Alcamo
la cui origine non è anteriore al dominio isolano
aragonese, evento testimoniato dalla presenza, in una delle
torri rotonde, dello stemma di questa dinastia e che contiene
un'aquila incoronata. Certamente questo Castello non si
poteva risparmiare alla successione dei suoi proprietari,
comune costante prevista e considerata anche per gli altri
castelli isolani.
Tanto
per conferire ulteriore prestigio storico a questa roccaforte,
ricordiamo la famiglia dei Peralta, dei Ventimiglia e dei
Cabrera. Attualmente il Castello conserva poche tracce dello
antico splendore mentre esso colpisce per l'imponenza delle
sue quattro torri, due a forma quadrata e due rotonde. Nelle
loro sommità sono ancora visibili dei piccoli ambienti
caratterizzati da volte molto basse ed un tempo utilizzate
come carceri.
Villa
Niscemi si trova nel centro storico di Palermo. In origine,
intorno al 1500, era una torre a base quadrata edificata
con lo scopo si controllare e difendere il territorio circostante.
Signori dell'edificio furono i principi di Carini nel 1600
e successivamente il principe Giuseppe Valguarnera. Attualmente
la villa si presenta con l'insieme di splendidi saloni arredati
secondo il fascino ed il gusto del passato. Tra di essi
spiccano, ad esempio, il salone delle quattro stagioni ed
il salone da ballo.
Il
Castello di Caccamo
- Pa - e' situato in uno sperone roccioso e permette d'immergersi
totalmente in un'atmosfera medievale quasi irreale ma sicuramente
suggestiva. Al suo interno si trovano le prigini alle cui
pareti i detenuti del passato hanno lasciato i loro graffiti
e dipinti, delle scuderie, svariati trabocchetti e la famosa
"Sala della Congiura" cosi' chiamata pare perche'
abbia ospitato, nel lontano 1160, la congiura dei baroni
capeggiata da Matteo Bonello ed attuata contro Guglielmo
il Malo.
Il fascino della costruzione e' ulteriormente arricchito
dal superbo panorama visibile dalla terrazza e comprendente
l'alternanza tra una vallata e delle colline e la Diga Rosamarina.
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