PALERMO
[
la festa di Santa
Rosalia - 12-15 luglio ]
IL
QUARTIERE MONUMENTALE
Palazzo
dei Normanni
Il palazzo sorge proprio al dentro del primo insediamento
della città e dove probabilmente già esisteva una fortezza
in periodo punico. Le prime notizie certe risalgono però
all'epoca araba quando qui sorgeva il Qasr (da cui poi il
nome del quartiere, il Cassaro), poi lasciato quando l'Emiro
decide di trasferirsi nella Kalsa (si veda più avanti),
Il luogo torna ad essere sede reale sotto i Normanni che
lo ingrandiscono e lo abbelliscono. Al centro della vita
di palazzo la sala verde, spaziosa aula regia utilizzata
per assemblee e banchetti. L'edificio era costituito da
diverse ali, ciascuna destinata a persone e funzioni differenti,
collegate tra di loro da terrazzi e spazi verdi abbelliti
da vasche e fontane. Quattro le torri che si ergevano agli
angoli: la Greca, la Pisana, la Joaria (l'ariosa, dall'arabo)
e la Kirimbi. Purtroppo di quest'epoca non resta che la
parte centrale dell'edificio e la massiccia Pisana, unica
torre rimasta (la cupola che la sormonta è però quella dell'osservatorio
qui installato nel 1791). Il palazzo conobbe poi un periodo
di abbandono e degrado (tranne la Cappella Palatina) e venne
restaurato solo nel '600, sotto i Vicerè spagnoli. E' a
quest'epoca che risalgono l'imponente facciata meridionale
e la bella corte interna a tre ordini di arcate. Il palazzo
è oggi sede del Parlamento Siciliano (A.R.S. Assemblea Regionale
Siciliana).
L'ingresso con lo scalone monumentale (dove è stata collocata
una bella carrozza senatoria) risale al 1735.
Cappella
Palatina - 1° piano (scala a sinistra). Prima
di entrare nella cappella ci si soffermi ad ammirare la
bella corte a tre ordini di arcate. Sulla sinistra, alla
parete, si trova un'iscrizione in lingua latina, greca ed
araba, originariamente posta alla base della torre campanaria
che probabilmente completava la cappella nella parte anteriore
destra. L'iscrizione tesse le lodi di un orologio costruito
sotto Ruggero II. La cappella stessa venne fatta edificare
dal sovrano tra il 1130, anno della sua incoronazione, ed
il 1140. Originariamente sorgeva isolata, l'abisde rivolta
ad oriente come vuole la tradizione bizantina. In seguito
venne man mano inglobata in edifici che oggi la nascondono
completamente alla vista. L'accesso attuale è dal nartece
antistante la cappella, Il lato esterno ancora visibile
(che corrisponde alla navata laterale destra) è decorato
su due livelli. Quello inferiore ricalca la decorazione
del medesimo livello interno: lastre di marmo bianco incorniciate
da decorazioni musive in pietra dura. Il livello superiore,
invece, è formato da quadri musivi risalenti all'BOO e che
narrano storie di David. Sul fondo, di fianco all'ingresso,
è invece raffigurato Ruggero II che consegna al ciantro
(letteralmente cantore, ma qui responsabile della cappella)
la pergamena con l'istituzione del corpo ecclesiastico regio.
Appena entrati, l'attenzione è subito catturata dalla meravigliosa
decorazione arabo-normanna, uno sfolgorio d'oro su un alto
basamento marmoreo.
La
struttura - La cappella, di pianta rettangolare, è divisa
in due parti: il presbiterio, cinto da una balaustra in
marmo e sopraelevato di cinque gradini, e lo spazio antistante,
suddiviso in tre navate da 10 colonne di granito. Sulla
destra, vicino alla divisione tra i due spazi, si trova
l'ambone, doppio, sorretto da quattro belle colonne e due
pilastrini, con leggii retti da un'aquila e da un leone.
A lato, il bel candelabro pasquale (XII sec.), una mirabile
opera di scultura, esile, alta e riccamente decorata. Il
piedistallo, quadrato, è formato da quattro leoni ricurvi
a sbranare due uomini e due animali. Un intreccio vegetale
racchiude figure di fiere ed un uomo armato che si difende.
Al di sopra, in una mandorla sorretta da angeli, il Cristo
assiso ha in mano il vangelo mentre, in basso a destra,
una figura in veste episcopale gli si china davanti (forse
lo stesso Ruggero II). Due ordini di uccelli (avvoltoi che
beccano la coda di slanciate cicogne) sostengono l'ultimo
livello, tre immagini dell'uomo colto in età differenti.
La plasticità delle figure suggerisce una datazione posteriore.
Forse le figure vennero aggiunte in seguito ad uno spostamento
del candelabro che ne richiedeva un'elevazione.
Sulla
parete di fondo della cappella si trova il maestoso trono
reale, che forma un tutt'uno con il mosaico sovrastante,
un Cristo assiso e circondato dagli arcangeli Michele e
Gabriele e dai santi Pietro e Paolo. Lo stesso trono è formato
da mosaici e porfido con al centro lo stemma aragonese.
Un esagono di porfido accoglieva probabilmente l'immagine
del regnante. Il pavimento è a disegni geometrici di marmo
e mosaico che formano grandi riquadri di ispirazione orientale.
I mosaici - Di fattura squisita, sono in smalto (impasto
di polvere e colore) e foglie d'oro incollate a tessere
di vetro, accorgimento che li rende particolarmente brillanti.
Raccontano la storia dell'antico testamento (navata centrale),
alcune scene salienti della vita di Cristo (presbiterio)
e dei santi Paolo e Pietro (navate laterali). Tutt'intorno
figure di profeti, angeli e santi a figura intera o racchiusi
in medaglioni.
I mosaici sono stati eseguiti in due momenti diversi. I
più antichi risalgono agli anni '40 del XII sec, mentre
quelli della navata centrale, nello stile che si ritrova
anche a Monreale, sono degli anni 6O-7O.
Tutta la sequenza delle scene della navata centrale ha una
funzione didascalica: era un vero e proprio insegnamento
per immagini. Interessante il quadro che illustra la separazione
della terra dal mare. Il globo terrestre è una sfera d'acqua
con al centro tre parti di terra (America ed Oceania non
erano ancora state scoperte) divise da strisce di mare che
formano una Y, simbolo della Trinità. Tutt'intorno il firmamento,
non ancora illuminato dalle stelle. Si osservi anche la
scena della creazione di Adamo: esiste una
grande rassomiglianza tra il volto di Dio
e quello di Adamo sottolineata dalla frase in latino: creavit
ominem at imaginem sua. La scena del Peccato Originale
presenta una particolarità: sia Adamo che Eva infatti hanno
già in bocca il frutto proibito e stanno già cogliendo il
secondo frutto. A partire dalla seconda parte della scena
del sacrificio di Caino ed Abele, quando cioè
quest'ultimo mente al Signore, fino al quadro che ritrae
la famiglia di Noè (compreso) i mosaici sono dei rifacimenti
ottocenteschi, cosa facilmente deducibile dallo stile molto
differente.
Le scene del presbiterio erano invece destinate al clero
che doveva trarne spunti di riflessione e non insegnamento.
Ecco dunque che la disposizione delle scene non è consequenziale
e la scelta è tesa a sottolineare i momenti salienti della
vita di Gesù (si veda soprattutto l'abside destra). La cupola
che sovrasta il coro è occupata dal Cristo Pantocratore,
circondato da quattro arcangeli (riconoscibili dal globo
crucigero) e quattro angeli. Nel tamburo, figure di personaggi
biblici con. nelle nicchie agli angoli, i quattro Evangelisti.
L'Annunciazione sull'arco che precede l'abside fa
da cornice al Cristo Benedicente (nel catino) e alla Madonna
in trono. Al centro del sottarco, in un medaglione, il trono
del giudizio con la croce, alla quale è appesa la corona
di spine, e la colomba.
Il transetto destro è dominato dall'immagine di S. Paolo
(catino dell'abside) circondata da scene della vita di Cristo
e sulla volta a botte la pentecoste, simboleggiata dalla
colomba posta al centro in un medaglione che discende su
tutti gli apostoli (figure sottostanti). Particolarmente
bella la scena della Natività, con l'arrivo dei re magi
presentati sia in viaggio (sulla sinistra, riconoscibili
dal copricapo, un berretto frigio - conico - con la punta
ripiegata a formare una sorta di cubo) che al cospetto del
Bambino. San Giuseppe, a sinistra della Madonna, è seduto
su una tipica sedia siciliana. La lunetta blu sotto la scena
raffigura la lavanda del Bambino.
Il transetto sinistro è dominato invece dalla figura di
S. Andrea (nel catino dell'abside), che nel XIV sec. ha
sostituito quella più antica di S. Pietro, a cui si affianca
la Madonna col Bambino detta Odigitria (colei che indica
la retta via). Di lato, predicazione di Giovanni Battista
nel deserto.
Le navate laterali invece sono occupate da scene della vita
di S. Paolo (a partire dall'inizio della navata laterale
destra) e di S. Pietro (dall'ultimo quadro della navata
destra e lungo tutta la laterale sinistra). Qui di seguito
sono elencate le raffigurazioni della navata centrale.
Navata centrale: Il vecchio testamento -
Si inizia dalla navata destra in alto e si segue tutto
il primo registro che prosegue lungo la navata sinistra,
poi il secondo registro partendo sempre dalla navata destra.
Per la spiegazione degli episodi biblici meno conosciuti,
si veda la descrizione dei mosaici di Monreale, alla medesima
voce.
Antichi
appartamenti reali - Si visita il Salone d'Ercole (1560),
sala del parlamento siciliano, così chiamato perchè grandi
affreschi di Giuseppe Velasquez (XIX sec.) alle pareti illustrano
le dodici fatiche d'Ercole (p. 103). Oggi ne sono visibili
solo sei (le altre sono coperte dalle tribune) ed in particolare
(a partire dal fondo della sala): Ercole ed i giganti (che
non fa propriamente parte delle fatiche). l'uccisione dell'idra
dalle molte teste, della cerva di Artemide, di Cerbero,
del cinghiale di Erimanto, del Toro di Minosse. Al soffitto,
un grande affresco raffigurante la nascita, la gloria e
la morte dell'eroe.
Attraverso la sala dei Vicerè si giunge all'atrio che costituisce
il cuore della Joaria, una delle originali
torri del palazzo normanno oggi inglobata in altri edifici.
Le aperture alle pareti sono antiche bocche per l'immissione
d'aria fredda e calda condotta attraverso intercapedini
tra un muro e l'altro. Sulla sinistra si accede alla sala
più interessante del palazzo: la sala di Ruggero II,
la cui decorazione richiama la sottostante Cappella Palatina.
Un alto zoccolo di lastre marmoree incorniciate da strisce
musive fa da preludio al manto d'oro della parte superiore
e della copertura. Scene di caccia si alternano a figure
di animali simbolici quali il pavone (l'eternità) ed il
leone (regalità e forza), tutti secondo l'iconografia orientale
che li vuole accoppiati e uno di fronte all'altro. Di una
finezza incredibile, le figure sono immerse in un caratteristico
paesaggio di palme ed agrumi. Al centro del soffitto, il
medaglione con l'emblema imperiale: un'aquila che regge
tra gli artigli una lepre. Seguono poi altre sale settecentesche
ed ottocentesche. tra le quali si distingue la sala gialla,
o degli specchi, per dei bei candelabri dorati.
Osservatorio
Astronomico - Al piano superiore della Torre Pisana.
Attualmente chiuso per restauri, una volta sistemato custodirò
un museo di strumenti astronomici,
meteorologici, sismologici e topografici antichi e darà
la possibilità di ripercorrere una tappa fondamentale dell'astronomia:
la scoperta del primo asteroide, avvenuta proprio qui il
10 gennaio 1801 ad opera di padre Piazzi, cui l'osservatorio
è dedicato. Dalla cima si gode di una bellissima vista a
360° su Palermo.
Il
quartiere
Porta Nuova - Costruita sotto Carlo V, è sormontata
da una graziosa loggia di stile rinascimentale che termina
con un tetto a spioventi sul quale è raffigurata l'aquila
imperiale. Oltre la porta, si apre corso Vittorio
Emanuele, un lungo rettilineo che è coronato, all'estremità
opposta, dalla Porta Felice.
Palazzo
e Parco d'Orleans - In questa dimora visse in esilio,
dal 1810 al 1814 Luigi Filippo d'Orleans, futuro re di Francia.
Oggi è sede della regione Siciliana. Nel giardino contiguo
vi sono begli esemplari di ficus magnolioides dalle radici
volanti ed animali esotici.
S.
Giovanni degli Eremiti - Poco distante dal palazzo dei
Normanni, questa chiesa con il giardino che la circonda
è una piccola oasi di pace ove anche i rumori del traffico
risultano attutiti. Immersa in un lussureggiante fiorire
di palme, agavi, begonvillee, aranci, mandarini cinesi e
cespugli, si erge la chiesa, costruita verso la metà deI
XII sec, per volere di Ruggero II. E' uno dei monumenti
arabo-normanni più famosi di Palermo. Le forme semplici
e squadrate, a volumi cubici, si colorano di rosso nelle
cinque cupo che svettano sulla copertura (e che richiamano
quelle della non lontana S. Cataldo) chiaro intervento delle
maestranze arabe. L'interno, semplice e nudo, si costruisca
su una pianta a croce latina in cui il corpo centrale è
suddiviso in due spazi che la elevano al centro con due
cupole. Il transetto è anch'esso suddiviso in tre spazi
sormontati ciascuno da una cupola che nel transetto destro
si eleva a campanile. Annesso alla chiesa sorgeva un monastero
il cui abate era il confessore privato del re. Oggi resta
solo il delizioso chiostro duecentesco a colonnine gemine.
Villa
Bonanno - E' il bel giardino che si estende alle spalle
del Palazzo Reale, si trova l'elaborato monumento a Filippo
V (XVII sec.). Gli scavi condotti in una parte del giardino
hanno portato alla luce resti di case patrizie romane
dove sono stati trovati i mosaici delle stagioni e di Orfeo
conservati al Museo Archeologico Regionale.
Palazzo
Sclafani - Situato in piazzetta S. Giovanni Decollato,
il palazzo (1330) ha una facciata con belle bifore ogivali
incorniciate dall'intreccio d'archi tipico dell'arte arabo-normanna
ed un elegante portale cuspidato sormontato dall'aquila
reale. E' da questo palazzo che proviene il famoso affresco
Il trionfo della Morte conservato alla Galleria Regionale
di Sicilia.
Cattedrale
- L'imponente edificio, eretto verso la fine del XII sec.
in stile siculo-normanno, ha subito diversi rimaneggiamenti
nel corso dei secoli. In particolare il portico sud, in
stile gotico-catalano, risale al XV sec. ed ha un bel portale
d'accesso con, sulla fascia più esterna, i simboli dei quattro
evangelisti (un leone ed un angelo sulla destra, un toro
ed un'aquila sulla sinistra) e bei battenti in legno intagliato.
La cupola, neoclassica, è stata aggiunta nel '700, epoca
in cui anche l'interno èstato completamente rifatto. Lo
stile originario è invece visibile nelle absidi, che hanno
conservato la bella e caratteristica decorazione geometrica.
All'interno,
la 1° cappella a destra riunisce sarcofagi di reali svevi
tra cui quelli di Federico II, della moglie Costanza d'Aragona,
di Enrico IV e, in posizione retrostante, le tombe di Ruggero
II e della figlia Costanza d'Altavilla.
Tesoro - (Accesso dal braccio destro del transetto).
Custodisce un bel bastone capitolare in avorio inciso, di
manifattura siciliana del XVII sec. e diversi monili della
regina Costanza d'Aragona tra cui anelli e la preziosa corona
imperiale in oro, pietre preziose, perle e smalti,
Cripta - Conserva numerose tombe di differenti epoche
soprattutto di vescovi. Si distingue un sarcofago romano
classico con le figure delle nove muse. Apollo ed un uomo
togato ed assiso.
Chiesa
del SS. Salvatore - A pianta ovale, l'edificio attuale
(costruito dove un tempo sorgeva una chiesa normanna) venne:
progettato alla fine del '600, da Paolo Amato.
L'interno è ricoperto da una ricca decorazione barocca a
marmi policromi e stucchi. Sulla cupola si possono ancora
vedere frammenti del grande affresco raffigurante la Gloria
di S. Basilio (1763). Oggi la chiesa viene utilizzata essenzialmente
come auditorium. Poco oltre la chiesa, sempre su corso Vittorio
Emanuele, si apre piazza Bologna, delimitata da bei palazzi
settecenteschi tra i quali si evidenzia la facciata di Palazzo
Alliata di Villafranca ornata da due vistosi stemmi nobiliari
tra i quali quello dei Bologna. Al centro della piazza si
trova la statua del monarca spagnolo Carlo V.
QUATTRO
CANTI E DINTORNI
I
"Quattro Canti" (piazza Vigliena) - All'intersezione
delle due vie principali di Palermo, via Vittorio Emanuele
e via Maqueda, si trova questo slargo ai cui quattro angoli
si elevano le facciate convesse di bei palazzi secenteschi
dalla classica suddivisione a tre ordini sovrapposti (dorico,
ionico e corinzio) con, al centro, fontane sormontate dalle
statue delle quattro stagioni. Nelle nicchie degli ordini
superiori si trovano invece le statue di re spagnoli e,
al livello più alto, quelle delle protettrici di Palermo,
le sante Cristina, Ninfa, Oliva e Agata, poi soppiantata
da Santa Rosalia. L'incrocio segna anche le quattro zone
in cui, un tempo, Palermo era suddivisa: Palazzo Reale,
Mezzomonreale, Castellammare e Oreto, ciascuna affidata
ad una santa.
Piazza
Pretoria - Il centro di questa bella piazza è occupato
da una spettacolare fontana, opera di Francesco Camilliani,
scultore fiorentino del '500, ed in origine destinata ad
ornare una villa toscana. A cerchi concentrici, la fontana
è un tripudio di divinità, ninfe, mostri, teste di animali,
allegorie, rampe di scale, balaustre, giochi d'acqua che
la vivacizzano e la movimentanol, senza però rompere l'equilibrio
compositivo che la caratterizza e che è espressione tipica
del rinascimento toscano.
La
prima vasca è divisa in quattro settori ed ospita, davanti
a ciascuno di essi, una vasca piu piccola "sorvegliata"
dalle allegorie dei quattro fiumi palermitani: Gabriele,
Maredolce, Papireto ed Oreto. Tra le statue ai lati delle
rampe è riconoscibile la dea protettrice della Sicilia,
Cerere, raffigurata con in mano delle spighe di grano ed
una cornucopia. La cancellata in ferro battuto che la circonda
è opera di Giovan Battista Basile. La piazza è delimitata
da bei palazzi: sullo sfondo la cupola di S. Caterina,
a sud il Palazzo Senatorio, chiamato anche Palazzo
Pretorio o delle Aquile, sede municipale, mentre
oltre la strada, S. Giuseppe ai Teatini.
Palazzo
Pretorio - Il rigoroso aspetto attuale, risalente al
XIX sec., nasconde in realtà la sovrapposizione di parecchi
edifici e stili dei quali il più antico si fa risalire al
'300. Da allora il palazzo è sede del senato cittadino.
Attraverso un portale che, dalla parte interna, presenta
una ricca decorazione barocca (1691) con colonne tortili,
si accede ad una graziosa corte su cui si apre un monumentale
scalone che conduce al piano nobile. Giunti al piano si
noti, sulla sinistra, un bassorilievo raffigurante Cerere
incoronata, omaggio alla dea della Sicilia. Tra le sale
visitabili si segnalano la Sala delle Lapidi,
ora sala consiliare, dalle pareti ricoperte appunto di iscrizioni
su lastre di marmo (al centro troneggia un bel lampadario
ligneo secentesco ricavato da un unico pezzo) e la Sala
Garibaldi dal cui balcone l'eroe si affacciò per
parlare alla folla nel 1860. In una bacheca sulla destra
sono conservate belle armi con intarsi e fodero in oro e
madreperla appartenute a Napoleone.
S.
Giuseppe ai Teatini - L'imponente chiesa barocca offre
a piazza Pretoria fianco. Si evidenzia soprattutto l'originale
campanile la cui parte terminale è ottogonale ed ornata
da belle colonne a torciglioni. I lati presentano una decorazione
di vasi a fiamma. L'interno, a croce latina, ha un aspetto
teatrale, maestoso, con i ferito soprattutto dall'esuberante
soffitto decorato a stucchi bianchi e dorati e affreschi.
Le navate laterali si innalzano, in ogni campata, in una
cupoletta circolare, anch'essa ornata da stucchi. Nella
controfacciata, in obliquo, due begli organi. Ai lati dell'ingresso
si trovano due maestose e singolari acquasantiere settecentesche
raffiguranti angeli in volo che reggono il bacile tra le
mani.
Piazza
Bellini - E' la piccola piazza su cui si affacciano
la Chiesa di S. Caterina, la Martorana e S. Cataldo che,
con le sue tre cupole rosate dona al luogo un'aria orientale.
La
Martorana - Il nome è quello di Eloisa Martorana, fondatrice,
nel 1194, dei vicino convento benedettino cui la chiesa
venne ceduta come cappella. In effetti l'edificio venne
iniziato nel 1143 per volere di Giorgio d'Antiochia, ammiraglio
della flotta di Ruggero II ed il suo vero nome è S.
Maria dell'Ammiraglio. La lineare forma normanna
è stata purtroppo celata dietro la facciata barocca fianco
sinistro della chiesa) che si affaccia sulla piazza. L'accesso
all'edificio è costituito da un elegante campanile-portico
a tre ordini rischiarati da grandi bifore. Un tempo isolato,
venne collegato alla chiesa nel XVI sec. quando, per ingrandire
l'edificio, vennero aggiunte altre due campate. In questa
stessa occasione l'abside venne sostituita da un coro quadrato.
Vi vengono celebrate funzioni in rito greco-ortodosso.
Interno - E' nettamente diviso in due parti.
Le prime due campate, quelle aggiunte nel '500, sono ornate
di affreschi settecenteschi, mentre la parte primitiva è
tutta un risplendere di bellissimi mosaici di stretta iconografia
bizantina, probabilmente opera delle stesse maestranze che
hanno decorato la Cappella Palatina. Sulle pareti che costituivano
in origine la facciata due mosaici raffigurano il Deisis
dell'ammiraglio (prostrato) alla Vergine (a sinistra) e
Ruggero II che viene incoronato da Cristo (a destra). Al
centro della navata principale si eleva la cupola con il
Cristo Pantocratore circondato da quattro arcangeli (Michele,
Gabriele, Uriele e Raffaele). Subito sotto, otto profeti
e, nelle trombe, i quattro Evangelisti. Nella volta centrale
che precede la cupola sono raffigurati la Natività (sulla
sinistra) e la Dormizione (morte) della Vergine.
In alto, le grate che chiudono il coro delle monache sono
un bellissimo esempio di lavoro in ferro battuto.
S.
Cataldo - Questa chiesa, sede dell'ordine dei Cavalieri
del S. Sepolcro, è stata costruita in periodo normanno (XII
sec.). La sua severa forma squadrata, il coronamento a merloni
dentellati, le finestre traforate della facciata e le cupole
rosate a "berretto di Eunuco" ricordano gli edifici arabi.
L'interno, privo di arredi, è suddiviso in tre navate da
colonne antiche provenienti da altri edifici. La navata
centrale è coronata da tre cupole su pennacchi a tromba.
Il pavimento a tessere di marmo policromo, è quello originario.
Palazzo
Comitini - Via Maqueda 100. Eretto tra il 1768 e il
1771 per il principe di Gravina, il palazzo inglobò i preesistenti
palazzo Roccafiorita-Bonanno e Gravina di Palagonia. La
facciata è cadenzata dai due grandi portali e da nove aperture
(ora finestre) al piano terra ed è dominata dai bei balconi
a "petto d'oca" del piano nobile. Venne radicalmente modificata
nel 1931, con l'aggiunta di un ulteriore piano, quando vi
si trasferirono gli uffici della Provincia. Dalla corte
interna uno scalone conduce al loggiato del piano superiore,
per entrare nella sala delle Armi, oggi Salone dei Commessi
(notare ai lati dell'ingresso i due mascheroni che avevano
la funzione di spegnitorcia) da cui si passa (a sinistra)
nella sala Verde coi bel lampadario settecentesco di Murano.
La sala Martorana, oggi sede del Consiglio Provinciale,
è interamente rivestita da boiseries settecentesche in cui
sono incastonati degli specchi che contribuiscono a dare
luminosità e risalto allo splendido affresco della volta,
Il Trionfo del Vero Amore: il carro della saggezza, dopo
aver sconfitto l'Avarizia, la Falsità e la Perfidia, travolge
Eros e l'invidia e trionfa, accompagnato da putti con ghirlande
di fiori. Il tema è ripreso dai quattro medaglioni agli
angoli raffiguranti le quattro Virtà: Fortezza, Temperanza,
Prudenza e Giustizia. Il pavimento in maiolica è purtroppo
molto rovinato.
Accanto alla Sala del Presidente, un tempo camera da letto
del principe, si trovano due piccoli boudoirs dalle pareti
rivestite in boiseries arricchite da mensoline e in cui
sono inseriti piatti di maiolica del '900.
Chiesa
dei Gesù - Quando i Gesuiti giunsero in Sicilia alla
metà del XVI sec., il governo spagnolo diede loro fondi
ingenti. Qui fondarono la prima chiesa che venne più volte
rifatta fino all'aspetto attuale che risale alla fine di
quello stesso secolo. Purtroppo la chiesa ha subito pesanti
danni durante i bombardamenti del 1943 ed è stata in parte
ricostruita.
La sobria facciata contrasta con l'esuberanza barocca dell'interno,
un manto di stucchi e di pietre dure. Particolarmente bella
è la decorazione del presbiterio, opera dei Serpotta, un'euforia
di putti colti negli atteggiamenti e mansioni più varie:
chi vendemmia, chi regge in mano ghirlande, fiaccole, strumenti
musicali, righe, squadre, lance con cui infilza diavoli.
Nella seconda cappella a destra, si trovano due bei dipinti
di Pietro Novelli: S. Filippo d'Agira e
S. Paolo Eremita in cui l'ultima figura a sinistra
è un autoritratto del pittore. Nella sagrestia si ammiri
il bellarmadio scolpito (XVI sec.). Di fianco alla chiesa
sorge la Casa Professa che ospita la biblioteca comunale
dove sono conservati numerosi incunaboli e manoscritti.
La prima e la seconda sala (riservata alla lettura) sono
abbellite da circa 300 ritratti di uomini illustri.
Chiesa
dei Carmine - Si affaccia sull'omonima piazza, ogni
giorno affollata dal pittoresco mercato alimentare
di Ballarò. Prima di giungere alla chiesa si consiglia
di ammirare, da lontano, la bella cupola maiolicata sorretta
dai possenti corpi quattro telamoni. All'interno della chiesa
le due opere più pregevoli sono i due sontuosi altari caratterizzati
da coppie di colonne tortili dorate su cui si avvolgono
spirali di stucchi che narrano la vita della Vergine (a
sinistra) e di Cristo (a destra). Sono opera di Giacomo
e Giuseppe Serpotta. Sopra l'altare si trova la bella tela
della Madonna del Carmine che risale al 400.
LA
KALSA
Il quartiere, sorto durante la dominazione islamica, era
la cittadella fortificata ove avevano dimora l'emiro ed
i suoi ministri e ne conserva ancora il nome (al halisah,
l'eletta, la pura). Ancora oggi vi aleggia una particolare
atmosfera orientale accentuata dalla presenza di monumenti
in stile arabo-normanno. Quartiere centrale, ma popolare,
offre uno spaccato di vita palermitana. Non è raro infatti,
passando davanti alla chiesa di S. Teresa. trovare uomini
intenti a cucinare e a vendere i babbaluci, chioccioline
marinate con olio, prezzemolo, aglio e pepe e servite in
cartocci da "passeggio". Il cuore del quartiere è intorno
alla piazza della Kalsa, ma la zona si estende fino a corso
Vittorio Emanuele, includendo molti tra monumenti più interessanti
della città.
Il
cuore del quartiere
L'ingresso sembra essere costituito dalla Porta dei
Greci, oltre la quale si accede alla piazza su cui
si affaccia S. Teresa alla Kalsa, monumentale
chiesa barocca edificata tra il 1686 ed il 1706 con una
facciata su due ordini scanditi da colonne corinzie, opera
di Paolo Amato. Dello stesso architetto è
anche S. Maria della Pietà (proseguendo, in
via Torremuzza) al cui interno si trova una bella chiusura
del coro a forma di sole nascente (parte destinata alle
suore domenicane di clausura, fondatrici della chiesa).
Via
Alloro - Era la via principale del quartiere nel Medioevo.
Oggi purtroppo gli eleganti palazzi che vi si affacciavano
sono stati distrutti o sono molto rovinati. Tra i superstiti
vi sono Palazzo Abatellis e la bella Chiesa della Gancia,
adiacente al palazzo.
Galleria
Regionale di Sicilia - La sede è Palazzo Abatellis,
bell'edificio in stile gotico-catalano con elementi rinascimentali
progettato da Matteo Carnelivari, attivo a Palermo verso
la fine del '400. L'elegante facciata, in mezzo alla quale
troneggia un ampio portone quadrato con decorazione a fasci,
è arricchita da est serie di trifore e bifore. Il palazzo
si dispone intorno ad una bella corte interna di pianta
quadrata.
Interessante l'allestimento della galleria, realizzato negli
anni '50 da Carlo Scarpa. Il designer ha studiato soluzioni
particolari per le opere più importanti, concentrandosi
in particolare sulla scelta di supporti e sfondi, di materiali
e colori diversi che valorizzassero l'opera sfruttando al
massimo l'impatto della luce naturale.
Il museo raccoglie opere di scultura e di pittura del periodo
medievale. A pianterreno l'attenzione è catturata in primo
luogo dal bellissimo affresco del Trionfo
della Morte (sala II) proveniente da palazzo Sclafani.
Il titolo deriva probabilmente dalla tredicesima carta dei
Tarocchi, molto diffusi nel Medioevo e chiamati Trionfi
Crudele e realistico, raffigura la Morte che, a cavallo
di uno scheletrico animale e armata di arco e frecce, colpisce
uomini e donne nel pieno della loro giovanezze. Si noti
in particolare l'utilizzo dei toni freddi per dipingere
la Morte, il cavallo ed il volto di chi è stato colpito
dalle frecce. A sinistra, nel gruppo dei mendichanti, malati
"risparmiati" dal terribile cavaliere, si suole individuare
l'autoritratto dell'anonimo pittore, riconoscibile in alto
con lo sguardo rivolto allo spettatore e nella mano destra,
un pennello. Incredibile la modernità di alcuni tratti,
come ad esempio la stilizzazione del muso del cavallo.
Il
mirabile busto di Eleonora d'Aragona (sala IV), dai tratti
delicati e gentili, ed il busto di giovane donna, sono opera
dello scultore Francesco Laurana, attivo in
Sicilia nel '400, cosa come la famiglia dei Gagini, dei
quali si trovano opere in tutta l'isola. Nel museo si conserva
una bella Madonna col Bambino di Antonello il 1° piano è
interamente dedicato alla pittura (molti i dipinti di scuola
siciliana). Si osservi una bella icona portatile bizantina
(la sala di fronte all'entrata) raffigurante scene della
vita di Cristo. Nella bellissimi Annunziata di Antonello
da Messina, il volto di Maria è pervaso da un senso
di pace ed accettazione.
Nella sala dedicata ai fiamminghi vagna (Madonna col bambino
tra angeli, trittico con al centro la Vergine circondata
da angioletti musici e cantori, in una cornice architettonica
ricchissima e un altrettanto ricco sfondo paesaggistico.
La
Gancia (S. Maria degli Angeli) - La chiesa
venne edificata originariamente dai Francescani alla fine
del '400, ma ha subito numerosi interventi che ne hanno
modificato l'aspetto, soprattutto all'interno. L'esterno
ha invece ancora l'originario taglio squadrato, a conci
regolari. Prima di entrare si noti, sulla sinistra, la cosiddetta
Buca della Salvezza, un'apertura praticata da due patrioti
che si erano nascosti nella cripta della chiesa durante
la rivolta antiborbonica e che, dopo aver scavato questo
buco, erano stati tratti in salvo aiutati da alcuni popolani.
L'interno ha un aspetto barocco anche se i singoli elementi
sono di epoche diverse, il bel soffitto in legno dipinto
a stelle su fondo blu, il bellissimo organo di Raffaele
della Valle (fine XVI sec.) e il bel pulpito marmoreo ed
i tondi a rilievo raffiguranti l'Annunciazione (ai lati
dell'altare) di Antonello Gagini risalgono al '500. Seicentesco
è invece il decoro, a cui hanno lavorato i Serpotta che
hanno ornato la navata maggiore ed alcune cappelle di stucchi,
purtroppo in gran parte persi. Se ne sono salvati, comunque,
alcuni molto belli tra i quali l'originale fraticello bambino
che fa capolino dall'alto di una cornice nella cappella
a sinistra dell'altare.
Complesso
di S. Maria dello Spasimo - La chiesa e il convento
vengono, edificati appena all'interno delle mura della Kalsa
nel 1506. Committente è Giacomo Basilicò che, per l'occasione,
dà a Raffaello l'incarico di eseguire un dipinto che ritragga
appunto il dolore della Madonna davanti alla croce (l'opera
è conservata al Museo del Prado a Madrid). La costruzione
è lenta e non ancora terminata quando la pressante minaccia
turca rende necessaria la costruzione di un nuovo bastione
a ridosso della chiesa, il complesso viene trasformato in
fortezza, poi in teatro, in lazzaretto (durante la peste
del 1624), in ospizio per poveri (1835) ed infine in ospedale,
fino al 1986, quando viene abbandonata. I restauri sono
tesi a recuperare e a riutilizzare la chiesa e l'annesso
ospedale come spazi espositivi e per concerti. La parte
visitabile si costruisce intorno ad un chiostro cinquecentesco
dalle linee pulite. In fondo si erge la chiesa. unico esempio
di gotico nordico esistente in Sicilia. Alta, slanciata,
la navata centrale, senza copertura (forse mai esistita)
tende le sue forme direttamente al cielo aperto e termina
in una bellissima abside poligonale. L'ingresso originario
è abbellito da un pronao che in origine aveva due cappellette.
E' ancora visibile quella di sinistra, coperta da una tipica
cupola a berretto di eunuco. Da qui si accede al vecchio
bastione spagnolo, sistemato a giardino. L'insieme è particolarmente
suggestivo soprattutto al calar della sera, quando viene
illuminato.
La
Magione - Preceduta da un piacevole vialetto fiancheggiato
da palme, la chiesa, romanica, è stata fondata nel XII sec.
da Matteo d'Ajello, notabile al servizio dei sovrani normanni.
Nel 1197 Enrico IV la concede all'ordine dei Cavalieri Teutonici
ai quali rimane per oltre tre secoli. La facciata, a salienti,
è ornata da tre ordini di arcate che, al primo livello,
si arricchiscono di elementi decorativi ed incorniciano
i portali. L'interno, a tre navate, è semplice e nudo. La
chiesa possiede anche un bel chiostro a colonnine gemme
purtroppo molto danneggiato (la chiesa ha subito un bombardamento
durante la seconda guerra mondiale).
Via della Magione fiancheggia un lato di Palazzo Aiutamicristo,
grande edificio quattrocentesco, opera di Matteo Carnelivari.
Piazza
della Rivoluzione - E' una graziosa e piccolissima piazza
chiamata così perchè da qui prese l'avvio la rivolta antiborbonica
nel 1848. Al centro la fontana è abbellita dal cosiddetto
Genio di Palermo, simbolo della città.
Il
quartiere settentrionale
S.
Francesco d'Assisi - Della chiesa originale, duecentesca,
non rimane quasi nulla. Più volte danneggiata, restaurata
e rimaneggiata, deve il suo aspetto attuale all'ultimo intervento
volto a ripristinare, per quanto possibile. le forme originali,la
facciata, semplice, è rischiarata da un rosone ed un bellissimo
portale gotico che appartengono all'originale edificio del
XIII sec. All'interno si può apprezzare l'ampia e ariosa
volumetria che caratterizza le chiese francescane, purtroppo
mista a interventi di epoche successive. Vi si conservano
otto statue di Giovanni Serpotta ed il bellissimo portale
della Cappella Mastrantonio (4° a sinistra,), opera di Francesco
Laurana e Un pizzo di pietra: il rosone di S. Francesco
Pietro di Bonitate.
Di fianco alla chiesa si trova l'Oratorio di S. Lorenzo.
Purtroppo chiuso da anni, conserva stucchi del Serpotta,
considerati l'apogeo della sua espressione artistica.
Palazzo
Mirto - Residenza dei principi Lanza Filangeri,
il palazzo è stato più volte adattato alle esigenze della
famiglia. L'aspetto attuale risale alla fine del '700. Appena
entrati, sulla sinistra, si trova la bella scuderia ottocentesca
in cui i recinti sono ornati da teste bronzee di cavalli.
Uno scalone in marmo rosso permette di accedere al piano
nobile che conserva gli arredi originari. Tra i vari ambienti
spicca I salottino cinese con il pavimento in cuoio e le
pareti in seta dipinta a scene di vita quotidiana ed un
bel trompe-l'oeil al soffitto. Era un piccolo fumoir adibito
anche al gioco delle carte. L'ambiente successivo, una piccola
anticamera, custodisce un bel servizio di piatti napoletano
dell'800 che riproduce personaggi in costume. Si dice che
il servizio venisse utilizzato in occasione dei balli in
maschera e che ogni invitato sedesse davanti al piatto con
ritratto il suo costume. Sull'anticamera si affaccia inoltre
un altro singolare fumoir dalle pareti in cuoio bulinato
e dipinto, materiale molto utilizzato nelle sale per i fumatori
proprio perchè non si impregna di fumo. Il salotto Pompadour
colpisce per la ricchezza delle pareti in seta con ricami
floreali pavimento a mosaici è l'unico conservatosi. Nella
sala da pranzo è esposto un bel servizio di porcellana Meissen
(XVIII sec) a fiori ed uccelli.
Piazza
Marina - La Piazza nel cuore della Palermo Medievale,
è occupata al centro dal grazioso giardino Garibaldi che
conserva magnifici esemplari di magnolie dalle radici aeree
così sviluppate e robuste da essere divenute esse stesse
della consistenza del tronco. La piazza è circondata da
bei palazzi tra cui palazzo Galletti (n° 46), palazzo
Notarbartolo (n° 51) ed il famoso palazzo Chiaramonte.
Sul lato diametralmente opposto a quest'utimo si trova la
graziosa fontana del Garraffo realizzata alla fine deI 600
da G. Vitaliano su progetto di Amato.
Palazzo
Chiaramonte - E' un bel palazzo costruito neI 1307 dalla
famiglia di cui porta il nome, una delle più facoltose e
potenti del periodo aragonese. L'edificio viene anche chiamato
Lo Steri da Hosterium, dimora fortificata, caratteristica
ravvisabinella forma squadrata e pulita. Passato nelle mani
dei vicerè spagnoli, nel '600, diviene sede del Tribunale
dell'inquisizione fino al 782, data di abolizione di questa
istituzione in Sicilia. La facciata è arricchita da due
ordini di bellissime trifore (si noti in particolare illavoro
di intarsio in pietra dell'arco che corona quelle del primo
livello). Lo stile gotico nelle linee essenziali, ha caratteristiche
peculiari tanto da venir definito stile chiaramontano, utilizzato
in parecchi edifici civili siciliani dello stesso periodo.
Museo
Internazionale delle Marionette - Il museo possiede
una bella e richissima collezione tra pupi, marionette,
ombre, scenari e pannelli provenienti da tutto il mondo.
Le prime sale sono dedicate ai pupi siciliani, molti dei
quali presentati sulla "scena". Si ammirino in particolare
i volti dai tratti delicati dei pupi del teatro di Gaspare
Canino (XIX sec.). La seconda sezione invece è dedicata
alla tradizione europea, con marionette famose (come ad
esempio le inglesi Puncla and Judy), ed extraeuropea, con
una vasta sezione orientale: burattini cinesi, marionette
indiane, birmane, vietnamite, tailandesi, africane nonchè
ombre turche, indiane e malesi (in cuoio), tutte presentate
in una suggestiva penombra che rievoca emozioni e sensazioni
lontane. Si noti, nella sala IV la hsaing waing, l'orchestra
birmana ove trovavano posto i musici che iniziavano a suonare
un'ora prima dello spettacolo con musiche che seguivano
un rituale simbolico. L'ultima sezione presenta invece i
pupi particolari, preparati per una morte violenta e spettacolare.
Il museo ospita un teatrino, ancora oggi attivo (informazioni
presso il mused stesso). Lungo le pareti della sala sono
appesi cartelli di pupari, manifesti illustrati utilizzati
dai cantastorie come supporto ai racconti orali.
Palazzo
Branciforte-Butera - E' un palazzo fortemente restaurato
che ha l'ingresso principale in via Butera, ma il cui prospetto
si affaccia sul piano alto della Marinai. E' preceduto da
un bel passeggio e dalla terrazza chiamata Mura delle Cattive.
ALLE
SPALLE DELLA CALA
La
cala, l'antico porto di città, era un tempo difeso dal Castello
a Mare, edificato sotto gli Arabi, ma trasformato
e riutilizzato in seguito come roccaforte, prigione, abitazione.
La massiccia costruzione è stata purtroppo fortemente mutilata
nel 1922 per l'ampliamento del nuovo molo. Il quartiere
che si stende alle spalle dell'antico porto non può che
essere introdotto dalla chiesa che, per essere stata secoli
custode delle catene che lo chiudevano, è stata chiamata
S. Maria alla Catena.
S.
Maria alla Catena - Attribuita a Matteo Carnelivari,
è preceduta da un ampio portico squadrata e a tre fornici
dietro al quale si cela il portale decorato sulla cornice
da un bassorilievo di V. Gagini. Il portico è coronato da
un traforo di pietra che corre anche sui lati (la scalinata
che lo precede è un'aggiunta tarda). In stile di transizione
gotico-rinascimentale (1490), presenta un bell'interno ad
archi scemi e campate a crociera ogivali, sottolineate da
costoloni in pietra che contrastano con il candore della
copertura. La crociera del presbiterio è rischiarata da
bifore lavorate. La seconda cappella di destra conserva
resti di un affresco della Madonna e, sull'altare, si possono
ancora vedere i simboli delle catene.
La chiesa offre uno spettacolo suggestivo dopo il tramonto,
quando si trova sotto i "riflettori".
Nei pressi sorge la monumentale Porta Felice (1582) che
chiude corso Vittorio Emanuele a est, In stile tardo-rinascimentale,
la mole massiccia dei due piloni che la costituiscono è
ingentilita da volute e aperture coronate da timpani.
Continuando lungo l'ampia curva disegnata dal porto, si
arriva in piazza Fonderia. alle spalle della quale (da via
Cassari fino a piazza S. Domenico) si svolge il pittoresco
e storico mercato della Vucciria.
S.
Domenico - La chiesa si erge maestosa su una bella piazza
con al centro una colonna che regge la statua della Madonna.
Iniziata nel '600, la chiesa venne terminata solo un secolo
più tardi. La facciata barocca si divide in tre ordini scanditi
da colonne doriche, corinzie e lesene che incorniciano la
statua del santo. L'interno, di ampio respiro, è a tre navate
con cappelle che si affacciano su ogni volta della navata
laterale. Notevoli, per il decoro a tarsie policrome in
pietre dure, la quarta cappella a destra e il cappellone
del Rosario nel transetto sinistro. Annesso alla chiesa
si trova un grazioso chiostro trecentesco a colonnine gemme.
Nei locali adiacenti la chiesa si trova la Società
Siciliana per la Storia Patria che ha allestito
in una stanza un piccolo Museo del Risorgimento con ricordi
garibaldini. Dalle finestre del museo si gode di una bella
vista sul chiostro di S. Domenico.
Oratorio
del Rosario di S. Domenico - E' un gioiello della decorazione
a stucco, realizzata da Giacomo Serpotta, che seppe come
sempre imprimere un profondo senso del movimento al folleggiare
dei putti colti nella loro spontanea giocosità di bambini
e dare espressività alloro visetti allegri o pensosi utilizzando
una materia, lo stucco, non certo viva come la pietra o
il marmo.
Gli stucchi si dispongono a far da cornice a una serie di
tele raffiguranti i Misteri Gaudiosi (nella parete di sinistra
e in quella di fondo), alcuni dei quali sono opera di Pietro
Novelli, e i Misteri Dolorosi (nella parete di destra),
tra cui la Flagellazione di Mattias Stomer. Nelle nicchie
che si alternano alle tele, le allegorie delle Virtù sono
rappresentate da straordinarie figure femminili, nelle quali
colpisce l'eleganza del portamento e la delicatezza dei
drappeggi degli abiti. Sono in alcuni casi accompagnate
da putti, come la statua della Mansuetudine che tiene in
mano una colomba verso la quale tende la manina paffutella
un putto vestito da fraticello.
Al di sopra delle tele nei grandi ovali il Serpotta raffigurò
scene delI'Apocalisse di S. Giovanni, tra le quali è da
notare la plasticità del corpo del diavolo che precipita
dopo essere stato cacciato dal cielo.
Sopra la cupola che sovrasta l'altare, altri putti alati
sorreggono un drappo: all'altare maggiore la splendida tela
della Madonna del Rosario con S. Domenico e le patrone di
Palermo, di Anton Van Dyck (1628). E' incorniciata da due
statue femminili alle goriche che sembrano quasi spettatrici
di un teatro. L'affresco della volta di Pietro Novelli rappresenta
l'incoronazione della Vergine.
Oratorio
del Rosario di S. Cita - Vi si accede attraverso la
Chiesa di S. Zita (Cita è la deformazione toscana) che possiede
un elegante arco marmorea di Antonello Gagini (nel presbiterio)
e la bella cappella del rosario (a destra del presbiterio)
in cui tarsie policrome si sposano a delicati stucchi. L'oratorio
è il capolavoro del maggiore decoratore barocco, Giacomo
Serpotta, che lavorò tra il 1686 ed il 1718. Un tripudio
di angioli e putti dalle espressioni e posizioni estremamente
libere e plastiche sembrano giocare tra di loro, si arrampicano
sulla cornice delle finestre, fanno capolino da ghirlande
floreali, voltano le spalle in maniera irriverente, piangono,
dormono, allacciano le mani intorno alle ginocchia in atteggiamento
pensoso.
L'attenzione è subito catturata dalla controfacciata. Un
drappo panneggia tutta la parete ed un nugolo di putti si
affanna a sostenerlo. Al centro, un rilievo con a Battaglia
di Lepanto è affiancato dalle figure di due giovani emaciati,
simbolo degli orrori che la guerra può provocare. Tutt'intorno
alcuni riquadri, presenti anche sotto le finestre delle
pareti laterali, ripercorrono i Misteri del Rosario. A partire
dalla parete di sinistra troviamo i Misteri Gaudiosi: Annunciazione,
Visitazione, Natività e Presentazione al Tempio. A destra
i Misteri Dolorosi: Gesù nell'Orto del Getsemani, Flagellazione,
Coronazione di Spine e il Calvario. Sul fondo i Misteri
Gaudiosi (a partire dal basso a sinistra): Risurrezione,
Ascensione, Discesa dello Spirito Santo, Assunzione di Maria.
In alto, al centro, l'incoronazione di Maria. All'altare,
una bella tela di Carlo Maratta raffigura la Madonna del
Rosario (1690).
Le Otto finestre che ornano le pareti laterali per lato
sono "sorvegliate" da figure allegoriche. Il nugolo di putti
di S. Cita e la Battaglia di Lepanto Poco lontano, nell'omonima
piazza, sorge S, Giorgio dei Genovesi, uno dei pochi esempi
tardo-rinascimentali a Palermo. Oggi sconsacrata e spesso
utilizzata come spazio espositivo, venne fatta edificare
dalla comunità di mercanti genovesi che spesso qui trovarono
sepoltura (belle le lastre tombali). In via Cavour, l'edificio
della Prefettura in stile neogotico veneziano era la villa
Whitaker costruita da uno dei dodici nipoti dell'imprenditore
Ingham.
IL
CAPO
E
il quartiere che si estende a nord-ovest dei Quattro Canti.
Proprio di fronte alla chiesa di S. Domenico, dall'altro
lato della piazza, la stretta via Bandiera, ultima frangia
del mercato di Capo, nasconde bei palazzi.
Si noti, al n° 14, Palazzo Termine, costruito
nel 1573 in stile spagnoleggiante. Belle le bifore divise
da esili colonnine che "sostengono" un ricamo di pietra.
Quella d'angolo è un'aggiunta di un restauro degli inizi
del '900. Adiacente è il Palazzo Oneto di Sperlinga,
bella dimora signorile del '700.
S.
Agostino - E' una bella chiesa duecentesca edificata
per volere delle famiglie Chiaramonte e Sclafani. La facciata,
è arricchita da un portale decorato da motivi geometrici
e floreali bicromi e da un ricco rosone. Bello anche il
portale gaginesco che si affaccia su via S. Agostino. All'interno,
dominato dai rimaneggiamenti barocchi, sono conservati stucchi
della scuola del Serpotta del quale si può vedere la firma
(una lucertola, serpe in siciliano) sulla mensola della
seconda statua di destra.
Proseguendo via S. Agostino si giunge nel cuore del quartiere,
animato ogni mattina dal vivace mercato di Capo. E proprio
in questa zona che si svolge gran parte dei Beati Paoli,
monumentale romanzo popolare di Luigi Natali che, pubblicato
a fascicoli tra il 1909 ed il 1910, divenne così famoso
tra i palermitani da essere letto avidamente e da tenerli
col fiato sospeso, in attesa delle uscite successive. Interessante
in particolare l'ambientazione, molto fedele, che permette
di rivivere in una Palermo dei passato. In via Cappuccinelle,
6 spicca l'insegna del panificio Morelio, costituita da
un bel pannello liberty a mosaico con una figura femminile
incornidata da una "nicchia" di spighe e da un motivo decorativo
a fiori dilato in basso: il decoro delle spighe è ripreso
anche in alto.
Museo
Archeologico Regionale - Installato nel cinquecentesca
convento dell'OlivelIa fondato nel XVII sec. dai Padri Filippini
con l'annessa chiesa barocca di S. Ignazio all'Olivella,
possiede una ricca collezione di reperti provenienti dai
siti siciliani tra i quali spiccano quelli provenienti da
Selinunte.
Pianterreno. La visita inizia in un piccolo chiostro
con al centro una fontana esagonale. Alle spalle, sulla
parete, in alto, si noti una bella monofora dalla ricca
cornice. Sotto il portico è collocata una collezione di
ancore puniche e romane (esposte anche nel chiostro grande).
Due salette sono dedicate una all'arte fenicia, con due
sarcofagi antropomorfi del VI sec. a.C, l'altra a reperti
egizi e punici tra i quali si evidenziano un'iscrizione
egizia a geroglifici detta Pietra di Palermo (altre tre
parti sono conservate al Cairo e a Londra) che narra 700
anni di storia dell'Egitto, ed un'iscrizione punica rinvenuta
presso il porto di Marsala raffigurante un sacerdote davanti
ad un brucia-profumi e al dio Tanit.
Oltre, il chiostro grande, su cui si aprono sale dedicate
essenzialmente a Selinunte. La prima è dedicata alle stele
gemme formate da coppie di busti di divinità infernali,
sia in bassorilievo che a tutto tondo. Da qui si accede
alla sala Gabrici (proiezione di video a scelta) che ospita
la ricostruzione del frontone del tempio C ed alcuni triglifi
originali. Nella sala Marconi sono esposte teste leonine
che fungevano da doccioni nel Tempio della Vittoria ad Himera.
Si ritorna a Selinunte con il salone che ospita le bellissime
metope. Sotto la finestra a destra sono raggruppate le più
antiche (di dimensioni modeste), provenienti da un tempio
del VI sec. a.C in stile arcaico. Una in particolare raffigura
il ratto di Europa da parte di Zeus trasformatosi in toro.
Sulla sinistra invece si trovano le tre magnifiche metope
del tempio C (VI sec. a.C.). Il rilievo, quasi a tutto tondo,
raffigura Perseo mentre taglia la testa alla Gorgone che
tiene tra le braccia Pegaso, cavallo alato nato dal suo
sangue versato (scena centrale): la quadriga del dio del
sole, Apollo, (a sinistra): Eracle che cattura i Cercopi
(due fratelli ladroni) e li appende ad un bastone (a destra).
Le quattro metope del tempio E (parete di fondo) sono forse
le più belle per espressività, senso del movimento e realismo
caratteristiche che le rendono miti "moderne". A partire
da sinistra si vedono Eracle che lotta con un'amazzone,
Heri, al cospetto di Zeus (assiso, che le solleva il velo
dal volto), la metamorfosi o Atteone in cervo (si intravede
il muso dell'animale dietro il capo di Atteone attacato
dai cani) ed Atena che lotta contro il gigante Encelado.
Le quattro sale dedicate ai reperti etruschi conservano
belle urne cinerarie e buccheri.
Primo piano - Tra i bronzi, risalenti all'epoca greca.
romana e punica, emergono Eracle che abbatte il cervo, forse
ornamento centrale di una fontana, ma soprattutto l'Ariete,
opera ellenistica di un incredibile realismo, proveniente
da Siracusa. Tre le statuette marmoree (sala successiva)
si evidenzia invece un bel Satiro versante, copia romana
da un originale di Prassitele.
Secondo piano - E' dedicato alla preistoria, alle
ceramiche greche e a mosaici ed affreschi romani. Nella
sala dei mosaici, Orfeo con gli animali (III sec. d.C.)
e il mosaico delle stagioni, con raffigurazioni allegoriche
e mitologiche strettamente legate al mondo dionisiaco, sono
stati ritrovati a Palermo.
S.
Ignazio all'Olivella - E' una bella chiesa barocca iniziata
alla fine del XVI sec. ove, secondo la tradizione, sorgeva
la villa della famiglia di S. Rosalia. OlivelIa indicherebbe
proprio questo: Olim villa, una volta (qui era) la villa.
La facciata è incorniciata da due campanili che rendono
la composizione più libera.
All'interno, attira l'attenzione la scritta rosso fiammeggiante
Jahvè al centro della Gloria alle spalle dell'altare. Particolarmente
ricca di intarsi policromi di pietre dura è la prima cappella
a destra.
Oratorio - Vi si accede dal transetto destro.
E' opera dell'architetto Venanzio Mareglia. All'interno,
si distinguono gli stucchi della gloria: bello l'angelo
circondato da puttini in gruppi di due o tre, opera di Ignazio
Marabitti. Di fronte alla chiesa, Via dell'Orologio conduce
fino a via Maqueda, proprio di fronte al Teatro Massimo.
Prima di proseguire, giunti alla fine della via, uno sguardo
indietro consentirà di cogliere uno scorcio inatteso su
uno dei due campanili di S. Ignazio il cui orologio è probabilmente
all'origine del nome della via.
LA
CITTA' NUOVA
All'inizio
dell'Ottocento, la città conosce un periodo di notevole
espansione. La nuova e ricca borghesia imprenditoriale sceglie
la zona nord-occidentale per costruire belle dimore secondo
il nuovo gusto estetico, ricco di giochi di ferro battuto
e vetro e di decori floreali. L'asse-centrale della bella
vita si sposta da via Maqueda al suo proseguimento, che
prende il nome di via della Libertà. Si costruiscono i grandi
templi della musica lirica, i teatri Massimo e Politeama,
e grandi dimore nelle vie intorno. Ancora oggi passeggiare
per via XX Settembre, via Dante, via Siracusa, solo per
nominarne alcune, significa riscoprire i fasti della ricca
borghesia di fine '800.
Teatro
Massimo - Protetto dalla statua di Giuseppe Verdi, è
uno tra i teatri lirici più grandi d'Europa. E' una imponente
costruzione neo classica introdotta da un frontone triangolare
su sei colonne che ripropongono il pronao di un tempio.
Alle spalle un'ampia cupola poggiante su un alto tamburo.
Venne iniziato da Giovanni Battista Basile nel 1875 e terminato
dal figlio Ernesto, che ideò anche i due caratteristici
chioschetti in stile liberty davanti al teatro (a destra
il chiosco Vicari al Massimo in legno e ferro battuto, a
sinistra il Ribaudo, solo in ferro). Dopo un lungo periodo
di chiusura. E' finalmente stato riaperto nel 1997.
Teatro
Politeama - Imponente come Teatro Massimo, con il quale
condivide lo stile neoclassico, si apre sulla vasta piazza
Castelnuovo. La facciata è dominata da una quadriga di cavalli
di bronzo. Al suo interno è ospitata la Galleria d'Arte
Moderna Empedocle Restivo.
Galleria d'Arte Moderna Empedocle Restivo - In un
bel decoro liberty (si notino i grandi lampadari in ferro
battuto), è sistemata una pregevole collezione di dipinti
e sculture dell'800 e del '900 che riunisce molti artisti
siciliani ed alcuni autori stranieri. Tra le sculture, si
nota la graziosa Faunetta di Trentacoste. figurina in marmo
dalle proporzioni classiche, ma leziosamente raggomitolata
quasi a spirale su se stessa. L'Ottocento siciliano si caratterizza
attraverso diverse tendenze che nascono e si sviluppano
in contemporanea. Gli artisti si specializzano nel genere
che risulta loro più congeniale. I grandi temi trattati
sono l'introspezione psicologica, spesso però venata da
staticità e compostezza neoclassica, la storia, il paesaggio.
E l'epoca dei ritratti di Patania con il Ritratto di un
sacerdote infermo, in cui si evidenzia in modo realistico
la sofferenza dell'uomo, e di Salvatore Lo Forte che caratterizza
fortemente i personaggi. Ed è anche l'epoca del patriottismo,
reso da Erulo Eruli nella grande composizione Vespro Siciliano,
episodio che nell'800 assurge ad esempio di eroica rivolta
contro ogni dominazione straniera.
Nei dipinti dei molti paesaggisti presenti si possono leggere
le diverse tendenze: il realismo di Lo Jacono (Vento in
montagna) si accende di sentimento con A. Leto che "impressiona"
la tela a pennellate dai colori forti e caldi (i tre studi
per i Funara); Michele Catti accoglie pienamente le istanze
impressioniste e ritrae paesaggi evanescenti ed indefiniti
(Ultime Foglie), Onofrio Tomaselli (I carusi) aggiunge una
nota di compassione (nel senso latino del termine, di partecipazione
dolorosa) sottolineata anche dai colori caldi. Alcune tele
di artisti sia italiani che stranieri esempleficano le nuove
tendenze del periodo a cavallo tra fine '800 e inizio '900:
l'espressionismo della Natività di Lienz, il simbolismo
di Von Stuck (Il peccato), il puntinismo del Mattino d'estate
di Terzi.
Nelle ultime sale sono riuniti i dipinti degli anni Trenta
e del secondo dopoguerra: il tram di Sironi, dai toni freddi,
Gli scolari di F. Casorati, dalle linee geometriche che
accentuano la tristezza e la staticità dei bimbi (impressionante,
in primo piano, l'alunno dagli occhi sbarrati), ed un espressivo
Autoritratto di Guttuso. In queste sale si trovano anche
altre sculture tra le quali emerge il bell'Acrobata di T.
Bertolino, dalle linee curve e sinuose.
Villa
Malfitano - Via Dante. Immersa in un bellissimo
giardino, questa villa liberty venne costruita a partire
daI 1886 da Giuseppe Whitaker, nipote dell'imprenditore
inglese Ingham che nel 1806 si stabilì in Sicilia, dando
vita ad un vero e proprio impero commerciale che include
la fondazione di una delle tre maggiori produttrici di Marsala
e di una grande compagnia di battelli a vapore. Giuseppe
si interessa di ornitologia ed archeologia e soddisfa questi
suoi interessi con i viaggi in Tunisia, dove studia gli
uccelli (ne scriverà poi un trattato) ed iniziando una vera
campagna di scavi sull'isola di Mozia, da lui acquistata.
Un'altra sua passione è la botanica. Si fa arrivare alberi
da ogni dove e li sistema nel giardino circostante la villa,
che diviene casi ricco di specie rare ed esotiche: palme,
Sangue di Drago, l'unico esemplare in Europa di Araucaria
Rouler ed un immenso ficus magnolioides. La villa diviene
ben presto uno dei principali punti di riferimento della
bella vita di quel periodo. Si danno feste e si ricevono
personaggi importanti, come i regnanti d'Inghilterra e d'Italia.
La villa deve celebrare con sfarzo la famiglia. Viene scelta
come modello la villa Favard di Firenze, arricchita però
di verande in ferro battuto che testimoniano il nascente
gusto liberty (bella in particolare quella che si affaccia
sul retro).
L'arredo interno è curatissimo, ricco di suppellettili orientali
(spesso comperati alle aste inglesi più famose) come ad
esempio la coppia di elefanti in cloisonnè provenienti dal
palazzo reale di Pechino, o la coppia di grandi uccelli
acquatici sul dorso di una tartaruga che simboleggiano i
quattro elementi (gli uccelli sono l'aria, le tartarughe
l'acqua, il serpente avvolto sul collo e tenuto nel becco
dell'uccello è la terra e la lanterna che funge da lampada
è il fuoco). Ai lavori alla villa partecipano i più bravi
artigiani della zona (palermitano è il mobilio della sala
da pranzo, tranne il tavolo, inglese) e i più famosi artisti
locali del tempo. In particolare spicca il Safar in Tunisia
di Lo Jacono (nel corridoio) e il ritratto a pastello alle
figlie di Giuseppe, opera di Ettore de Maria Bergler, appeso
lungo il bellissimo scalone a spirale che conduce al primo
piano, dal fondo decorato, come i soffitti del corridoio,
in stile pompeiano. Il vero gioiello di Casa Whitaker è
però la decorazione che questo artista ha concepito per
la Sala d'Estate: un trompe l'oeil che copre l'intera superficie
della stanza (pareti e soffitto) e che la trasformano in
una fresca veranda immersa nella vegetazione.
Villino
Florio - Al n° 36 di viale Regina Margherita.
E' la fantasiosa dimora fatta costruire da un'altra delle
più potenti famiglie dell'800 presenti in Sicilia: i Florio.
E' uno dei massimi esempi di Art Nouveau palermitana. Progettata
da E. Basile, era circondata originariamente da un ampio
parco.
Villa
Trabia - Via Salinas. E' un bel parco al centro
del quale sorge l'omonima villa edificata neI '700 e acquistata
il secolo successivo da Giuseppe Lanza Branciforte, principe
di Trabia e di Butera. L'aspetto attuale della villa risente
delle molte modifiche apportate alla fine del secolo scorso.
L'edificio, occupato oggi da alcuni uffici del comune, conserva
una bella entrata con uno scalone monumentale.
Albero
di Falcone - All'inizio di via Notarbartolo, sulla
destra. E' l'albero davanti all'abitazione di Giovanni
Falcone, ucciso in un attentato mafioso nel 1993. Dalla
sua scomparsa questo sembra essere diventato un vero e proprio
luogo di culto: messaggi, foto, piccoli oggetti testimoniano
l'affetto e la stima della gente nei confronti del giudice.
Museo
della Fondazione Mormino - Viale della Libertà, 52.
E' ospitato al, I° piano del Banco di Sicilia (Villa Zito).
Il museo nasce come raccolta di opere, manufatti e reperti
attuata dal Banco di Sicilia negli anni. La prima parte
è dedicata ai reperti degli scavi effettuati a Selinunte,
Himera, Solunto ed a Terravecchia di Cuti, un paesino dell'entroterra
ove viene alla luce un villaggio del VI-V sec. a.C. La seconda
sezione invece raccoglie maioliche sia siciliane che del
resto dell'italia (con qualche esempio di manufatti turchi
e cinesi). La terza parte invece è una ricca raccolta di
monete dal Duecento all'Ottocento completata, alle pareti,
da belle stampe siciliane. In particolare la n° 936, cinquecentesca,
permette di vedere come era Palermo, completamente circondata
da mura. Si distinguono in alto il Palazzo Reale con, sulla
sinistra, S. Giovanni degli Eremiti. Dal palazzo parte in
perpendicolare l'attuate via Vittorio Emanuele, che arriva
fino alla Cala, un tempo delimitata a sinistra dal semidistrutta
Castello a Mare. Al centro della città campeggia la Martorana.
A pianterreno si trova invece una collezione filatelica
con francobolli del regno delle Due Sicilie.
FUORI
PORTA
Orto
Botanico - L'Orto Botanico nella sua attuale collocazione
nasce neI 1789. Oltre al giardino vengono ideati dall'architetto
francese Dufourny, tutta una serie di edifici adibiti anche
allo studio ed alla sperimentazione. Numerosissime le specie
accolte. Begli esemplari di piante orientali, esotiche,
maestose come il Dendrocalamus Giganteus, una specie di
bambù, ma gigantesco o l'incredibile esemplare di Ficus
Magnolioides, il più grande ed esteso esemplare
del giardino. Singolari le chorisie, bombacee provenienti
dal Sudamerica introdotte a Palermo alla fine dell'800,
caratterizzate da un curioso tronco rigonfio e spinoso.
Dal grande fiore, di un rosa intenso, si sviluppano poi
i frutti che, giunti a maturazione, si spaccano e lasciano
cadere i semi avvolti da una folta peluria, in passato utilizzata
come crine. Una serra custodisce begli esemplari di cactus,
mentre presso l'entrata si possono ammirare enormi "barili
d'oro" (anche ironicamente chiamati sedie della suocera).
Ponte
dell'Ammiraglio - Corso dei Mille. E' un bel
ponte medievale sotto al quale un tempo passavano le acque
deIl'Oreto, poi deviato. Venne costruito neI 1113 dall'ammiraglio
di Ruggero II, Giorgio d'Antiochia.
Giovanni
dei Lebbrosi - Via Cappello, 38. E' forse la
più antica chiesa normanna. Dalla caratteristica cupolina
rasata che corona il campanile-portico, venne fondata nel
1070 (ma c'è anche chi sostiene un secolo dopo).
Chiesa
di S. Spirito o dei Vespri - All'interno del cimitero
di S. Orsola, nell'omonima piazza. La chiesa venne costruita
nel 1178 sotto il regno di Ruggero II. Divenne molto famosa
a partire dal 31 marzo 1282 quando, durante la recita dei
Vespri, un soldato francese ingiuriò una donna siciliana
provocando la reazione degli astanti e fornendo il pretesto
per un dilagante malcontento verso gli invasori d'oltralpe.
Era la guerra dei Vespri con la quale i siciliani scacciarono
i francesi dall'isola.
La chiesa ha una facciata a salienti purtroppo incompleta
che si arricchisce sui lati e nelle absidi di archi incrociati
e bicromi, tipici dell'arte normanna. L'interno, nudo e
semplice (anche per il restauro di fine '800 quando si è
provveduto a ripristinare l'aspetto originario, eliminando
il pesante apparato aggiunto in epoca barocca), è a tre
navate divise da archi ogivali sorretti da pilastri cilindrici.
In fondo tre absidi, come vuole la tradizione normanna.
Sopra l'altare un Cristo dipinto su tavola di legno (XVI
sec.).
Santuario
di S. Maria del Gesù - Percorrere il viale della Regione
Siciliana fino all'altezza dello svincolo di via Oreto e
voltare a destra in via S. Maria di Gesù, (riconoscibile
per un insegna verde di un negozio di calzature all'angolo).
Eretto nel 1426 sulle pendici del monte Grifone, il santuario
è un'oasi di pace e frescura. Vi si accede attraversando
l'attiguo cimitero, tradizionale luogo di sepoltura di famiglie
nobili. Il sagrato della chiesa è circondato da belle tombe
patrizie per lo più ottocentesche o degli inizi del nostro
secolo, come la cappella liberty dei principi Lanza di Scalea.
Il portale principale è caratterizzato da un architrave
e stipiti marmorei con fini bassorilievi raffiguranti Gesù
tra gli Angeli e gli Apostoli. Il portale sul lato sinistro
è in stile gotico arricchito da bei capitelli scolpiti a
motivi vegetali.
All'interno si conservano le due arcate ogivali del presbiterio,
una pregevole statua lignea della Vergine (1470) e un bel
soffitto ligneo a cassettani dipinto a motivi floreali e
angeli (inizi del XVI sec.) che copre il vestibolo della
chiesa, sopra il quale è collocato l'organo Degno di nota
anche il palco ligneo dell'organo, dal vivace colorismo
in cui sono dipinte scene della vita di S. Francesco (1932).
Albergo
delle Povere - Corso Calatafimi, 217. Visitabile
in occasioni di mostre o conferenze. Nato come ospizio per
i poveri della città intorno alla fine del '700 e riservato
dall'800 alle sole donne che vi impiantarono una tessitoria,
oggi è sede di mostre temporanee e di conferenze, l'edificio,
fronteggiato da una fontana secentesca, posta sull'altro
lato della strada, si compone di due corpi che si innalzano
intorno a due grandi e bei chiostri raccordati da una corte
centrale su cui si affaccia la chiesa della SS. Trinità,
il padiglione a sinistra continua, ancora oggi, ad ospitare
l'Opera Pia di assistenza ai poveri, l'ala destra invece
ospita il primo nucleo operativo dei carabinieri per la
tutela del patrimonio artistico della Sicilia, le sale espositive
e una sala conferenze in grado di ospitare 350 persone.
Catacombe
dei Cappuccini - Via Cappuccini. Luogo pieno
di fascino macabro. Le catacombe sono un labirinto di corridoi
che espongono migliaia di corpi mummificati, dalle espressioni
e posture contorte, vestiti di tutto punto, appesi (quasi
impiccati, dato che sono legati al collo da corde) alle
pareti, entro nicchie o sdraiati ed addossati al muro. Li
protegge una griglia che aumenta l'aspetto funesto che non
manca comunque di esercitare attrazione sul visitatore.
Sono i quasi 8000 resti dei frati cappuccini (i corpi più
antichi risalgono addirittura alla fine del '500), ma anche
di illustri o facoltosi palermitani, bimbi e vergini, ogni
"categoria" dotata di una propria zona. Impressionante è
lo stato di conservazione dei corpi, conservatisi grazie
alle particolari condizioni ambientali favorevoli al processo
di essiccazione. Un caso a parte è costituito da una bimba
di due anni morta neI 1920 che una serie di iniezioni chimiche
(il medico che le ha praticate è morto senza rivelare di
che cosa si trattava) hanno conservato tanto da farla sembrare
addormentata.
Nel cimitero annesso al complesso dei Cappuccini, riposa
lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa, morto nel 1957
(3° vialetto a sinistra).
Il
parco della Favorita - 3 km a Nord, lungo viale Diana.
Situato ai piedi del M. Pellegrino, si tratta di un grande
parco creato nel 1799 da Ferdinando III il Borbone quando
le truppe napoleoniche lo cacciarono da Napoli (dove era
re con il nome di Ferdinando IV). Il parco divenne la riserva
di caccia del re che vi fece costruire anche una residenza,
la divertente palazzina cinese, un edificio dalle curiose
forme e decori esotici progettata da Marvuglia. La costruzione
adiacente, nello stesso stile è composta attorno ad una
deliziosa corte su cui si affacciavano le cucine (collegate
al palazzo tramite un passaggio sotterraneo) era adibito
alla servitù ed oggi ospite il Museo G. Pitrè.
Museo
Etnografico Pitrè - Il museo raccoglie una grande quantità
di oggetti del folklore locale che aiutano a ricostruire
gli usi ed i costumi soprattutto rurali. Modelli di abitazioni,
esempi di utensili, ricami, stoffe, una bellissima testata
secetesca in ferro battuto, ceramiche povere, abiti della
festa, bei boccali in corno e borracce di zucca ci introducono
nel mondo contadino di una Sicilia d'altri tempi Nelle stanze
intorno alla corte sono invece raccolti esempi di carretti
siciliani dall'incredibile lavoro di intaglio, pittura e
lavoro in ferro battuto (si consiglia di soffermarsi sui
particolari, che sono infiniti), due carrozze consiliari
del Seicento, giocattoli di bimbi, oggetti legati alla magia
ed alla credenza popolare ed una incredibile serie di ex-voto
di fattura artigianale, testimonianza della viva devozione
popolare. Il museo possiede anche una biblioteca (aperta
solo la mattina) ricca di testi sulle tradizioni popolari
non solo siciliane.
REMINISCENZE
ORIENTALI
Grandi
erano i parchi che circondavano Palermo all'epoca dei normanni.
Ed uno di questi, il Genoard, il Paradiso della Terra, ad
Ovest della città, venne scelto dai sovrani per edificare
dei sollatii, palazzi di delizie nel senso orientale del
termine, luoghi di riposo immersi in giardini ricchi di
piante esotiche, vasche con pesci, fontane, corsi d'acqua
e completato dalla presenza di animali selvaggi, provenienti
da terre lontane. Da questa volontà nacquero la Zisa, il
Castello dello Scibene che, molto rimaneggiato.
E' visibile da viale Tasca Lanza, la Cuba Sottana,
la Cuba Soprana, oggi inglobata nella fatiscente
Villa Napoli (si possono a malapena scorgere alcune arcate)
e la Cubola, un piccolo padiglione quadrato
sormontato dalla caratteristica cupola rasata a berretto
di Eunuco (si vedano S. Cataldo e S. Giovanni degli Eremiti)
raggiungibile da via Zancla, una traversa di corso Calatafimi.
I due monumenti che si sono meglio conservati sono sicuramente
la Zisa e la Cuba Sottana.
La
Zisa - Piazza Guglielmo il Buono. Di El Aziz,
la splendida, la nobile, oggi purtroppo non rimane che il
nudo palazzo, ma dal fascino innegabile. La costruzione
venne iniziata per volere di Guglielmo d'Altavilla e completata
dal figlio Guglielmo II tra il 1166 ed il 1175 e fu affidata
interamente a maestranze arabe. Trasformata in fortezza
nel XIV sec. dopo un periodo di abbandono, poi in deposito
per gli oggetti contaminati dalla peste (XVI sec.), venne
trasformata (e quindi ampiamente modificata) in palazzo
patrizio, fino al recente restauro che ha cercato di ripartarla
all'aspetto originario.
Visita - Al pianterreno è la sala della fontana ad
attirare l'attenzione. A pianta cruciforme, aperta sulla
parte frontale, deve il nome alla presenza di due vasche
quadrate alimentate da un getto d'acqua che scorre in una
scanalatura al centro. Sulla parte alta delle pareti corre
un fregio di mosaico con pavoni ed arcieri. L'architettura
interna è un susseguirsi di stanze dotate di un particolare
sistema di refrigerazione che si avvale di intercapedini
nel muro che corrono da una stanza all'altra. Nicchie e
finestre presentano le mouqarnas, volte ad alveoli e stalattiti
in pietra tipiche dell'arte islamica. Il palazzo ospita
una collezione di oggetti provenienti in massima parte dall'Egitto
(periodo mammalucco ed ottomano), esempi di un'arte che
trovava probabilmente riscontro nell'arredo del palazzo.
Particolarmente belli i mushrabyya (XV sec), sorta di paraventi
in legno traforato che, posti davanti a porte e finestre,
riparavano da caldo e luce eccessivi.
La
Cuba - Corso Calatafimi, 100. Inglobata in una
caserma, la Cuba Sottana era circondata molto probabilmente
da un vasto lago artificiale, chiamato la Pescheria. Nella
vecchia scuderia, appena entrati a destra, si può vedere
un plastico che ricostruisce il probabile aspetto del luogo.
Alla parete il calco dell'iscrizione - cufica che costituisce
il coronamento dell'edificio e che permette di stabilire
che il palazzo fu costruito neI 1180 per volere di Guglielmo
II.
Bellissimo, l'edificio, nella sua semplicità decorativa,
una serie di archi ogivali allungati di diversa ampiezza
entro i quali si scrivono altre aperture. A pianta rettangolare,
arricchita da quattro piccoli avancorpi al centro di ogni
lato, la Cuba era suddivisa, all'interno, in tre ambienti
(il primo - che è l'ultimo nel senso della visita - aveva
anche due locali di servizio). In quello centrale si ravvisa
ancora la forma della vasca a stella a atto punte da cui
passava l'acqua prima immettersi nella pescheria, ove doveva
giungere assolutamente immota per poter riflettere l'edificio
ed il giardino.
DINTORNI
Monte
Pellegrino - 14 km a nord. La strada, intersecata
da un largo sentiero lastricato e molto più ripido che risale
alla fine del '600 (utilizzabile per le passeggiate a piedi)
offre bellissime viste su Palermo e la Conca d'Oro. Durante
la salita si oltrepassa sulla sinistra il Castello
Utveggio. massiccia costruzione rosa visibile anche
dalla città. Si giunge quindi al Santuario di S. Rosalia
(XVII sec.), costruito intorno alla grotta dove la leggenda
vuole sia vissuta la santa. Si narra anche che qui, neI
1624, sarebbero state ritrovate le sue ossa che, portate
in processione per la città, l'avrebbero liberata dalla
piaga della pestilenza, in seguito a questo evento S. Rosalia
è divenuta la patrona di Palermo. La grotta è tappezzata
di grondaie in zinco che servono a raccogliere l'acqua che
trasuda dalle pareti ed è considerata miracolosa.
Proseguendo per la strada in salita si giunge al belvedere
ove troneggia la statua della santa e da cui si gode di
una bella vista sul mare.
Grotte
dell'Addaura - Tra Mondello e Arenella, sul lungomare
Cristoforo Colombo, all'altezza di Punta di Priola.
Si sono scoperte sulle pendici del monte Pellegrino alcune
grotte abitate già durante il Paleolitico (V millennio a.C.);
in una di queste sono state ritrovate delle straordinarie
incisioni rupestri, da ricollegare ad una cerimonia di iniziazione
o a una scena rituale. Vi sono raffigurati animali e un
gruppo di nove figure umane con strani copricapi, disposte
in circolo attorno ad altre due figure che inarcano i corpi
e hanno le braccia tese in avanti, quasi come se stessero
danzando.
Mondello
- 11 km a nord. La strada è dominata dalle pendici
del Monte Pellegrino. Elegante località di villeggiatura,
la cittadina venne "scoperta" all'inizio del secolo dalla
Palermo benestante che decise di eleggerla a luogo ove trascorrere
i fine settimana e brevi periodi di vacanza. Ecco così sorgere
numerose e belle ville di cui rimangono ancora molti esempi
sul lungomare, lungo viale Principe di Scalea (villa Margherita
al n° 36), in via Margherita di Savoia (soprattutto nel
tratto iniziale) e nelle vie retrostanti, come ad esempio
al n° 7 di via Mosto (villino Lentini).
Il lungomare è caratterizzato da un bello stabilimento balneare
di inizio secolo ancora funzionante (anche se in parte adibito
a ristorante e a circolo privato).
Gli
Arabi hanno lasciato numerosi segni nella toponomastica.
Non sempre però l'appellativo dato al vari luoghi veniva
compreso dal siciliani, che lo interpretavano, modificavano
o arricchivano di un altro termine che a volte aveva però
lo stesso.., significato, come nei caso di Mongibello (l'altro
nome dell'Etna), due volte monte, o di Punta Raisi, due
volte capo.
STORIA
Fondata
dai Fenici nel VII sec. a.C. con il nome di Ziz, fiore,
viene conquistata dai Romani che le danno il nome di Panormus
(dal greco, tutto porto) che, con poche modifiche (l'arabo
Balharm) è giunto fino a noi. Il periodo felice della città
ha inizio sotto il dominio arabo (IX sec. d.C.). quando
diviene uno dei principali centri islamici in occidente.
La città si espande e nascono nuovi quartieri urbani al
di là dei confini del centro storico detto il Cassaro (dall'arabo
Al Quasr, il castello, antico nome anche della via principale,
oggi corso Vittorio Emanuele). In particolare, nei pressi
dello sbocco sul mare nasce la Kalsa (da al Halisah, l'eletta),
quartiere fortificato e residenza dell'emiro. Nel 1072 la
città cade in mano al normanno conte Ruggero, ma il passaggio
non avviene in modo violento: ai mercanti, gli artigiani
e più in generale alla popolazione musulmana (ma anche di
altre razze e religioni) viene consentito di continuare
a vivere e ad esercitare la propria professione. E' proprio
questo che permette il diffondersi dello stile poi detto
arabo-normanno, bellissima miscela di motivi sia architettonici
che decorativi. La città prospera e si arricchisce di apporti
delle diverse culture. Ruggero II, figlio del "conte", amante
del lusso, fa nascere ovunque giardini di foggia orientale
con lussuosi palazzi (la Zisa, la Cuba) e si circonda di
letterati, matematici, astronomi ed intellettuali provenienti
da ogni dove. Dopo un breve periodo di scompiglio e decadenza,
Palermo e la Sicilia passano nelle mani di Federico II di
Svevia (1212), sotto il quale la città riacquista centralità
e vigore. Si susseguono gli angioini, cacciati alla fine
della cosiddetta Guerra del Vespro, gli Spagnoli e, nel
'700, i Borboni di Napoli che vestono la città di palazzi
barocchi.
L'Ottocento segna l'apertura della città ai commerci ed
alle relazioni con l'Europa. La borghesia imprenditoriale
è la nuova forza economica e la nuova "committente". E la
città allarga i suoi confini. Viene inaugurato il viale
della Libertà, continuazione di via Maqueda, ed il quartiere
che vi sorge attorno si arricchisce di creazioni liberty.
Ed è purtroppo l'ultimo guizzo, seguito da un periodo di
stasi che vede susseguirsi i bombardamenti dell'ultima guerra,
il terremoto del 1968 ed un lento, ma corrosivo degrado
dei quartieri medievali. Oggi però un nuovo impulso alla
rivalutazione, al restauro ed al riutilizzo dei magnifici
monumenti del centro sta cercando di risvegliare questo
magnifico gigante d'oriente ancora addormentato.
TURISMO
Principale
porto della Sicilia, Palermo occupa il centro di un'ampia
baia chiusa a nord dal Monte Pellegrino e a sud da capo
Zafferano. E' costruita ai margini di una fertilissima piana
chiamata nel XV sec. Conca d'Oro per le rigogliose
coltivazioni di agrumi e la presenza di palmeti e uliveti.
Palermo, un tempo meta preferita di scrittori, poeti ed
artisti, sedotti dall'atmosfera orientaleggiante che vi
si respirava, dalla bellezza della città, costruita nell'arco
dei secoli e risultato di culture e tradizioni diverse,
ha purtroppo subìto danni terribili soprattutto durante
i bombardamenti dell'ultima guerra quando i quartieri vecchi
sono stati distrutti (1943) e mai completamente ricostruiti.
Anche l'edificazione di grandi e fatiscenti palazzi nelle
zone periferiche, non contribuisce certo a migliorare l'immagine
della città. Nonostante tutto ciò, Palermo conserva il fascino
delle genti che qui hanno stabilito la loro dimora, dai
Bizantini, agli Arabi, ai Normanni che hanno lasciato la
loro impronta indelebile nell'arte, ma anche nella vita
stessa della città.
La città si anima in modo particolare in luglio, quando
viene festeggiata la patrona Palermo, S. Rosalia, con manifestazioni
che durano ben cinque giorni.
La
città, un'immagine - Sono molti gli scrittori che hanno
intinto la penna per descrivere Palermo o farne lo sfondo
delle loro storie. Ecco la pagina di un siciliano che trasforma
la Sicilia in sogno, evoca immagini, profumi e suoni attraverso
parole a volte liriche, a volte nostalgiche, a volte crude,
"A Palermo la rossa, a Palermo la bambina." Rossa, Palermo,
come immaginiamo fosse Tiro o Sidone, fosse Cartagine, com'era
porpora dei Fenici; di terra rossa e grassa, con polle d'acqua,
da cui alto e snello, pieghevole ai venti, s'erge il palmeto
fresco d'ombra, eco e nostalgia di oasi, verde: moschea,
tappeto di ristoro e di preghiera, immagine dell'eterno
giardino del Corano. Bambina perchè dormiente e ferma, compiaciuta
della sua bellezza, perchè da sempre dominata da stranieri,
e dominata soprattutto dalla madre, la fatale madre mediterranea
che blocca i figli in un'eterna adolescenza.
S'adagia, rigogliosa e molle, su una felice conca ...".
Da La Sicilia passeggiata di Vicenzo Consolo, ed. Rai-Eri.
VIVERE
PALERMO
L'arrivo - Il modo più veloce per raggiungere Palermo
è sicuramente l'aereo. Questo non escude però che si possa
anche arrivare in auto, in treno, via mare o in autobus.
Aereo - L'aeroporto della città, Punta Raisi (o Falcone-Borsellino,
come è stato chiamato dopo l'uccisione dei due giudici),
è situato 20 km a nord di Palermo. Collegamento tra l'aeroporto
ed il centro città è assicurato da un autobus che effettua
corse ogni 30 min ca e si ferma in v.le Lazio, in Piazza
Ruggero Settimo davanti al teatro Politeama ed alla Stazione
Centrale davanti all'Hotel Elena. tel. 091/580457.
Nave - I collegamenti nazionali prevedono partenze
da Genova, Napoli, Livorno, Cagliari e le isole minori (Ustica,
Pelagie, Egadi ed Eolie); quelli internazionali da Malta
e da Tunisi. Per informazioni rivolgersi alle Agenzie di
viaggio.
Autobus - Esiste un collegamento diretto da Palermo
a Roma effettuato dall'autolinea Segesta con partenza dalla
Stazione Tiburtina a Roma ed arrivo in via P. Balsamo, 26
a Palermo (e in via Turati 3). Tempo di percorrenza: 12
ore tel 091/6167919 o 6169039. Lo stesso percorso viene
effettuato anche dalla Sais Trasporti che effettua il percorso
da Roma (Stazione Tiburtina) a Palermo (con cambio a Caltanissetta),
091/6171141.
ALLA
SCOPERTA DELLA CITTA'
Come muoversi - E' consigliabile evitare di girare in auto
sia per il traffico intenso che per le grandi difficoltà
di parcheggio. Vi sono in ogni caso alcuni grossi parcheggi
dislocati fuori dal centro ed una buona possibilità è data
da via Lincoln, proprio di fianco all'Orto Botanico e a
due passi dalla Kalsa. Il modo migliore di muoversi è quello
di utilizzare autobus e taxi per le lunghe distanze e i
propri piedi una volta raggiunta la zona da visitare. Altro
modo, molto più lento, ma di sicuro godimento è quello di
prendere una carrozzella che normalmente attende nei pressi
della stazione centrale, ma che si può incontrare anche
in giro per la città. Si consiglia di pattuire il prezzo
prima.
Radio taxi - Autoradio Taxi 091/512727 e Radio Taxi Trinacria
091/225455.
Autobus - Esistono due tipi di biglietti: quelli a validità
oraria e quelli giornalieri (molto convenienti se si utilizzano
i mezzi pubblici più di tre volte nel corso della giornata).
Visite
guidate - La CST (Compagnia Siciliana Turismo) organizza
visite di alcuni dei principali monumenti cittadini e del
Duomo di Monreale ogni sabato mattina. Inoltre organizza
nei vari giorni della settimana visite guidate (per la durata
di un'intera giornata) a Segesta, Erice e Trapani; Etna
e Taormina; Agrigento e Piazza Armerina: Monte Pellegrino
e Catacombe dei Cappuccini (a Palermo, in mezza giornata),
via Emerico Amari, 124 tel.091/582294. L'AMAT (Azienda Municipale
dei Trasporti) organizza sette differenti tour in autobus
(con guida bilingue) alla scoperta della città. Due tour
sono notturni (Palermo by night, partenza alle 20), con
sosta per la cena in piazza Marina. Gli altri si svolgono
o il mattino (partenza alle 9) o il pomeriggio (partenza
alle 5). Ogni tour dura circa 3 ore e 45 min e costa lire
20000, tel. 091/350415.
100
chiese aperte - Questa bella inziativa, ancora in via
di sviluppo, sta riportando in vita alcuni monumenti di
Palermo finora purtroppo inaccessibili, Per ora le chiese
ed i palazzi aperti sono circa una trentina, ma il progetto
finale prevede la riapertura di un centinaio. I monumenti
sono dati in gestione a cooperative che effettuano visite
guidate. Gli orari di apertura sono indicativamente dalle
9 alle 17. Tra i monumenti riaperti si segnalano: Palazzo
Marchesi (vicolo alla Chiesa S. Orsola) con le sue Camere
dello Scirocco (stanze sotterranee areate e a volte abbellite
da piccole fonti che servivano da rifugio per le giornate
calde ed afose in cui spirava lo Scirocco) a otto m di profondità:
la chiesa di S. Maria in Valverde (piazzetta Valverde),
al cui interno vi è una commistione di stili neoclassico
e barocco. Cooperativa Azzurra tel.091/6161091.
Dove
fare acquisti - I bei negozi sono concentrati soprattutto
nella zona nuova, ungo via della Libertà e nelle principali
arterie cittadine (via Roma, via Maqueda). Via Principe
di Belmonte, è una bella via pedonale. fiancheggiata da
eleganti negozi. La parte centrale è sistemata a verde ed
occupata dai tavolini di bei bar: Antico Caffè, la gelateria
Liberty, Au Domino (Creperie, bistrot), cafè de Paris.
Orari di apertura - I negozi sono chiusi il lunedì mattina
(gli alimentari il mercoedì) e sono generalmente aperti
dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30. Il sabato pomeriggio
invece sono aperti dalle 16 alle 20.
Mercati
Tipici - I più colorati sono sicuramente i mercati alimentari:
uno snodarsi di tendoni colotati, con bancarelle variopinte
(bellissimi i banconi di frutta e verdura e quelli di pesce)
illuminate da nude lampadine. La Vucciria
è sicuramente il mercato più noto di Palermo, colorato e
chiassoso (da cui probabilmente il nome), ed è di generi
alimentari. Si tiene tutte le mattine (tranne la Domenica)
fino alle 14 alle spalle della cala, in via Cassari-Argenteria
e dintorni (fin nei pressi di piazza S. Domenico). L'origine
del nome è controversa: cìcè chi lo fa derivare dal termine
francese boucherie (carne) chi invece dall'assordante sovreapporsi
delle voci che richiamano l'attenzione dell'avventore. Vicinissimi
sono il mercato alimentare di Ballarò che
si tiene nella zona di piazza del Carmine ed il Mercato
di Capo (la prima parte, intorno a piazza Beati Paoli è
quella alimentare, più pittoresca, la seconda, in via S.Agostino
e via Bandiera è di abbigliamento). Di abbigliamento sono
invece i mercati di Casa Professa e Lattarini
(tra piazza Borsa e piazza Rivoluzione). Il mercato delle
Pulci (piazza Peranni-Papireto) espone oggetti di piccolo
antiquariato e modernariato, mentre il mercato dei Calderia
nell'omonima via, propone oggetti artigianali di metallo.
E'
ora di mettersi a tavola
Ristoranti tipici - La Tonnara Florio, dell'edificio liberty.
Oggi lo spazio è in parte adibito a discoteca ed in parte
a pizzeria. Si trova nel quartiere Arenella, in discesa
Tonnara n.4. Il Gourmands, in via della Libertà 37/e e Santandrea,
in piazzetta S. Andrea, propongono una cucina siciliana
classica, mentre la trattoria Biondo, in via Carducci n.15,
prepara specialità più casalinghe. A Mondello, la Vecchia
Tonnara, in via Mondello n.76 è un ristorante ospitato negli
ambienti un tempo adibiti alla lavorazione del tonno e propone
specialità di pesce e frutti di mare.
E
per uno spuntino veloce?
Alcune tra le specialità più diffuse per uno spuntino veloce
sono u sfinciuni (lo sfincione), pizza condita con pomodoro,
acciuga, cipolla e pangrattato, il panino con la milza e
le panelle (farina di ceci fritta) che vengono spesso proposte
anche nei mercati tipici. All'Antica Focacceria S. francesco
proprio nel centro del quartiere medievale, di fronte all'omonima
chiesa, si possono gustare focacce farcite, arancini di
riso, torte salate, ricotta fritta, lo sfincione, in un
bell'ambiente vecchio stile con tavolini in marmo e una
vecchia stufa di ghisa a fare da bancone. Se ci si trova
invece nella zona di viale della Libertà, provate uno dei
panini di Di Martino (via Mazzini, 54), magari seduti all'aperto.
Consigli
per i golosi
Due nomi tra le miriadi di Ottimi posti dove fermarsi per
un peccato di gola: Oscar in via Mariano Mighiaccio, 39
la cui specialità più conosciuta è la torta Devil ed il
Bar Costa, via D'annunzio, specializzato in pasticceria,
soprattutto le mousse all'arancio e al limone. A questi
si aggiunge la storica Pasticceria Mazzara, via Generale
Magliocco 15, dove Giuseppe Tomasi di Lampedusa usava recarsi
per colazione.
Il
sapore del tempo passato
Gli alberghi storici di Palermo - Due sono i nomi che subito
affiorano sulle abbra quando si parla degli alberghi che
hanno visto passare la vita mondana e la storia a Palermo:
Il Grand Hotel et des Palmes ed il Villa Igiea. E soprattutto
il primo. Nato alla metà dell'800 come dimora di Ben Ingham,
un inglese che ha fatto parte della storia del Marsala in
Sicilia, e presto trasformato in albergo, ha ospitato tutti
i personaggi di spicco di passaggio in città: musicisti
(Wagner vi finisce il Parsifal, ed esiste ancora lo sgabello
su cui sedeva), pittori (ci sono schizzi di Guttuso e Fiume
in una saletta), scrittori, politici di ieri (Crispi) e
di oggi (uno per tutti, Andreotti), uomini di spettacolo
ed una sfilza di nobili che qui hanno a lungo e silenziosamente
passeggiato per i corridoi. Qui si svolgono importanti eventi
politici, fatti di cronaca, avvenimenti inspiegabili e misteriosi
legati ad un mondo di spie, di omertà, di intrighi che,
se non si trattasse di un albergo, si potrebbero dire di
corte. E' qui che, nel 1957, si svolge la segreta cena degli
alti vertici della mafia italoamericana; qui che misteriosamente
muore (e scompare) un agente Segreto caduto dal settimo
piano direttamente sul lucernario del grande salone degli
specchi (subito raccolto e portato all'ospedale da figuri
altrettanto misteriosi): qui che Vittorio Emanuele Orlando,
noto politico, dà una sontuosa cena di dodici portate ed
è ancora qui che si conclude la dissoluta e tragica vita
di un poeta francese suicidatosi (o morto per sostanze allucinogene)
nel 1933. E si giunge così alla strana storia di un barone
di Castelvetrano che vive segregato nella suite del piano
nobile da più di cinquant'anni. E' la condanna d'esilio
che deve scontare, si narra, per aver ucciso un ragazzo
colpevole, di un piccolo furto, condanna imposta dal padre
del malcapitato: un esempio di dignità ed onore alla parola
data ormai rarissimo.
E l'atmosfera del passato aleggia ancora nella grande hall
dell'albergo, progettata da Basile, nel grande salone degli
specchi, nella sala caminetto, nel ristorante dove ancora
qualcuno chiede di cenare "a quel tavolo" o al bar dove
molti, tra un drink e l'altro, si confessano al barista.
Villa Igiea, invece, è una costruzione molto
più grande, in posizione panoramica sulle pendici del monte
Pellegrino. Nasce come casa di cura per Igiea Florio (malata
di tubercolosi) su progetto di Ernesto Basile che trasforma
un preesiutente edificio neogotico in una lussuosa dimora
di stile esotico, In particolare la sala da pranzo, oggi
sala Basile (visitabile su richiesta al personale dell'albergo,
sempre molto gentile), viene ripensata, arricchita di boiserje
e decorata da Ettore de Maria Bergler, noto artista liberty,
con delle bellissime ed evanescenti figure femminili circondate
da delicati fiori a stelo lungo. Lungo le pareti dei corridoio
si possono ammirare foto che ritraggono gli illustri ospiti
del passato, tra i quali figurano molti regnanti d'Europa.
Un
intrattenimento antico
Teatro dei Pupi - A Palermo è il nome della famiglia
Cuticchio Che viene immediatamente associato all'opera dei
pupi. Tradizione vecchia di questi abili pupari, che oltre
a fare spettacoli si costruiscono i pupi da soli. Purtroppo,
infatti, una volta lo spettacolo richiamava grandi folle,
era seguito da tutti e dava lavoro non solo a chi gli spettacoli
li faceva (ed erano molte le compagnie), ma anche a degli
abili artigiani che si specializzavano nella costruzione
di queste incredibili creature, così curate e complesse
da richiedere giorni e giorni di lavorazione. Basti pensare
che un'armatura consta, in media, di 35-36 pezzi che poi
vengono assemblati. E tutti fatti a mano. La famiglia è
ancora abbastanza numerosa e c'è chi si dedica a ideare
Spettacoli sempre nuovi e chi invece costruisce pupi.
Opera
dei Pupi - Teatro di Mimmo Cuticchio, Via Bara all'Olivella
95 tel. 091/323400. Di fronte al teatro si trova il laboratorio
(visite possibili) dove sono raccolti pupi e macchinari
scenici (per riprodurre l'effetto del vento e della pioggia),
I pupi, appesi alle pareti, sono divisi nei vari gruppi:
appena entrati, sulla sinistra, Orlando da piccolo con i
suoi compagni (utilizzati per gli spettacoli per i bambini
della scuola materna ed elementare), poi le due schiere
dei paladini (sopra) e dei saraceni (sotto). Un tempo gli
spettacoli dei pupi erano così seguiti che il pubblico riconosceva
immediatamente i vari personaggi. Il metodo più semplice
è comunque osservare gli scudi: Orlando ha uno scudo circondato,
mentre Rinaldo e Bradamante (riconoscibile anche dai lunghi
capelli hanno raffigurato un leone. Poco oltre si trova
il laboratorio di Nino Cuticchio costruttore di pupi.
Laboratorio e teatro di Girolamo Cuticchio, via dei Benedettini.
Ippogrifo di Anna Cuticchio, vicolo Ragusi ai Quattro Canti
di Cito tel. 091/32 91 94. lI laboratorio è in via Orologio,
14.
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