Home Page La Sicilia in Rete! in english
cerca in:
Agrigento | Caltanissetta | Catania | Enna | Messina | Palermo | Ragusa | Siracusa | Trapani | Tutte le città | Links utili

La Sicilia

TURISMO
Hotels
Agriturismo
Bed and Breakfast
Case Vacanza
Ville
Camping
Villaggi
Ristoranti

Acquista Casa in Sicilia
Lavoro in Sicilia

Presentazione
Geografia
Economia
Storia
Arte
Musei
Gastronomia
Feste e Sagre
Fotografie
Cartoline
Video
Meteo
Mappe

News e Articoli
Eventi e Appuntamenti
Il Cinema in Sicilia

Aziende ed Economia
Olio di Sicilia
Vino di Sicilia
Prodotti Tipici

Le 9 province

Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Messina
Palermo
Ragusa
Siracusa
Trapani
Tutte le città

LINKS UTILI

 

IBLEI

Tutte le foto dei Monti Iblei
Spedisci una cartolina dai Monti Iblei

La terra e la sua gente - L'angolo sud-orientale della Sicilia è chiuso dagli Iblei, posti quasi a difesa naturale del territorio ragusano. I paesini montani che coronano le pendici, disseminati tra i boschi e i declivi, conservano la loro fisionomia agricola, fortemente legata alla terra che per secoli ha dato loro sostentamento. Uno degli elementi più ricorrenti del paesaggio è il carrubo, grande albero sempreverde, spesso isolato in un campo. Le foglie lucide, di un verde scuro compongono una larga chioma che offre una bellombra. I semi, polverizzati ed utilizzati come addensanti, come surrogato del caffè, o come, cibo per gli animali avevano in passato una funzione più nobile: per il loro peso costante erano infatti utilizzati come unità di misura per le pietre preziose ed erano chiamati Qirat, da cui deriva infatti Carato.

I muretti a secco - Il paesaggio rurale è caratterizzato dalla presenza dei muretti a secco, piccole, ma resistenti recinzioni non più alte di un metro, in pietra, che delimitano i campi coltivati. La presenza di questi muretti si spiega soprattutto a partire dalla conformazione della roccia degli lblei. Essi infatti sono in pietra calcarea, a strati, dei quali solo l'ultimo è impermeabile. Se per erosione o rottura, l'ultimo strato viene inciso e l'acqua riesce a penetrare, la roccia si sfalda, si rompe in massi e, nei casi più evidenti, dà origine a veri e propri canyon. I massi caduti costellano il terreno rendendo necessaria la loro rimozione da parte dei contadini. I muretti nascono proprio come riutilizzo dei sassi raccolti nei campi che, invece di essere solo ammonticchiati, divengono materiale da "costruzione". Ed è un'arte, imparata da artigiani che vengono appositamente chiamati mastri ri mura a siccu. I muretti dividono proprietà diverse, Permettono il pascolo senza sorveglianza, sostengono i terreni terrazzati. La nascita dei muretti è anche legata ai conti Henriquez-Cabrera che decidono di applicare l'enfieusi (le terre vengono date in gestione direttamente ai contadini i quali di contro pagano una sorta di canone annuo).

UN ITINERARIO MONTANO
Il circuito, di circa 130 km, può essere percorso in due giorni, prevedendo come
città-sosta per la notte Palazzolo Acreide o, dalla parte opposta, Caltagirone.

Palazzolo Acreide
La deviazione che permette di raggiungere Buscemi, offre un bel panorama.

Buscemi - In questo piccolo paese agricolo è stato organizzato un singolare ed
interessante museo. I Luoghi del Lavoro Contadino, le cui "sale" si trovano disseminate in tutto il centro. Si tratta in effetti di otto ambienti che ripercorrono il lavoro e la vita della gente degli Iblei: la bottega del fabbro, il frantoio (ove sono state ambientate alcune scene del film La Lupa di Gabriele Lavia), la casa di un massaro e quella di un bracciante (lo Jurnataru), il calzolaio, il falegname e il palmento, ove avveniva la pigiatura dell'uva. Il locale adiacente a quest'ultimo, ospita una piccola cineteca. Si consiglia la visione del filmato che illustra le attività lavorative del passato, ambientate nelle botteghe aperte alla visita. L'ottavo ambiente è un mulino ad acqua (Mulino S. Lucia) che serviva per la
macinatura del grano e si trova a Palazzolo Acreide. All'interno è stato allestito un
piccolo Museo della Macina del Grano. L'itinerario permette di scoprire inoltre anche i monumenti barocchi, con la bella facciata della Chiesa Madre, quella
curvilinea di S. Antonio da Padova e S. Sebastiano, e gli angoli più suggestivi e
graziosi come ad esempio il "quartiere contadino" con costruzioni in pietra piccole e basse.
Appena ripresa la strada principale, si notino, sulla parete rocciosa in cima alla
quale sorge il paese, alcune tombe sicule (XII-XIII sec. a.C.) ricavate da grotte.

Buccheri - A 820 m di altitudine, questo paese racchiude la chiesa della Maddalena (XVII sec.), dalla bella facciata a due ordini scanditi da colonne e da
lesene, e la Chiesa di S. Antonio Abate, la cui facciata-torre viene valorizzata dalla lunga e ripida scalinata che la precede.

Vizzini - E' la cittadina in cui lo scrittore Giovanni Verga ambientò alcune novelle, tra cui La lupa (e la Cunziria fa da sfondo ad alcune scene del film di G. Lavia) e La Cavalleria Rusticana (da cui poi Mascagni trasse la celebre opera), ed il romanzo Mastro Don Gesualdo. Il modo forse più suggestivo per visitare il paese
è proprio quello di ritrovare l'osteria ove Turiddo e Alfio si sfidano a duello con la chiesa di S. Teresa ove le comari vanno a pregare (nell'opera), le case della Gna
Lola e Santuzza e la Cunziria, antico quartiere dei conciatori, fuori dall'abitato, ove i due compari combattono.
Ed anche la casa ed i palazzi nobiliari che fanno da sfondo alle vicende di
Mastro Don Gesualdo fanno capolino qua e là.
Vizzini si sviluppa intorno a piazza Umberto I, su cui si affacciano Palazzo Verga ed il Palazzo Municipale. Di fianco a quest'ultimo, la Salita Marineo è una
lunga scalinata decorata, sulle alzate, da maioliche a motivi geometrici e floreali, con al centro di ognuna un medaglione con scorci di palazzi vizzinesi. Terminata nel 1996, ricorda la Scala di S. Maria del Monte a Caltagirone.
La Chiesa Madre conserva un portale gotico normanno (lato destro), unico superstite del terremoto del 1693 che distrusse gran parte della città e che diede impulso alla ricostruzione. Tra gli edifici barocchi si evidenzia la bella facciata di S.
Sebastiano. Nella Chiesa di S. Maria di Gesù.

Da Vizzini prendere la strada vecchia per Caltagirone-Grammichele (5 124). lI primo tratto, sinuoso, offre un bel panorama con il paese sulla sinistra e i fichi d'indiasulla destra.

Per rivivere Verga ...
si consiglia di leggere almeno la novella La Cavalleria Rusticana prima di effettuare la visita e di rivolgersi alla Pro Loco (in via Lombarda 8 tel.0933/965905) per poter effettuare una visita guidata. I luoghi di memoria verghiana infatti sono interessanti se la narrazione è ben impressa nella memoria.

E se volete pranzare - A Cunziria (tel. 0933/965507), nei pressi dell'omonimo borgo, è un'azienda agrituristica alloggiata in grotte naturali che nel tempo sono state adibite ad abitazione, poi a stalla ed infine a ... ristorante, che ha mantenuto comunque il fascino dell'ambiente arricchendolo di oggetti della tradizione popolare.

Grammichele - La città di Grammichele è stata ricostruita nel 1693, dopo il grande terremoto che ha sconvolto la Sicilia sud-orientale. Singolare e regolarissimo il tracciato urbano, che si costruisce intorno ad una piazza esagonale da cui partono altrettanti raggi al centro di ogni lato. Fanno corona le strade ortogonali, a esagoni concentrici. Nella piazza sorgono la Chiesa Madre ed il Palazzo Comunale, sede del Museo Civico (al 1° piano), che raccoglie reperti archeologici ritrovati nella circostante zona di Terravecchia, ove sorgeva l'antica città. Occhiolà distrutta dal terremoto ed abbandonata.

Occhiolà - A circa 3 km dal centro in direzione Catania, in prossimità di una Casa Cantoniera seguita da una curva stretta, sulla sinistra una lapide segna l'accesso
alla strada che conduce al sito ove sorgeva la città antica, in posizione panoramica.

Una deviazione - Da Grammichele è possibile raggiungere Caltagirone, distante 15 km.

Il tratto di strada finale, a circa 4 km da Caltagirone, dopo il passaggio a
livello, offre bellissime viste panoramiche su una vasta piana coltivata a cereali.
Oltre le colline che evocano, secondo lo scrittore Tomasi di Lampedusa "un mare bruscamente pietrificato", si profila la massa scura e grandiosa deIl'Etna.

Se si è giunti fino a Caltagirone, ritornare a Grammichele e proseguire in direzione
di Licodia Eubea.

La salita che conduce a Licodia Eubea offre una bellissima vista sulla pianura sottostante.

Licodia Eubea - Sorta probabilmente sulle rovine dell'antica Eubea, città fondata
dai coloni di Leontinoi intorno al VII sec. a.C., si trova in posizione elevata, dominante l'alta valle del Dirillo. Possiede varie chiese settecentesche e il palazzo Vassallo (via Mugnos, in fondo a corso Umberto a destra), dal pregevole prospetto barocco con il portale incorniciato da colonne ed un balcone arricchito
da mensole con mascheroni e volute. Dalle rovine del castello medievale,
vista sulla vallata sottostante e il lago artificiale formato dal Dirillo.
Dal centro del paese riprendere la discesa ed al primo bivio continuare diritti (a
destra indica Grammichele). E' la strada vecchia per Chiaramonte Gulfi e si incunea nel bel paesaggio montano. Seguire la strada fino a quando appare, sulla sinistra, la diga del Lago Dirillo. Poco dopo, in prossimità di una curva, appena prima di una casa cantoniera (sulla destra) voltare a sinistra. La strada
conduce al Santuario di Gulfi.

Santuario di Gulfi - Prima del terremoto del 1693, l'abitato era situato ove
oggi sorge, isolato il santuario di Gulfi, importante monumento cittadino elevato
dove si narra che i buoi che trasportavano la statua della Madonna "venuta dal mare" (trovata sulla riva, vicino a Camarina) si sarebbero inginocchiati. La storia è
narrata in quattro medaglioni dipinti all'interno dell'edificio, nei quali compare
anche il ritrovamento della statua del Salvatore, portato poi all'omonima chiesa in
Chiaramonte.

Chiaramonte Gulfi - La greca Akrillai, rinominata Gulfi sotto gli Arabi, venne completamente distrutta neI 1296 e ricostruita subito dopo da Manfredi Chiaramonte, che le diede il nome.
Sebbene la cittadina sia stata distrutta dal terremoto del 1693, si legge ancora il
tracciato medievale. L'Arco dell'Annunziata, accesso alla città antica, è l'unica testimonianza chiaramontana (XIV sec.). Tra i monumenti barocchi si segnalano la
Chiesa di S. Giovanni (in cima alla collina) e la Chiesa Madre.
Il corso principale, Umberto I, è fiancheggiato da palazzi del '700 e dell'800 ed è
chiuso, ad ovest, dalla Villa Comunale, da dove si gode di un bel panorama sulla
vallata. Nella parte alta della città, immersa in una pineta (aree attrezzate) che
offre una bella vista su Chiaramonte e l'Etna, sorge il Santuario delle Grazie, legato ad un'altra leggenda. E' infatti qui che nel 1576 la Madonna, pregata di
risparmiare il paese dal pericolo della peste, avrebbe fatto sgorgare una sorgente.

La strada che conduce a Monterosso Almo si snoda in mezzo a dolci pendii coltivati e delimitati dai muretti a secco, elementi tipici della regione iblea, che disegnano figure geometriche sul verde dei campi, dando una particolare
sensazione di ordine. A tratti, la strada stessa è delimitata da un muretto.

Monterosso Almo - La Chiesa di S. Giovanni troneggia nell'omonima piazza,
centro della parte alta di questa cittadina che vive di agricoltura. Opera probabilmente di Vincenzo Sinatra, l'edificio ha una bella facciata scandita da colonne e terminante con una torre campanaria. L'interno è ricoperto da fregi a stucco su un fondo dai colori pastello. La copertura della navata centrale è ornata da medaglioni con bassorilievi che narrano episodi della vita di S. Giovanni. Scendendo verso la città bassa (dopo il terremoto del 1693, anche Monterosso,
come Ragusa e Modica, si divide in due parti rivaleggianti tra loro) si trova
la "rivale" di S. Giovanni, la Chiesa di S. Antonio (o Santuario di Maria SS. Addolorata). Sulla stessa piazza prospettano anche la Chiesa Madre, in stile neogotico, e l'elegante Palazzo Zacco.

Giarratana - Tre i monumenti che caratterizzano il lato artistico della piccola cittadina: la tardo-rinascimentale Chiesa Madre, e le barocche S. Bartolomeo e S. Antonio Abate. Ogni anno, in agosto, a Giarratana si tiene la singolare Sagra della Cipolla.

Da Giarratana è possibile ritornare a Palazzolo Acreide o percorrere la strada che
conduce alla cima del Monte Lauro.

Il Monte Lauro - La strada che si inerpica sul monte, fiancheggiata dal rosa intenso dei cespugli di valeriana, dal verde scuro dei carrubi e da pini, offre belle viste sull'altopiano. La strada si ricongiunge con quella per Palazzolo.

Narra una leggenda che il gigante Encelado, per aver commesso una colpa, fosse condannato ad essere sepolto sotto la Sicilia. Il gigante si sarebbe così disteso con un braccio sotto l'attuale Pachino, l'altro sotto Capo Peloro ed i piedi sotto Capo Boeo, ove oggi sorge Marsala.


acquista
buy on line
Michelin Green
Guide of Sicily

:: in italiano ::

:: in english ::

 


Note legali, Cookie Policy e Privacy - Realizzazione: Studio Scivoletto