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                      partire dal XVI sec., la predominanza spagnola si fa sentire 
                      in maniera più netta in campo artistico, in primo luogo 
                      con un forte impulso controriformista e con una ricchezza 
                      ed un'esuberanza di un barocco più tipicamente spagnolo 
                      che italiano.
  
                      L'arte della Controriforma - La Sicilia sente ben presto 
                      il potere e l'autorità della Compagnia di Gesù, creata nel 
                      1540 dallo spagnolo Ignazio di Loyola. Questo movimento, 
                      sorta di strumento di propaganda al servizio della fede, 
                      sente il dovere di proteggere l'impero cattolico da ogni 
                      tipo di pericolo. Costruite su modello della Chiesa del 
                      Gesù di Roma, le chiese "gesuite" di Sicilia ne possiedono 
                      le stesse caratteristiche. L'unica ed ampia navata è priva 
                      di qualsiasi elemento che possa nascondere l'altare, affinchè 
                      le prediche possano "giungere" dirette ad ogni fedele. Il 
                      misto di solennità, imponenza, ricchezza e luminosità che 
                      regna all'interno di tali edifici religiosi è già percettibile 
                      dalla facciata: la sua ampia  struttura 
                      presenta una parte elevata al centro, fiancheggiata da due 
                      ali più basse riservate alle cappelle che si affacciano 
                      direttamente sulla navata centrale. Le tipiche superfici 
                      spoglie dello stile rinascimentale sono qui suddivise in 
                      scomparti, mentre le colonne incassate sostituiscono gradualmente 
                      le lesene ed i pilastri piatti, in modo da creare ulteriori 
                      giochi di luce. A Palermo, la chiesa di S. Ignazio (detta 
                      anche dell'Olivella) è riconoscibile in lontananza dalle 
                      sue due torri e dalle sue dimensioni: perfetta testimonianza 
                      di tale stile, ha una facciata con colonne incassate che 
                      sostituiscono, intorno alle finestre e ai frontoni, i pilastri 
                      piatti rinascimentali, in modo da creare begli effetti chiaroscurali. 
                      La pittura della Controriforma riporta in auge i temi abbandonati 
                      dal protestantesimo, come la raffigurazione della Vergine, 
                      il dogma dell'Eucarestia e il culto dei santi. Lo stile 
                      delle opere realizzate continua a risentire dell'impronta 
                      di Raffaello e di Michelangelo. Solo pochi artisti palermitani 
                      (e poco conosciuti), tra cui Vincenzo degli Azani, seguono 
                      questa corrente.  Situazione 
                      storica e caratteri stilistici - Il barocco, che in 
                      Spagna raggiunge il suo apogeo nella seconda metà del XVII 
                      sec., si diffonde quasi contemporaneamente pure in Sicilia, 
                      grazie anche alle precedenti influenze arabe e bizantine 
                      che hanno abituato i siciliani ad uno stile impreziosito 
                      da marmi e dorature. L'importanza attribuita ai dettagli 
                      contribuisce alla nascita di numerosi artisti che vengono 
                      ispirati dall'esuberanza delle forme e dalla ricchezza delle 
                      decorazioni: le grate vengono minuziosamente lavorate, i 
                      balconi sono sorretti da mensole con varie figure spesso 
                      sogghignanti e derisorie, si studia approfonditamente la 
                      disposizione dei volumi e i lavori ad intarsi in pietre 
                      policrome rivaleggiano per diversità e fantasia. Inoltre, 
                      a differenza del barocco peninsulare, in Sicilia esso si 
                      estende all'urbanesimo e all'architettura. All'inizio del XVII sec., l'amministrazione dei vicerè spagnoli 
                      intraprende la costruzione di un centinaio di nuove città, 
                      per soddisfare le esigenze di un vasto programma territoriale. 
                      Con il terremoto del 1669 e quello ancor più terribile del 
                      1693, che distruggono quasi tutta la parte sud-orientale 
                      dell'isola, la riedificazione delle città viene immediatamente 
                      intrapresa sotto l'impulso delle autorità locali, dell'aristocrazia, 
                      degli urbanisti (Fra' Michele La Perla, Fra' Angelo Italia) 
                      e degli architetti (Vaccarini, Ittar, Vermexio, Palma e 
                      Gagliardi). Il sisma aveva aperto un immenso squarcio da 
                      Catania a Siracusa, toccando inoltre Avola, Noto, Scicli, 
                      Modica, Ragusa, Vittoria, Lentini e Grammichele. Il barocco 
                      siciliano si concentra quindi in questa parte dell'isola 
                      e nei dintorni di Palermo (Bagheria e Trapani), sede del 
                      potere.
 Architettura 
                      - Per la maggior parte formati a Roma, gli architetti si 
                      ispirano ai capolavori del barocco romano, superandolo a 
                      volte in un eccesso di forme, volumi e temi scelti per la 
                      decorazione scolpita. Il sentimento di fragilità della vita 
                      nei confronti delle forze della natura si traduce in un 
                      approccio dell'arte ormai lontano dalla ricerca del bello. 
                      La derisione, l'eccesso, la morte, la sofferenza e addirittura 
                      la bruttezza (della vecchiaia, della miseria e della deformazione 
                      fisica) si ritrovano nei motivi decorativi. Le forme contorte, 
                      adatte alle strutture architettoniche, si rivelano perfette 
                      per il ricco rivestimento di facciate e interni. La ricostruzione 
                      delle città è anch'essa impregnata di questa tendenza all'esagerazione, 
                      che non solo tocca l'ispirazione architettonica ma anche 
                      quella urbanistica. 
  Così 
                      succede a Catania, "riedificata" da Giovanni Battista Vaccarini 
                      (Palermo 1702 - Milazzo 1769) che, durante il suo apprendimento 
                      a Roma sotto la guida di Carlo Fontana scopre la geniale 
                      creatività del grande e tormentato architetto Borromini. 
                      Tornato in Sicilia intorno al 1730, Vaccarini dedica trent'anni 
                      della propria vita alla ricostruzione della città di Catania 
                      (facciata del Duomo e Palazzo Senatorio o degli Elefanti). 
                      La fontana dell'Elefante (in pietra di lava) rievoca quelle 
                      erette dal Bernini a Roma (1735) ma la sua maggiore opera 
                      d'arte è senza alcun dubbio la Badia di Sant'Agata: a pianta 
                      ellittica, presenta una facciata che ricorda, per le sue 
                      ondulazioni, la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane 
                      a Roma, opera di Borromini. Anche Palermo possiede numerosi edifici d'ispirazione romana, 
                      dovuti ad uno dei principali architetti, Giacomo Amato, 
                      di origine palermitana (1643-1732) ma formato a Roma. Il 
                      suo stile è caratterizzato dall'impiego di motivi decorativi 
                      appartenenti all'architettura romana del XVI sec.: la chiesa 
                      di Santa Teresa alla Kalsa (1686), quella della Pietà con 
                      le sue colonne salienti che formano due imponenti piani 
                      (1689), la chiesa del SS. Salvatore con la sua cupola ellittica 
                      e numerosi palazzi privati ne costituiscono le testimonianze. 
                      Tra tutti i monumenti barocchi di Palermo, come Porta Felice 
                      e Porta San Domenico, le fontane e le facciate situate al 
                      crocevia dei Quattro Canti nel centro storico, caratterizzano 
                      pienamente lo stile barocco. Le nuove dimore aristocratiche 
                      iniziano anch'esse ad ostentare la propria ricchezza, rivestendosi 
                      di decorazioni stravaganti, come ad esempio i palazzi Mirto 
                      e Butera.
 
  Noto, 
                      interamente ricostruita dopo il terremoto del 1693, rappresenta 
                      una perfetta illustrazione dell'omogeneità del barocco urbano 
                      siciliano, essendo stata progettata come un ampio teatro. 
                      Le prospettive "accelerate" vengono create dall'allineamento 
                      delle cornici nelle viuzze in salita, le ricche decorazioni 
                      delle facciate offrono un tocco d'animazione alle strade, 
                      mentre gli ornamenti che incorniciano le finestre e i balconi 
                      minuziosamente lavorati celebrano l'arte degli scultori 
                      e dei mastri ferrai. Quest'eccezionale insieme viene pressochè 
                      interamente ideato da un solo uomo, l'enigmatico Rosario 
                      Gagliardi, di cui si conoscono unicamente la data di nascita 
                      (a Siracusa nel 1680) e quella di morte, avvenuta a Noto 
                      nel 1726. Il più grande architetto barocco dell'isola, il 
                      cui incommensurabile lavoro è tutto concentrato in questa 
                      minuscola area, è anche attivo nelle due città vicine a 
                      Noto, ossia Ragusa e Modica. A Ragusa, egli edifica le chiese 
                      di San Giuseppe e San Giorgio. Quest'ultima è preceduta 
                      da una bella scalinata monumentale e da una lunga piazzetta, 
                      che esaltano trionfalmente la sua facciata dove le numerose 
                      statue sembrano muoversi e vibrare. Gagliardi, forse aiutato 
                      da altri architetti netini, progetta inoltre, per Modica 
                      - la vicina rivale di Ragusa - la pianta della magnifica 
                      chiesa di San Giorgio, riconoscibile dalla sua slanciata 
                      torre campanaria. Tra i palazzi barocchi, quelli di Bagheria, 
                      situata a pochi chilometri da Palermo, sono sicuramente 
                      i più rappresentativi dell'arte barocca siciliana. Tra queste 
                      raffinate ville, con saloni, dalla lussuosa mobilia e giardini 
                      popolati di statue, spiccano villa Cattolica, villa Trabia, 
                      villa Butera, villa Valguarnera e villa Palagonia, nota 
                      per la sovrabbondanza delle sue decorazioni. Eretta intorno 
                      al 1715 su ordine di Ferdinando-Francesco Gravina, principe 
                      di Palagonia, per un frate predicatore, Tommaso Maria Napoli, 
                      questa dimora viene arricchita intorno al 1746 da un'esuberante 
                      decorazione voluta dal nipote, Ferdinando Gravina Alliata. 
                      La villa diviene allora il monumento simbolo dell'assurdo, 
                      nota in tutta l'Europa dell'illuminismo ancor prima della 
                      visita di Goethe nel 1787. Scultura 
                      e decorazione - La profusione diviene in quegli anni 
                      la base di ogni elemento scultoreo e decorativo. All'interno 
                      degli edifici religiosi, le pale d'altare si ornano di painnelli 
                      marmorei scolpiti in rilievo e di colonne tortili, mentre 
                      le cornici e i frontoni sono arricchiti da figure di angeli. 
                      Tra i numerosi artigiani che fanno uso del marmo, dello 
                      stucco e della decorazione policroma, si impone in particolar 
                      modo Giacomo Serpotta (1652-1732). Dopo una formazione a 
                      Roma egli torna a Palermo, la sua città natale, per realizzare 
                      la statua equestre di Carlo II ed iniziare poi una lunga 
                      carriera di decoratore specializzato in stucchi: l'oratorio 
                      di San Lorenzo (1686-96), l'oratorio di S. Cita (1686-88) 
                      e l'oratorio del Rosario a San Domenico (intorno al 1714-1717), 
                      sono interamente ornati di figurine e di cartocci in rilievo, 
                      i cui particolari appaiono spesso molto delicati. Serpotta 
                      si dedica inoltre all'arricchimento di numerose chiese, 
                      tra cui la chiesa della Gancia e quella del Carmine. In 
                      tarda età, egli realizza la decorazione delle chiese di 
                      San Francesco d'Assisi (1723) e di Sant'Agostino (1726-28, 
                      con alcuni suoi allievi), dove i bassorilievi adorni di 
                      scenette testimoniano il completo raggiungimento di un raro 
                      virtuosismo. Massimo esponente della scultura barocca siciliana, 
                      Serpotta viene inoltre considerato il precursore delle caratteristiche 
                      forme appartenenti al rococò.  La 
                      pittura barocca - I pittori barocchi sono principalmente 
                      interessati alla ricerca sia di effetti prospettici e a 
                      "trompe-d'oeil" che di composizioni con figure diagonali 
                      o a spirale. I temi scelti per la realizzaziOne delle opere 
                      ricordano alcune scene della storia sacra o finzioni allegoriche. 
                      La figura più rappresentativa di questo movimento è sicuramente 
                      il Caravaggio. Michelangelo Merisi (1573-1610), detto il 
                      Caravaggio dal nome del suo villaggio natale situato vicino 
                      a Bergamo, inizia la sua carriera nel 1588 a Roma presso 
                      il Cavaliere d'Arpino. Per il suo temperamento piuttosto 
                      litigioso, è costretto nel 1605 a lasciare la città per 
                      raggiungere Napoli, poi Malta ed infine la Sicilia. Ai margini 
                      di ogni convenzione artistica, lo stile del Caravaggio è 
                      caratterizzato dalla drammaticità delle sue figure, evidenziate 
                      dagli effetti di chiaroscuro: Durante il periodo trascorso 
                      in Sicilia, l'artista esegue importanti opere, tra cui Il 
                      Seppellimento di Santa Lucia (1609), oggi conservata a Palazzo 
                      Bellomo a Siracusa, L'Adorazione dei pastori e La Resurrezione 
                      di Lazzaro, custodite nel museo di Messina. Questi dipinti 
                      ispirano in seguito numerosi artisti quali Alfonso Rodriguez 
                      (1578-1648) e Pietro Novelli (1603-1647), quest'ultimo influenzato 
                      inoltre dal pittore Olandese Van Dyck, che soggiorna a Palermo 
                      nel 1624. La Madonna del Rosario, che si trova nell'oratorio 
                      della chiesa di S. Domenico, costituisce una delle testimonianze 
                      del suo passaggio in Sicilia. 
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