MADONIE
(Provincia di Palermo)
e NEBRODI (Provincia di
Messina)
MADONIE
e NEBRODI
L'Appennino
Siculo - Continuazione geologica dell'Appennino Calabrese,
questa catena montuosa è formata dai Monti Peloritani
(regione di Messina), dai Nebrodi e dalle Madonie che costituiscono
un continuum sia da un punto di vista orografico che per
quanto concerne la flora e la fauna.
Nelle ultime due regioni sono stati recentemente istituiti
i due parchi omonimi, a salvaguardia del patrimonio naturalistico.
Il paesaggio è catterizzato da dolci declivi che
divengono più aspri ove predomina il calcare, soprattutto
nella zona di
S. Fratello e delle Rocche del Crasto per i Nebrodi e sul
versante settentrionale delle Madonie con Piano Battaglia
e Battaglietta, il Pizzo Carbonara, vetta più alta
delle Madonie, e le Serre di Quecella definite, per il loro
aspetto dolomitico, le "Alpi di Sicilia". I fondovalle
sono percorsi da fiumi e torrenti che formano gole, tra
le quali le spettacolari Gole di Tiberio, vicino a Borrello.
La vegetazione varia a seconda dell'altitudine. La fascia
costiera, e fino ai 600-800 m di quota, è caratterizzata
dalla macchia mediterranea con arbusti (euforbia, mirto,
lentisco,
oleastro, corbezzolo e ginestra) ed alcuni alberi ad alto
fusto quali il sughero ed il
leccio. Nella fascia immediatamente superiore, fino ai 1200-1400
m si trovano invece diverse specie di quercia.
Sopra
i 1400 m il paesaggio è caratterizzato da belle faggete.
Nella zona tra Vallone Madonna degli Angeli e Manca li Pini
(versante settentrionale del Monte Scalone), sono riuniti
i 25 esemplari dell'Abete dei Nebrodi, unica testimonianza
(insieme ad un altro solo esemplare vicino ai ruderi del
castello di Polizzi) di questa specie endemica. Uno dei
luoghi di maggiore interesse dal punto di vista della vegetazione
è il Piano Pomo che riunisce esemplari giganteschi
di agrifoglio, tra i quali se ne trovano alcuni di 14 m
di altezza e 4 m di irconferenza, di 300 anni d'età
(si veda CASTELBUONO).
Molte le specie animali, anche se la sempre più massiccia
presenza dell'uomo (e la
caccia in particolare) hanno quasi annientato le specie
di maggiori dimensioni (cervo, daino, lupo, gipeto, grifone).
Si trovano invece ancora esemplari di istrice, gatto selvatico,
volpe, martora e 150 specie di uccelli tra cui l'upupa,
la poiana, il gheppio, il nibbio reale, il falco pellegrino,
il corvo imperiale, l'aquila imperiale e l'airone cinerino.
Uno degli "abitanti" più singolari della
zona è la farfalla, presente in più di 70
specie, alcune delle quali molto variopinte.
I
PARCHI
Parco
del Nebrodi - Il parco, istituito nel 1995, è
un'ampia zona protetta
(85 687 ha) divisa in quattro zone di riserva integrale,
generale, protezione o
controllo e che includono una serie di comuni. L'Ente Parco
ha creato sedi a cui i turisti si possono rivolgere per
ottenere informazioni e materiale sulle possibili escursioni:
a Caronia in via Ruggero Orando, 126 tel.0921/333211; a
Alcara
Li Fusi in via Ugo Foscolo, 1 tel.0941/793904 e a Cesarò
lungo la Strada Nazionale tel.095/696008. Quest'ultimo centro
organizza, soprattutto durante il periodo estivo, delle
escursioni a piedi guidate e gratuite di differente difficoltà
e durata, su prenotazione.
Parco
delle Madonie - 39679 ettari di parco, istituzionalizzato
nel 1989, coprono un'area vagamente quadrangolare in cui
si distinguono quattro zone differenti di riserva integrale,
generale, di protezione e di controllo, ciascuno regolamentato
da divieti differenti. Per informazioni dettagliate, materiale
illustrativo e consigli su quali percorsi o passeggiate
intraprendere, si consiglia di rivolgersi all'Ente Parco
a Petralia Sottana, corso Paolo Alliata 16,tel. 0921/68
04 78 o all'ufficio di Isnello tel.0921/662795
I
percorsi proposti si snodano lungo bellissime strade panoramiche
che, a seconda
del senso di percorrenza, offrono panorami completamente
diversi. Per altri itinerari nei Nebrodi inoltre, si veda
alle voci SANTO
STEFANO DI CAMASTRA, FIUMARA
D'ARTE e CAPO
D'ORLANDO.
NEL
CUORE DELLE MADONIE
Circuito di 162 km ca con partenza da Cefalù - giornata
Cefalù
Imboccare
la litoranea che permette di scorgere la torre di avvistamento
sul promontorio orientale di Cefalù. Poco oltre imboccare
a destra la deviazione per Castelbuono.
Castelbuono
La
strada prosegue panoramica verso Geraci Siculo.
Geraci
Siculo - Questo paesino conserva intatto, nella
parte alta, l'aspetto medievale, con un intrico di stradine
acciottolate. Del castello (raggiungibile da una strada
sulla destra all'ingresso del paese), edificato dai Marchesi
Ventimiglia, non rimangono che pochi ruderi e la Chiesetta
di S. Anna, loro cappella.
Da quassù si gode di un bel panorama tutt'intorno.
Al centro del paese sorge la Chiesa Madre in stile gotico,
a tre navate divise da archi ogivali in pietra. Nella
2° campata della navata sinistra si trova una Madonna
col Bambino, ommissionata dai Ventimiglia ad Antonello Gagini.
La
strada che da Geraci conduce a Petralia offre stupendi panorami
montani in cui
si distinguono particolarmente bene l'altopiano su cui sorge
Enna e l'Etna;
Petralia
Soprana - E', con i suoi 1147 m d'altitudine, il
comune più alto delle
Madonie e domina tutto il pesaggio intorno offrendo viste
indimenticabili. Le origini
della città sembrano ricondurre a Petra, città
sicana fondata per difendersi dagli
attacchi nemici. Il paese conserva un aspetto medievale
intatto, grazie anche alle
case tutte in pietra che un attento piano regolatore ha
preservato. Le stradine
strette, fiancheggiate da austeri palazzi nobiliari e chiese,
tutti nella pietra locale,
si aprono in suggestive piazzette e su panorami mozzafiato.
In particolare dal Belvedere (vicino a piazza del Popolo)
si gode di una bellissima vista su Enna
(all'estrema sinistra), Resuttano, il Monte Cammarata e
la Madonna dall'Alto (a
destra). Il centro del paese è piazza del Popolo,
ove si trova il Municipio, antico convento domenicano che
conserva le originarie forme gotiche con archi a sesto acuto.
Lungo la strada che conduce verso la Chiesa Madre si incontra
la deliziosa piazza
Quattro Cannoli, ornata da una fontana in pietra. La Chiesa
Madre offre alla vista
il fianco destro, preceduto da un bel portico. Da qui si
gode di un bella vista su
Piano Battaglia, Polizzi, l'Etna ed Enna. All'interno si
possono ammirare un Cristo
ligneo di Fra' Umile da Petralia (a destra dell'altare)
e, nella Cappella del SS. Sacramento (a sinistra dell'altare),
un bell'altare ligneo intagliato opera di Bencivinni. La
controfacciata è occupata da un grande organo settecentesco.
La chiesa di S. Maria di Loreto occupa il sito di un'antica
fortezza saracena. La
facciata convessa, incorniciata da due campanili, è
opera dei fratelli Serpotta.
All interno si può ammirare la grande ancona raffigurante
la Madonna col Bambino
ed attribuita a Giacomo Mancini (XV sec.). Da dietro la
chiesa si gode di un incredibile panorama*** che comprende
anche l'Etna.
La Chiesa del SS. Salvatore a pianta ellittica e decoro
settecentesco, ospita la
statua lignea di S. Giuseppe, opera di Quattrocchi, e, nella
sacrestia, due opere di
Giuseppe Salerno (p. 155): S. Caterina d'Alessandria e la
Madonna del Gatto, pervaso da un'atmosfera d'intimità
e da una dolcezza insolite per il pittore.
Petralia
Sottana - In posizione panoramica sulla valle del
fiume Imera, Petralia
Sottana è arroccata su uno sperone roccioso a 1000
m di altitudine. Attraverso
corso Paolo Agliata, ove si trova anche la sede dell'Ente
Parco delle Madonie, si raggiunge la chiesa di S. Maria
della Fontana che possiede un portale
quattrocentesco. Più avanti si incontra la chiesa
di S. Francesco - caratterizzata da un bel campanile ad
arco ogivale. Al suo interno sono conservate tele di Giuseppe
Salerno. In corrispondenza di una curva sulla destra, l'attenzione
viene
catturata dalla Torre Campanaria della Chiesa della Misericordia,
ornata da una
meridiana. Poco oltre si sbuca in piazza Umberto I su cui
si affaccia la Chiesa Madre (XVII sec.), in posizione dominante
a belvedere sulla valle.
L'interno, a tre navate divise da colonne monolitiche in
pietra ricavata dalla Balza S. Eleuterio, conserva tele
di Giuseppe Salerno tra cui il Trionfo dell'Eucaristia (10
altare a sinistra e le cinque piaghe del Signore (erroneamente
creduto una Deposizione). La cappella a destra dell'altare
ospita una Natività in cui il
bambino, dai tratti delicati, è opera di Antonello
Gagini. Passando sotto il bel campanile ad arco sulla strada
e continuando a salire, si giunge alla cinquecentesca Chiesa
della Trinità O (o Badia).
Attraverso un bel portale gotico si accede all'interno ove
si trova un grande retablo marmoreo formato da 23 formelle,
opera di Giandomenico Gagini.
Al centro il Mistero Pasquale, circondato dalla Trinità
(in alto), e dalla Crocefissione, Resurrezione e Ascensione.
I pannelli laterali (si leggono a partire dall'alto a sinistra,
per continuare a destra in basso) raffigurano episodi della
vita di Gesù. In fondo alla navata a destra, si trova
un bell'organo settecentesco.
Un'escursione
- Uscendo da Petralia a nord, si può imboccare il
sentiero percorso dai pellegrini per raggiungere, in circa
3 h e 30 mm di cammino, il Santuario della Madonna dall'Alto
(1819 m) che custodisce una Vergine col Bambino del 1471.
Proseguire
in direzione di Polizzi Generosa.
Polizzi
Generosa - In bellissima posizione su uno sperone
calcareo, Polizzi domina il versante settentrionale e meridionale
della Valle dell'Imera. Un'immagine estremamente suggestiva
dell'abitato e delle vette che la circondano avviene nei
giorni di "maretta", cioè quando le nubi
avvolgono tutto il circondano lasciando emergere solo la
cittadina e le cime dei monti: Polizzi sembra galleggiare
sospesa in un mare fluttuante.
Città di origini oscure, occupa un ruolo rilevante
nella lotta per scacciare gli Arabi:
Ruggero II si arrocca nel castello da lui fatto edificare
per preparare la difesa contro gli "infedeli".
Sotto Federico II, impressionato dall'ottima accoglienza
ricevuta, la città viene effigiata del titolo di
Generosa. La visita può iniziare proprio dalla piazza
dove si trovano ancora i ruderi del castello, il punto più
alto
della città (910 m).
Nella piazza si erge anche Palazzo Notarbartolo (XVI sec.)
che ospita il Museo Ambientalistico Madonna. Attraverso
la ricostruzione di diversi habitat naturali (gli animali
impagliati sono tutti esemplari morti naturalmente o per
bracconaggio) si compie una sorta di escursione verso le
alte vette, a partire dall'ambiente acquatico (fauna e flora
del fiume com'era fino a 30-40 anni fa) ed incontrando
man mano il bosco, la faggeta (1300-1800 m), la fauna di
media e alta montagna con gli avvoltoi (tra cui il grifone,
scomparso negli anni '20) e l'Aquila Reale.
Scendendo lungo via Roma si incontrano Palazzo Gagliardo
(XVI-XVII sec) e, di
fronte, la Chiesa Madre il cui aspetto attuale risale al
XIX sec., ma che consegna
alcuni elementi dell'edificio tre-quattrocentesco (il portico
ed un arco ogivale).
All'interno sono conservate numerose opere d'arte tra le
quali un trittico fiammingo (presbiterio) e, lungo la navata
destra, la bella Madonna del Rosario di Giuseppe Salerno,
uno dei due Zoppi di Gangi (si veda GANCI). Proseguendo
si
giunge in piazza Umberto I. Da qui si può percorrere
via Garibaldi, sulla quale
si affaccia la chiesa di S. Girolamo, dal portale barocco.
In fondo alla via, piazza
XXVII Maggio offre uno stupendo panorama ad anfiteatro sulle
vette più alte delle Madonie: al centro l'Himera
settentrionale (dove ora scorre l'autostrada), a
sinistra lo sguardo spazia dalla Rocca di Caltavuturo a
Monte Calogero (proprio al centro, in lontananza) al Monte
Cammarata: all'estrema destra si riconoscono il profilo
dolomitico della Quacella seguito da Monte Mufara e dal
Pizzo Carbonara.
Quasi di fronte, il Massiccio dei Cervi presenta al centro
un abbassamento del terreno chiamato "Padella"
ove la leggenda popolare situa l'ipotetico ingresso segreto
di una grotta ricca di tesori: che si svela solo durante
la messa pasquale. Sotto si stende la Valle dei Noccioleti
Proseguire in direzioni della costa. Al primo bivio Un ottimo
doketto - possibile voltare a sinistra in direzione di Caltavuturo.
La
Pasticceria al Castello, in piazza Castello, produce ottimi
dolci e torte tra le quali il tipico sfoglio a base di formaggio
fresco senza sale.
La
strada oltrepassa il bivio per Scillato (2 km a nord), e
si svela un paesaggio suggestivo e molto variato: tratti
brulli si alternano a pendii verdeggianti ed a improvvise
pareti scoscese di tipo calcareo.
Caltavuturo
- Adagiato ai piedi della Rocca di Sciara, la Rocca deil'avvoltoio,
come suona il nome dall'arabo calaat misto al siciliano
vuturo, conserva nella Chiesa Madre alcune pregevoli opere
cinquecentesche. una bella tela raffigurante la Madonna
del Rosario circondata dai Misteri della scuola di Pietro
Novelli e nella
controfacciata, un bell'organo barocco di Raffaele della
Valle.
Da
Caltavuturo imboccare la SS 120 in direzione di Cerda ed
al bivio, voltare a sinistra in direzione di Sclafani Bagni.
Sclafani
Bagni - questo piccolo borgo ha conservato un aspetto
medievale.
L'ingresso è segnato dalla Porta Soprana, ad arco
acuto, sovrastata dallo stemma
degli Sclafani. Sulla sinistra si erge il castelletto, probabilmente
una torre difensiva.
Poco oltre si giunge alla Chiesa Madre la cui facciata è
ornata di un bel portale
gotico (XV sec.). All'interno sono custoditi l'Agonizzante,
dipinto dello Zoppo di Gangi Giuseppe Salerno ed un sarcofago
proveniente da Himera (si veda alla voce TERMINI-IMERESE)
con la raffigurazione di un baccanale. Nella controfacciata
si trova un organo (in restauro) di Raffaele della Valle
(1615). A destra della chiesa, in posizione elevata, si
trovano i ruderi della fortificazione del XIV sec., di cui
resta la torre. Da qui si gode di una incantevole vista
sulle cime delle Madonie, sul mare di Himera e su Caltavuturo.
Ritornare
verso la SS 643 e proseguire verso Collesano.
Collesano
- Questo piccolo centro di villeggiatura mantiene l'originario
tessuto
urbano medievale nel nucleo storico. Il monumento più
interessante è la Chiesa
Madre, preceduta da una scenografica scalinata. L'aspetto
della facciata non lascia presagire le numerose e belle
opere sia scultoree che pittoriche che vi sono conservate.
Al centro della navata centrale troneggia una grande croce
pensile dipinta nel 1550. All'inizio della navata destra,
in una teca, è conservata una portantina secentesca.
Molti i dipinti secenteschi tra i quali si evidenzia S.
Caterina (1596) di Giuseppe Alvino detto il Sozzo (inizio
della navata destra), ma
soprattutto le opere dello Zoppo di Gangi. Gaspare Vazzano
(p. 155), di cui si
possono ammirare la grande e bella tela di S. Maria degli
Angeli (inizio della navata
laterale sinistra) ed il ciclo di affreschi del presbitenio,
con scene della vita dei S.S. Pietro e Paolo (sulle pareti,
rispettivamente di sinistra e di destra) e di Cristo (sulla
volta). Alla fine della navata destra si può ammirare
un Tabernacolo di D. Gagini del 1489.
Salendo verso piazza Gallo, il nucleo più antico
del paese, si giunge in prossimità
dei ruderi del castello, da dove si gode di una bella vista
sul fondovalle e sulla costa.
Da
Collesano ritornare verso la costa e poi verso Cefalù.
TRA
NEBRODI E MADONIE
Circuito di 177 km Ca con partenza da Santo Stefano di Camastra
1 giornata
Santo
Stefano di Camastra
Proprio
all'imbocco di Santo Stefano di Camastra seguire le indicazioni
per Mistretta.
Giunti
al bivio per Troina/Nicosia, proseguire a destra in direzione
di quest'ultima.
Nicosia
Dopo
pochi chilometri si scorge il piccolo borgo di Sperlinga,
addossato ad una
parete verticale dominata dal castello.
Sperlinga
- Il piccolo centro di Sperlinga si costruisce lungo il
fianco di uno sperone roccioso a forma di chiglia di nave
rovesciata, utilizzato, sembra, fin dai tempi dei sicani,
come insediamento rupestre in grotte scavate, ancora oggi
visitabili nella parte bassa. Nella parte alta, in una incredibile
posizione strategica, sorge il castello, fortezza che sfrutta
ed utilizza la roccia come piano costruttivo. Lungo la salita
che conduce all'ingresso del castello, si trovano due ampie
grotte, un tempo adibite a stalle, che ora ospitano un piccolo
museo etno-antropologico.
Superato il primoportone ci si trova di fronte ad un arco
a sesto acuto che
porta incisa in alto la frase che segna la fama di questa
cittadina: Quod Siculis
placuit, sola Sperlinga negavit (Ciò che piacque
ai siciliani, venne negato dalla sola Sperlinga). Il significato
è da ricercare nel lontano 1282, quando, in piena
guerra dei Vespri Francesi si rifugiano nel castello della
cittadina e, invece di essere osteggiati, trovano negli
abitanti comprensione ed aiuto. L'episodio fa scalpore.
I livelli del castello sono molteplici. Nelle grotte scavate
nella roccia (a sinistra
dell'entrata) trovavano posto le stalle, le prigioni, le
fucine che servivano probabilmente a forgiare le armi. Davanti,
la sala di rappresentanza del principe. Dalla parte opposta,
unico pianoro, si trovano la cappella e le sale abitate
con al livello inferiore, le grotte che fungevano da granai.
Tra le due parti, al centro, una ripida scalinata intagliata
nella pietra conduce alla torre di avvistamento, che permette
una vista a 360° sull'altopiano di Gangi con il massiccio
delle Madonie alle spalle, i Nebrodi (a nord), l'Etna e
gli Erei.
Sulla destra domina la lunga cresta gibbosa del Monte Grafagna
- S. Martino, facente parte della catena montuosa dei Nebrodi.
La strada continua bellissima anche verso Gangi, primo comune
delle Madonie.
Gangi
Da
Gangi è possibile proseguire ed unire questo itinerario
al precedente, continuando in direzione di Petralia Sottana.
Gangi appare ancora sulla sinistra, con alle spalle l'incombente
presenza dell'Etna.
Chi
invece intende proseguire lungo l'itinerario n.2 deve ritornare
indietro e al bivio prendere a sinistra verso San Mauro
Castelverde.
San
Mauro Castelverde - In bellissima posizione in cima
al monte omonimo, offre, nelle giorfiate limpide, un panorama
a 360° dalle Eolie ai Nebrodi alle Madonie (dal piano
di S. Giorgio, nella parte alta del paese). Il centro tipicamente
medievale, con le vie strette e tortuose, racchiude la Chiesa
di S. Maria dei Franchi (XIII sec.) affiancata da una torre
campanaria del XVIII sec.
All'interno, conserva una Madonna del Soccorso di Domenico
Gagini ed il fonte battesimale di Antonello Gagini.
Da
qui ritornare verso la costa. Una volta arrivati al bivio,
voltare a sinistra, seguire la litoranea ed imboccare, a
destra, la strada che sale verso Pollina (circa 7 km).
Pollina
- In posizione panoramica, abbarbicata in cima ad un monte,
Pollina domina tutta la costa e ne offre una suggestiva
vista. Il centro del paese, un intrico di viuzze che ricorda
le origini medievali, nasconde la Chiesa Madre (XVI sec.)
nella quale sono custodite notevoli opere d'arte tra cui
spicca una delicata ed armoniosa Natività di Antonello
Gagini. Nel punto più alto del paese si ergeva il
castello di epoca medievale, oggi solo una torre squadrata.
Di fianco è stato recentemente realizzato un teatro
a guisa di quelli greco-romani che si apre su un bellissimo
panorama montano che, lungo la strada a bolognini che dal
teatro scende verso la parte bassa del paese, si apre sul
mare.
Ritornare
sulla litoranea in direzione di Cefalù. Si incontrano
sulla destra le indicazioni per Tusa. Una breve deviazione
conduce agli scavi di Halaesa e a questo paesino.
Halaesa
Tusa
Ritornare
sulla litoranea. Appena passato il fiume Tusa, la strada
che sale a destra permette di effettuare un altro itinerario
descritto alla voce FIUMARA
D'ARTE. In caso contrario, rientrare a Santo Stefano
di Camastra sempre lungo la litoranea.
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