ETNA
Punto
culminante della Sicilia, incappucciato dalla neve nel periodo
invernale, l'Etna, ancora attivo, è uno dei più
famosi vulcani d'Europa. La sua altezza, continuamente modificata
dalle eruzioni, è oggi circa 3350 m s.l.m. L'altro
nome dell'Etna, Mongibello, deriva da una errata interpretazione
dell'arabo Gebel, monte, cui è stato aggiunto una
seconda volta l'appellativo. Etna sarebbe così un
suggestivo "due volte monte".
IL
VULCANO E LA SUA STORIA
L'Etna
nasce da eruzioni sottomarine che, in epoca quaternaria
(circa 500.000 anni fa), formano anche la Piana di Catania,
prima occupata da un golfo. Le eruzioni dell'Etna nell'Antichità
sono assai numerose, almeno 135. Nel Medioevo il vulcano
erutta nel 1329 e nel 1381, seminando il terrore nella gente
che vive nella zona. Ma è nel 1669 che ha luogo il
cataclisma più terribile: il torrente di lava scende
fino al mare devastando in parte Catania al suo passaggio.
In epoca più
recente le eruzioni più rilevanti sono quelle del
1910 con la formazione di ventitrè
nuovi crateri, quella del 1917 quando una fontana di lava
zampilla fino ad 800 m al
di sopra della sua base, quella del 1923 dopo la quale la
lava eruttata resta calda per oltre diciotto mesi.
Le ultime esplosioni di "collera" del vulcano
hanno luogo nel 1928 quando una colata, di lava distrugge
Mascali, nel 1954, 1964, 1971, 1974, 1978, 1979, 1981, 1983,
1985, fino a quella del 1991 che termina dopo ben tre anni.
L'Etna mantiene sempre il suo pennacchio di fumo e può
in qualsiasi momento entrare in attività.
Tutt'intorno
ai crateri, le colate di lava nere se sono recenti, grigie
quando invece risalgono a tempi più lontani e cominciano
a ricoprirsi di licheni, testimoniano con la loro presenza
e, qua e là, con i loro funesti effetti (strade interrotte,
edifici distrutti) l'incessante attività del vulcano.
A quasi 3000 m di altitudine, sul versante del cratere centrale,
nella zona Torre del Filosofo il cui rifugio è stato
distrutto dalla lava nel 1971, appaiono quattro crateri:
quello di sud-est, nato nel 1978, l'immenso cratere centrale,
quello di nord-est, la cima più alta, la cui attività
non si è più manifestata dopo il 1971, e la
Bocca Nuova, ultimamente la più attiva.
Per informazioni dettagliate sull'attività dell'Etna
consultare il capitolo dedicato al Vulcanismo.
PARCO
Istituito nel 1987, il parco copre un'estensione di 59000
ha.
La montagna appare come un enorme cono nero, visibile in
un raggio di 250 km. Alla sua base, estremamente fertile,
prosperano numerose colture di aranci, mandarini, limoni,
olivi, agavi, fichi d'india, nonchè banani, eucalipti,
palme, pini marittimi e viti da cui si produce eccellente
vino Etna. Tra la vegetazione spontanea, invece, particolarmente
presente è l'euforbia arborea. Sopra i 500 m crescono
noccioli, mandorli, pistacchi, castagni che più in
alto lasciano il posto alle querce, ai faggi, alle betulle
ed ai pini, soprattutto nella zona di Linguaglossa (si veda
oltre). Il paesaggio a queste quote è inoltre caratterizzato
dalla ginestra dell'Etna.
Superati i 2100 m di quota ha inizio la zona desertica dove
si trova lo spinosanto (Astragalus siculus), piccolo cespuglio
spinoso, a cui spesso si trovano associate variopinte varietà
endemiche di viole, seneci e altri fiori che popolano le
pendici dei crateri secondari. Verso le punte più
elevate, la neve e la lava calda per lungo tempo, impediscono
la crescita di qualsiasi tipo di vegetazione macroscopica.
E' il
cosiddetto deserto vulcanico.
Il parco dell'Etna ospita anche una fauna variata di piccoli
mammiferi (istrici, volpi,
gatti selvatici, donnole, martore, ghiri), volatili (gheppi,
poiane, fringuelli, picchi,
upupe), alcuni rettili, tra cui la vipera, e moltissime
farfalle tra le quali spicca l'Aurora deIl'Etna (Anthocharis
damone)
LE
ESCURSIONI
Molti sono gli itinerari possibili all'interno del parco,
sia percorsi brevi che escursioni più lunghe, più
complesse tra cui La Grande Traversata Etnea -GTE- (5 giorni
di trekking con tappe dai 12 ai 15 km), sentieri natura
e, per i più pigri, la circumetnea sia in auto (si
veda oltre) che in treno.
Quest'ultima utilizza il tratto ferroviario che "circumnavigando"
l'Etna, parte da Catania ed arriva a Riposto. Da qui, per
rientrare a Catania è possibile prendere un autobus.
Per informazioni, rivolgersi allla Ferrovia Circumetnea
095/541246.
Per informazioni dettagliate sui percorsi ci si può
rivolgere all'Azienda Provinciale
di Catania tel. 095/317722, all'Azienda di Soggiorno e Turismo
di Nicolosi
tel 095/911505 o alle Pro Loco dei comuni etnei tra cui
Linguaglossa (tel. 095/643094), Zafferana Etnea (tel. 095/70
82825) ed al Gruppo Guide Alpine Etna Sud a Nicolosi tel.
095/7914755).
Ascensione
al vulcano - A causa delle eruzioni dell'Etna, le attrezzature
turistiche (strade, piste, funivie, rifugi) non hanno carattere
definitivo e possono
essere rimosse o soppresse a seconda della gravità
dei danni arrecati dall'eruzione più recente. Le
escursioni sul vulcano possono essere annullate in caso
di maltempo (pioggia, nebbia). E' utile tenere presente
che, soprattutto per il versante nord-est, il periodo in
cui l'escursione è possibile varia ogni anno a seconda
delle nevicate. All'inizio della stagione (normalmente a
maggio) vengono effettuate gite più brevi che raggiungono
quote meno elevate, solo quando le strade sono state liberate
dalla neve e, nel tratto più alto, è passata
la ruspa, si raggiunge quota 3000. Il periodo migliore per
effettuare l'escursione quindi è
normalmente la piena estate. Il momento migliore sono le
prime ore del mattino.
Equipaggiamento
- Sia per le escursioni a quota più bassa che per
quelle che
invece raggiungono le altitudini più elevate (si
veda oltre) è necessario tener presente che, sebbene
ci si trovi in Sicilia, qui la temperatura può raggiungere
minime molto basse. E' quindi consigliabile essere equipaggiati
con un maglione ed una giacca a vento e calzare scarpe adatte
(meglio se scarponcini da trekking, perchè spesso
in alto si trova la neve). Chi dovesse arrivare sprovvisto
del giusto abbigliamento, può comunque noleggiare
giacche a vento e scarpe adatte. Inoltre, dato che il riverbero
del sole può essere molto intenso, è meglio
essere sempre provvisti di occhiali da sole.
LE
VIE DELL'ETNA
L'ascesa al vulcano può essere effettuata sia dal
versante nord che dal versante
sud. I due percorsi offrono panorami e caratteristiche diverse.
Più brullo, nero e desertico il percorso che da Nicolosi
porta al Rifugio Sapienza, immerso nel verde il tratto che
conduce a Piano Provenzana.
Dalla
costa al versante sud
Percorso di 45 km con partenza da Acireale - 1/2 giornata
ca
Diversi sono gli approcci per raggiungere il versante sud
del vulcano, quello più
brullo, nero di lava frantumata a formare un paesaggio dall'aspetto
lunare. Molti
sono i paesini da cui si può passare per raggiungerlo
e tutti hanno in comune una caratteristica: la pietra lavica
a pavimentare le strade, ad ornare portali e finestre delle
case, a creare mascheroni resi più minacciosi dal
colore scuro, a sottolineare le linee delle chiese.
DINTORNI
Aci
Sant'Antonio - La piazza Maggiore custodisce alcuni
dei principali monumenti
cittadini ed è dominata dall'imponente facciata del
Duomo, ricostruito dopo il
terribile terremoto del 1693. Di fronte si erge la cinquecentesca
chiesa di S. Michele Arcangelo. Dalla piazza si snoda la
centrale via Vittorio Emanuele chiusa, in fondo, da ciò
che resta del palazzo della famiglia Riggio.
Viagrande
- Il centro del paese è pavimentato a grandi lastroni
di pietra lavica.
La settecentesca Chiesa Madre ha una facciata scandita dalla
stessa scura pietra
che sottolinea le linee verticali, i portali e le finestre
che li sovrastano.
Trecastagni
- Contrariamente a quanto si possa pensare, il nome si riferisce
ai tre santi (tre casti agni, cioè agnelli) qui venerati:
Alfio, Filadelfio e Cirino. E' qui che ha luogo la festa
dei tre santi con la processione del ceri, alcuni pesantissimi,
che tra il 9 ed il 10 maggio vengono portati dagli ignudi
fino al Santuario di S. Alfio, all'inizio del paese. Via
Vittorio Emanuele, fiancheggiata da bei palazzi, permette
di giungere ai piedi della Chiesa Madre di S. Nicola, caratterizzata
da un campanile centrale. L'edificio è preceduto
da una ripida scalinata fiancheggiata, sulla destra, da
un'esedra che più in alto si scompone in un gioco
di rampe asimmetriche. In alto, una terrazza permette di
godere di una bella vista sulla piana sottostante.
Tra
cucina e folclore - Il ristorante Villa Taverna, in
corso Colombo 42 a Trecastagni, offre una particolarissima
ambientazione e ripropone la ricostruzione di alcuni angoli
del centro storico catanese, quasi una scenografia completa
di oggetti che fanno rivivere un'epoca passata. La cucina
propone un menù tipico siciliano a prezzo fisso.
Pedara
- Piazza Don Diego è dominata dal Duomo, che presenta
una singolare
cuspide maiolicata a vivi colori.
Nicolosi
- E'considerata la porta dell'Etna. Qui hanno sede le guide
Alpine Etna
Sud (tel. 095/7914755) e da qui si snoda la bella strada
che conduce fino al Rifugio Sapienza, luogo di partenza
per le escursioni al cratere.
Verso
la cima dell'Etna - Il percorso permette di scoprire
un volto inusuale e
proietta il visitatore in unta dimensione quasi fantastica,
ove le note dominanti sono il nero della lava e l'azzurro
del cielo con, qua e la, qualche spruzzo bianco di neve.
Prima di giungere al rifugio, un'indicazione segnala i Crateri
Silvestri, una brevissima passeggiata a quota 1886 m. ma
che ci catapulta sulla luna, con i suoi crateri.
Ascesa
al versante sud - L'escursione si svolge parte in funivia
(dal Rifugio
Sapienza) fino a 1923 m, parte in fuoristrada (fino a 2608
m).
L'ultimo tratto a piedi. Per ragioni di sicurezza non è
più possibile avvicinarsi
alla bocca centrale. Si giunge però, dopo un breve
cammino, ad una zona "calda", in cui la terra
fuma.
La gita prevede anche una sosta in fuoristrada nei pressi
della Valle del Bove, vasta zona depressa (da qui l'appellativo
valle) delineata da muraglie di lava alte fino a 1000 m
in cui si aprono crepacci e voragini. La zona è stata
spesso teatro di eruzioni di cui alcune particolarmente
pericolose, in cui la lava è riuscita a raggiungere
i centri abitati (1852, 1950, 1979 e 1991).
Il
versante nord-orientale
Percorso di 62 km con partenza da Linguaglossa - 1 giornata
ca
Linguaglossa
- Il paese, letteramente due volte lingua (Glossa in greco)
testimonia, nell'ipotesi più intrigante, la sua posizione
"calda" proprio sulle pendici
dell'Etna che spesso furono invase da sciare di lava incandescente.
La piazza centrale è caratterizzata dalla presenza
della Chiesa Madre, in pietra lavica e arenaria. All'interno,
si può ammirare un bel coro ligneo del 1728 con scene
della vita di Cristo.
La Pro Loco di Linguaglossa, lungo la via principale del
paese, funge da principale
punto di riferimento per le escursioni sull'Etna. Materiale
e pannelli esplicativi
all'interno della sede aiutano a conoscere il parco ed il
vulcano, a programmare
le gite.
Lungo la strada Mareneve, fiancheggiata da una bella pineta
di pini lanci, si giunge fino a Piano Provenzana dove si
può lasciare la vettura per effettuare l'escursione
ai crateri sommitali.
Ascesa
al versante nord - In un bellissimo percorso, il pulmino
fuoristrada raggiunge i 3000 m ca di altitudine. Su questo
versante è stato installato il nuovo
osservatorio che ha sostituito quello distrutto dalla lava
durante l'eruzione del 1971 (durata 69 giorni) che ha interessato
sia il versante sud (ove oltre all'osservatorio viene "cancellata"
la vecchia funivia), che il versante orientale ove la colata
lavica arriva a minacciare alcuni centri abitati (Fornazzo,
Milo) per fermarsi a circa 7 km dal mare. Dalle vicinanze
dell'osservatorio, a 2750 m ca, si
gode di una magnifica vista. Si prosegue poi fino a quota
3000. Qui si abbandona il fuoristrada per procedere a piedi
e vedere da vicino quelle terribili sbuffanti bocche che
a seconda del loro umore decidono di risparmiare le terre
attorno o di mondane di una sciara, o di fuoco vivo. Il
percorso varia a seconda dei capricci del vulcano. Lungo
il ritorno, viene effettuata una sosta a 2400 m d'altitudine,
per vedere i crateri protagonisti dell'eruzione del 1809.
La
strada orientale - Una volta ritornati a Piano Provenzana
si può proseguire
lungo la strada panoramica Mareneve che costeggia la zona
sommitale dal lato est. Sulle basse pendici del versante
orientale dell'Etna, si trovano numerosi paesini agricoli
che sfruttano la fertilità del suolo vulcanico per
coltivare vite ed agrumi. In località Fornazzo, appena
prima di immettersi sulla strada che collega Linguaglossa
con Zafferana Etnea, si giunge fino all'incredibile colata
lavica che, nel 1979, ha "rispettato" la piccola
Cappella del Sacro Cuore (sulla sinistra) sebbene addossandosi
ad uno dei muri e riuscendo a penetrare un poco
all'interno: Oggi è meta dei numerosi fedeli che
vedono in questo un evento miracoloso e vi portano numerosi
ex-voto. Da Fornazzo una breve deviazione sulla sinistra
permette di raggiungere Sant'Alfio.
Sant'Alfio
- Il paesino possiede una monumentale Chiesa Madre secentesca
ma rimaneggiata nel XIX sec., con una singolare facciata
a campanile in pietra lavica. Dalla terrazza antistante
la chiesa si gode di una splendida vista sulla costa ionica.
L'attrattiva principale di S. Alfio è però
il castagno
dei 100
cavalli (sulla provinciale per Linguaglossa), un maestoso
esemplare di più di duemila anni, il cui tronco,
formato da tre distinti polloni, ha una circonferenza di
60 m. Il nome gli deriva da una leggenda, secondo la quale
la regina Giovanna (non si sa se Giovanna d'Aragona, regina
di Castiglia o Giovanna d'Angiò regina di
Napoli) vi trovò riparo in una notte di tempesta
con il suo seguito di 100 cavalieri.
Ritornare
in direzione Fornazzo e proseguire a sinistra verso Milo.
Milo
- Piccolo borgo agricolo, Milo deve la sua sopravvivenza
nel corso del tempo
all'imprevedibile e cieco cammino della lava che lo ha sempre
risparmiato. Molte
volte infatti, la colata è giunta vicinissima (nel
1950, 1971 e 1979) ed alla fine ha
deviato il suo corso.
Proseguire
in direzione di Zafferana Etnea e raggiungere Trecastagni
e poi Nicolosi per poi proseguire sul versante sud o verso
Catania.
LA
CIRCUMETNEA
Circuito di 154 km ca - 1 giornata
La
strada che corre tutt'intorno all'Etna, permettendo di cogliere
immagini sempre
diverse del vulcano, tocca alcuni interessanti paesini.
Catania.
Misterbianco
- L'imponente chiesa settecentesca di S. Maria delle Grazie
eleva la sua bella facciata sopra le case del paese ed è
visibile fin da lontano. All'interno,
nell'abside di destra, è custodita una Madonna col
Bambino attribuita ad Antonello Gagini.
Paternò
- Nel 1072, Ruggero II edifica sull'alto di una rupe un
castello dalle forme
squadrate, ma ingentilite, su uno dei lati, da una serie
di bifore: una linea di quattro più piccole coronate
da una molto più grande sopra. Il nero della lava
contrasta con il candore degli elementi architettonici che
risultano così molto evidenti. Intorno al castello
sorgono anche i centri religiosi. Si costruisce la chiesa
madre (di origine normanna, ma rifatta nel '300) e la Chiesa
di S. Francesco. La
cittadina si sviluppa invece ai piedi della rupe ed ha un
assetto secentesco.
Santa
Maria di Licodia - Il centro della cittadina è
costituito da piazza Umberto,
in posizione sopraelevata è delimitata dall'ex-monastero
benedettino (oggi Municipio) e dalla Chiesa del Crocifisso.
Defilata lungo il lato sinistro della chiesa si può
ammirare una bella torre campanarla (XlI-XIV sec.) con decorazione
a fasce bicrome.
Adrano
- Una delle cittadine etnee più antiche (le prime
tracce risalgono all'epoca neolitica) Adranon sarebbe stata
fondata dal tiranno Dionisio I nel V sec. a.C. Si possono
ancora vedere resti delle mura ciclopiche a grossi blocchi
squadrati in pietra lavica (seguendo via Catania e poi una
deviazione a destra con segnaletica gialla). In periodo
normanno viene costruito il Castello che ancora oggi troneggia
nella centrale piazza Umberto. Squadrato, in pietra lavica,
risale nella sua forma attuale all'epoca sveva. Al suo interno
sono ospitati tre musei. Il Museo Etnoantropologico raccoglie
oggetti di artigianato locale. Il Museo Archeologico Regionale,
dislocato su tre piani, nipercorre attraverso i reperti
la storia della zona (ma anche di altre aree della Sicilia
orientale) dal Neolitico all'età bizantina.
Particolarmente degni di nota sono: (il banchettante, bronzetto
di officina samia
(seconda metà del VI sec. a.C.) che decorava probabilmente
un bacile in bronzo o una cesta, il busto in terracotta
di una divinità sicula femminile rinvenuto in contrada
Primosole (V sec. a.C.). un busto fittile femminile di tipo
locrese (V sec.a.C.).
un gruppo fittile raffigurante Eros e Psiche e uno splendido
cratere attico a colonnette (V sec.a.C.) (tutti i reperti
citati sono al 2° piano). All'ultimo piano si trova
la Pinacoteca in cui sono esposti dipinti su tela (tra cui
opere dello Zoppo di Gangi, di Filippo Paladino e Vito D'Anna),
vetro e metallo, sculture in legno, alabastro, bronzo databili
dagli inizi del XVII agli inizi del XX sec. e una serie
di opere di pittura e scultura contemporanee di artisti
adraniti e non.
La piazza si allunga a est nel piacevole giardino della
Villa comunale, su cui si
affaccia l'imponente prospetto della Chiesa e Monastero
di S. Lucia. La facciata della chiesa, bicroma, è
opera settecentesca di Stefano Ittar.
Centrale
Solare Eurelios - Si trova a pochi chilometri da Adrano
ed è stata realizzata nell'ambito di un progetto
di ricerca dell'allora CEE, grazie al contributo di un consorzio
italo-franco-tedesco. La centrale dopo una fase di sperimentazione
durata dal 1981 al 1987 non è più utilizzata
(poteva generare
una potenza di 1 MW): attualmente si sta invece sperimentando
la produzione di
energia elettrica a partire dall'energia solare tramite
pannelli fotovoltaici (costituiti da celle di silicio),
nell'ambito del progetto dell'Enel di fornitura di energia
ai rifugi di montagna o edifici isolati.
Ponte
saraceno - Si trova fuori città, lungo il fiume
Simeto.
Uscire da Adrano a sud e seguire le indicazioni per Bronte.
Si giunge ad un bivio ed un cartello segnaletico indica
il ponte. A sinistra ed a destra la strada è asfaltata;
di fronte diparte invece una strada sterrata. Imboccarla
e seguire il tracciato principale fino al fiume dove si
trova il ponte. Di origine romana, il ponte è stato
ricostruito sotto Ruggero II e rimaneggiato nelle epoche
successive. Le arcate ogivali sono sottolineate da una fascia
bicroma. Un breve percorso sulla sponda del fiume verso
nord permette di scoprire le belle Gole del Simeto, anch'esse
formate, come le gole dell'Alcantara (si veda alla voce)
da una colata lavica (questa volta dell'Etna) "ripulita"
dall'acqua che ha levigato i grandi massi basaltici.
Bronte
- In centro al paese sorge il Collegio Capizzi, prestigiosa
scuola settecentesca ospitata in un bel palazzo. A qualche
chilometro di distanza, nei pressi di Maniace, anche se
territorialmente sotto questo comune, si trova la bella
Abbazia benedettina di Maniace, poi trasformata nel "Castello
di Nelson".
Castello
di Nelson
Da Bronte seguire le indicazioni. Si trova appena prima
di Maniace. L'abbazia benedettina fondata nel XII sec.:
per volontà della regina Margherita, moglie di Guglielmo
il Malo, era situata lungo un'importante via di comunicazione
con l'entroterra della Sicilia. La cappella annessa presenta
un bel portale con capitelli stonati. All'interno si trova
un'icona bizantina del XIII sec. ma popolarmente creduta
l'originale portata dal condottiero bizantino Giorgio Maniace
che nel 1040 inflisse una dura sconfitta agli Arabi proprio
in questi luoghi. Il fiorente monastero subisce diverse
modifiche, e viene alla fine donato da Ferdinando III all'ammiraglio
inglese Nelson neI 1799.
Randazzo.
Linguaglossa
Dirigersi
verso la costa, imboccando la deviazione per Marina di Cottone.
Riserva
naturale del fiume Fiumefreddo - Il Fiumefreddo sgorga
dalle pendici
nord-orientali dell'Etna dove, per l'elevata permeabilità
delle rocce vulcaniche,
l'acqua si infiltra nel terreno e riaffiora poi in pianura,
grazie alla presenza di un
substrato argilloso impermeabile. L'alveo del fiume è
alimentato essenzialmente da
due risorgive, quella di Testa dell'Acqua e le Quadare (in
dialetto siciliano paiola),
profonde fino a 10-12 m. Per apprezzare la profondità
e la limpidezza delle acque
si consiglia di effettuare la visita nelle ore in cui il
sole è più alto. L'acqua del fiume, che non
supera mai una temperatura di 10-15°C anche in estate
e ha la caratteristica di defluire lentamente, favorisce
la presenza di una particolarissima vegetazione acquatica
in cui a specie tipiche dell'Europa centrale come il ranuncolo
a pennello si associano specie "africane" come
il papiro. Altre specie vegetali presenti sono: il salice
bianco, il giaggiolo acquatico, il pioppo tremulo, l'equiseto
o erba cavallina. La presenza delle sorgive favorisce inoltre
la
sosta degli uccelli di passo: aironi, beccacce, ricocoli
e molti anatridi. Nella zona
limitrofa alla riserva si trova il settecentesco Castello
degli Schiavi (privato, non visitabile), opera degli architetti
Vaccarini e Ittar.
Giarre
- La cittadina faceva parte della contea di Mascali, concessa
in feudo al
vescovo di Catania da Ruggero II nel 1124. Il toponimo deriva
infatti dalle giare in
cui venivano raccolte le decime dovute al vescovo su tutti
i prodotti della terra. Il
Duomo è un'imponente costruzione neoclassica, con
due torri campananie gemelle, di forma squadrata. L'arteria
principale è via Callipoli, fiancheggiata da bei
negozi e da residenze signorili, tra i quali è degno
di nota il Palazzetto Bonaventura (n° 170), in stile
liberty. Al n° 154, Palazzo Quattrocchi è caratterizzato
da decorazioni in stile moresco.
Da
Giarre dirigersi verso la costa in direzione di Riposto.
Riposto
- Era qui che venivano "ripostate" le decime raccolte
nella contea di
Mascali, che dovevano essere trasportate via mare. Il borgo
si sviluppò infatti ad
opera di una colonia messinese (da cui il culto della Madonna
della Lettera) attorno ai magazzini e nel XIX sec. divenne
un importante centro commerciale per l'esportazione del
vino. Vi sono infatti numerosi resti di edifici industriali
del secolo
passato. Il grazioso Santuario della Madonna della Lettera,
prospiciente il mare, fu
eretto nel 1710, anche se un edificio religioso esisteva
probabilmente già in epoca
normanna, come dimostrano gli scavi sotto il santuario che
hanno portato alla luce delle cripte con colatoi per cadaveri
di epoca paleocristiana, monete di epoca arabo-normanna
e resti architettonici del periodo aragonese. Il quadro
della Madonna col Bambino, di incerta datazione, è
posto su un altare settecentesco. Interessante il coro ligneo
scolpito realizzato alcuni anni fa e singolare il lampadario
barocco con decorazioni in madreperla, di probabile fattura
locale.
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