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Situata in bellissima posizione su un altipiano a 948 m di altitudine, viene chiamata il Belvedere della Sicilia ed è anche il più alto capoluogo di provincia italiano. Man mano che si sale, la strada offre begli scorci sulla vallata e sul paese di Calascibetta arroccato sul fianco concavo di una collina. Il culto di Cerere (Demetra greca), dea del frumento, ha avuto qui un'importanza particolare, a testimonianza delle coltivazioni che ancora oggi caratterizzano questa zona. E poco distante, sulle rive del lago di Pergusa (si vedano i Dintorni), che la mitologia greca colloca il rapimento di Proserpina, figlia della dea, da parte di Ade, dio degli lnferi. E sulla punta estrema di Enna, al belvedere, sorgeva nel periodo antico un tempio dedicato a Demetra.

PER LE VIE DEL CENTRO
Ricchissima di chiese. Enna offre molto al visitatore. Il centro della città si sviluppa lungo via Roma che parte in prossimità del Castello di Lombardia e dopo un angolo acuto scende fino alla Torre di Federico II (descritti più avanti). Lungo la via si trovano la maggior parte dei monumenti e i punti di interesse della città.
Gli abitanti di Enna hanno una particolarità: sono divisi in confraternite, una sorta di "contrada spirituale". Ogni confraternita ha una sua gerarchia, una sua chiesa, un suo costume ed adepti che la difendono fieri ed orgogliosi. La manifestazione più sentita è la Processione della Settimana Santa che ha luogo a partire dalla Domenica delle Palme quando il Collegio dei Rettori, si reca in Duomo e dà inizio all'adorazione dell'Eucarestia. Qui confluiscono a turno tutte le confraternite che partono dalla loro chiesa seguite dalla banda musicale che intona marce funebri. Mercoledì, a mezzogiorno, il suono delle campane viene sostituito da quello della troccola, uno strumento di legno ad ingranaggi. La sera del venerdì ha luogo la processione vera e propria: centinaia di confratelli incappucciati indossano mantelline di diverso colore e sfilano portando a braccia il Cristo Motto seguito dall'Addolorata. La domenica le due statue ritornano alle rispettive chiese.

Duomo - Ricostruito in stile barocco nel XVI e XVII sec. ha comunque conservato le absidi gotiche (visibile soprattutto, all'interno, I'absidiola di sinistra).
La facciata, preceduta da un'imponente scalinata, si compone di una torre campanaria che si eleva sopra un portico. Si delineano i tre ordini classici: dorico (il portico è coronato da un fregio di metope e triglifi, come quello di un tempio). ionico e corinzio. Sulla facciata meridionale il cinquecentesco portale di S. Martino presenta un bassorilievo in marmo, raffigurante S. Martino e il Povero e si armonizza con l'attigua Porta Santa, gotica. L'Interno è suddiviso in tre navate da colonne in alabastro nero con basamenti e capitelli scolpiti (si notino in particolare i bassorilievi della seconda colonna a destra e della sua corrispondente a sinistra, opera di Giandomenico Gagini, raffiguranti figure zoomorfe, putti, serpi, figure bicefale). Particolarmente belle sono le opere lignee risalenti al XVI sec. Il soffitto a cassettoni è finemente intagliato e presenta all'estremità di ogni "trave" strani esseri alati. Alla fine delle navate, i due palchi dell'organo e della cantoria, sebbene rovinati, presentano belle balaustre in legno policromo ed intagliato, con nicchie che ospitano le statue di Cristo e dei Dodici Apostoli. Dietro l'altare maggiore il coro ligneo è arricchito da scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, dalla chiara funzione didascalica come i pannelli dell'armadio della sagrestia o "casciarizzo" che rappresentano scene della vita di Gesù. Sopra l'altare è appeso un bel Crocifisso su tavola (XV sec.) che porta dipinta sul retro una Resurrezione ed è detto il Cristo dei tre volti, in quanto l'espressione del volto sembra mutare a seconda della posizione da cui lo si guarda.

Museo Alessi - Ingresso alle spalle del Duomo. Allestito neI 1862 con le collezioni del canonico Alessi, conserva paramenti sacri del XVII e XVIII sec. ricamati in filo d'oro e coralli (al piano seminterrato), una pinacoteca (al piano rialzato) in cui spiccano una dolce Madonna con Bambino di ignoto fiammingo del XV sec., una Pietà con i simboli della Passione (XVI sec.) e due tavole appartenenti a un polittico del XVI sec. attribuite al Panormita con S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista. Al primo piano, oltre ad una tela di Giuseppe Salerno (Lo Zoppo di Gangi) raffigurante la Madonna delle Grazie, è esposto il ricchissimo Tesoro della Chiesa Madre, che comprende, tra gli altri arredi sacri, la splendida corona della Madonna, con smalti e cesellature che rappresentano scene della vita di Gesù (XVII sec.), un gioiello del XVII sec., raffigurante un Pellicano, simbolo della resurrezione e della vita eterna e il monumentale ostensorio processionale di Paolo Gui (1536-38) che riproduce con uno straordinario lavoro di cesello le slanciate cuspidi di una cattedrale gotica. Al 2° piano sono esposte una collezione di monete greche, romane e bizantine e reperti archeologici che vanno dalla preistoria all'Alto Medioevo, nonchè un'interessante collezione di figurine funerarie egizie, provenienti probabilmente da corredi tombali rinvenuti in Sicilia da ricollegare all'uso egizio di porre nelle tombe i cosiddetti "ushebti", letteralmente "coloro che rispondono all'appello", perchè eseguissero al posto del defunto le fatiche terrene.

Museo Archeologico
(Vedi http://www.sicilyweb.com/musei/en-mapv.htm)
Raccoglie oggetti, soprattutto in terracotta, provenienti dalle necropoli di Calascibetta, Capodarso, Pergusa, Cozzo Matrice e Rossomanno.

S. Michele Arcangelo - Eretta nel 1658, probabilmente su un'antica moschea, ha una facciata squadrata ed è a pianta ellittica con cappelle radiali. Dalla piazza imboccare la via Polizzi e poi a destra via del Salvatore ove si trova la Chiesa del SS. Salvatore, rimaneggiamento cinquecentesco di un'antica chiesa basiliana, recentemente ristrutturata.

S. Chiara - Piazza Colajanni. La chiesa, trasformata in sacrario dei caduti, è ad un'unica navata. Il pavimento è in maiolica con due pannelli illustranti il trionfo del Cristianesimo sull'islamismo e l'Avvento della navigazione a vapore.
La chiesa si affaccia su piazza Colajanni, fiancheggiata da begli edifici, come ad esempio Palazzo Pollicarini.

Campanile di S. Giovanni Battista - In una stradina che parte da piazza Coppola. L'elegante torre campanaria illeggiadrita da grandi archi ogivali nell'ordine inferiore, da una bella trifora gotica nell'ordine intermedio e da archi a tutto sesto nell'ordine superiore, costituisce tutto quanto resta dell'omonima chiesa.
Sempre lungo via Roma, si può ammirare S. Giuseppe, dalla bella (ma purtroppo rovinata) facciata barocca sormontata da un campanile.

S. Giovanni - Originariamente in stile romanico, è stata rimaneggiata, ornata di stucchi e restaurata integralmente nel 1967. All'interno. vi è un bel fonte battesimale con il basamento romano, il supporto centrale formato da un capitello bizantino in marmo rosso e la vasca medievale ornata da un bassorilievo (XIV sec.).

S. Marco - L'edificio venne eretto nel XVII sec. su un'antica sinagoga, visto che in questa parte della città si trovava il quartiere ebreo. All'interno, ad aula, begli stucchi raffiguranti putti, ghirlande di fiori e frutta, conchiglie di Gabriele de Bianco da Licodia (1705): da ammirare anche il paramento in legno intagliato che chiude il matroneo, dove le suore assistono alle celebrazioni.
Quasi di fronte dal belvedere di piazza Francesco Crispi, si gode un bel panorama su Calascibetta, il lago Nicoletti e il castello di Lombardia sulla destra. Al centro del giardino la fontana con una copia in bronzo del Ratto di Proserpina del Bernini.
Poco più avanti si trova la monumentale Chiesa di S. Francesco. Proprio in corrispondenza della curva a gomito della strada, si trova la Chiesa di S. Cataldo, dalla facciata squadrata. Continuando sempre su via Roma si giunge a piazza Neglia su cui si affacciano la Chiesa delle Anime Sante dal bel portale barocco in pietra calcarea e la quattrocentesca Chiesa di S. Tommaso, dotata di un bel loggiato e di un campanile, con elegante monofora, che fu in origine (intorno al X sec.) una torre difensiva.

Quartiere Fundrisi - Circa a metà di via Mercato. Il quartiere è sorto sull'estremità sud-ovest dell'altopiano ennese quando, nel 1396, il re Martino d'Aragona stroncò la rivolta dell'isola e fece radere al suolo alcuni borghi nelle vicinanze dell'allora Castrogiovanni. Gli abitanti di borgo Fundrò furono qui deportati e per secoli costituirono una sorta di comunità isolata nella comunità. Una passeggiata per i vicoli in saliscendi di questa parte della città, in mezzo alle casette a un solo piano che conservano caratteristici ballatoi (soprattutto lungo la via S. Bartolomeo) risulta piena d'incanto. Da questa via e dalla piazzetta S. Bartolomeo, su cui si affaccia l'omonima chiesa, begli scorci sulla parte nord- orientale della città. Dalla piazza si scende per breve tratto fino alla Porta Janniscuru, l'unica rimasta delle cinque che davano accesso alla città, e all'attigua Grotta della Guardiola. luogo di culto in un periodo senz'altro anteriore alla nascita della città. Proseguendo sulla continuazione di via Mercato, via Spirito Santo, si giunge all'omonima chiesa (in restauro) in bella posizione a picco su uno sperone roccioso.

I LUOGHI FORTIFICATI
Castello di Lombardia - In fondo a via Roma. Situato sulla punta dell'altopiano, domina la città e la vallata insieme alla Rocca di Cerere, ove sorgeva probabilmente un tempio dedicato alla dea.
La presenza qui di un luogo fortificato ha radici antiche, grazie alla posizione strategica. Nel periodo normanno il castello viene rinforzato. Sotto Federico II d'Aragona viene abbellito da sale che lo rendono adatto anche alla vita di corte. Quest'ultimo lo destina a sua residenza estiva: è proprio qui che viene incoronato, re di Trinacria e nel 1324 riunisce il parlamento siciliano. E' a questo stesso periodo che risale il nome del castello, probabilmente legato alla presenza di una guarnigione di soldati lombardi posta a difesa della fortezza. La pianta, vagamente pentagonale, segue le asperità del terreno. Delle venti torri originariamente esistenti ne sono rimaste solo sei (alcune solo parzialmente). La più interessante completa è La Pisana o Torre delle Aquile, coronata da merli guelfi. Dalla cima si gode di un bellissimo panorama sulla maggior parte delle catene montuose della Sicilia, l'Etna e Calascibetta.
All'interno delle mura si aprono tre corti: il cortile di San Nicola, utilizzato come teatro all'aperto, il cortile della Maddalena, chiamato anche delle vettovaglie in quanto adibito a deposito dei rifornimenti in caso di assedio, ed il cortile di S. Martino ove erano situati gli appartamenti reali e da cui si ha accesso alla torre pisana.
All'esterno, in direzione della Rocca di Cerere, si trova, addossata alle mura del castello, la statua di Euno ricorda lo schiavo che ha dato inizio alla rivolta servile.

Rocca di Cerere - All'estremità dell'altura, laddove si elevava il tempio dedicato alla dea del frumento, si gode di una bella vista tutt'intorno e su Calascibetta Enna.

Torre di Federico - All'estremità di via Roma opposta al castello. Enna in passato poteva forse essere chiamata la città delle torri. Ne esistevano moltissime, data la funzione difensiva e strategica della città. Molte sono scomparse, molte sono state incorporate, come campanili, nelle chiese, solo alcune sono rimaste torri. E' questo il caso della torre ottagonale costruita sotto Federico II di Svevia che si trova in posizione dominante al centro di un piccolo giardino pubblico

E INOLTRE...
Santuario del SS. Crocifisso di Papardura - Prendere via Libertà dopo l'incrocio con viale Diaz e imboccare una stradina a destra lungo la quale sono segnate le stazioni deila Via Crucis. Fu costruito per inglobare la grotta in cui nel 1659 fu ritrovata l'immagine del Crocifisso, dipinta su lastra di pietra, opera forse di monaci basiliani, che ora è collocata sull'altar maggiore. All'interno begli stucchi iniziati nel 1696 da Giuseppe e Giacomo Serpotta e ultimato nel 1699 da altra mano a cui sono da attribuire in particolare le statue degli Apostoli. Pregevole inoltre il paliotto in argento dell'altar maggiore, di fattura messinese (XVII sec.): il soffitto ligneo a cassettoni è opera della fine del secolo scorso, mentre i paliotti degli altari laterali sono in cuoio dipinto e bulinato.

SULLE COLLINE A NORD DI ENNA ( I MONTI EREI )
Circuito di 123 km - 1 giornata. Uscire da Enna in direzione di Calascibetta.

Tutte le foto degli EREI
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Calascibetta - Posta in incantevole posizione ad anfiteatro su una rocca concava, ha probabilmente origini arabe. La Chiesa Madre, fondata nel XIV sec., fu totalmente ricostruita neI '600 in seguito al terremoto. Sotto la chiesa esiste un edificio antecedente, visibile sotto la navata sinistra. All'interno, le tre navate sono divise da colonne in pietra con basamento intagliato a figure mostruose. che sorreggono arcate ogivali. Entrando a sinistra bel fonte battesimale cinquecentesco.
La torre normanna (XI sec.) è affiancata dalla chiesa diroccata di S. Pietro, ornata da un bassorilievo in pietra. Dal piazzale a sinistra, splendida vista con, sulla destra. Enna (si vedono il castello e il Belvedere) e il lago di Pergusa in basso.
Uscendo dal paese in direzione di Villapriolo si possono vedere le tombe scavate nella roccia della necropoli di Realmese (IV sec. a.C.).
Calascibetta - Ritornare al bivio e imboccare a sinistra la SS 121 verso Leonforte. La strada, fin oltre Regalbuto, si snoda lungo le colline dell'entroterra ennese offrendo begli scorci panoramici, in particolare tra Nissoria e il bivio per Centuripe, sulla valle del fiume Salso e il lago di Pozzillo.

Leonforte - Il paese è arroccato in una conca in posizione stupenda. In lontananza si distingue la monumentale sagoma di Palazzo Branciforte che ricorda la fondazione della cittadina nel XVII sec, da parte di Nicola Placido Branciforte. Il palazzo deI 1611 occupa tutta la lunghezza di un lato della vasta piazza omonima. Nota è soprattutto la Granfonte (1651) fatta costruire sempre dal Branciforte: è in pietra dorata con 24 cannelle e una serie di arcatelle a tutto sesto coronate da un fastigio con Io stemma della famiglia.
Uscire dal paese ripercorrendo la stessa strada e, al bivio, voltare a sinistra in direzione di Assoro.

Assoro - Il paese, abbarbicato a 850 m d'altitudine, ruota intorno alla graziosa piazza Umberto I, pavimentata, con una fontana al centro e con una suggestiva terrazza, belvedere. Oltrepassato il pittoresco arco che collega il Palazzo Valguarnera e la Chiesa Madre, si giunge ad un'altra piazzetta-belvedere, su cui affaccia la Chiesa Madre o Basilica dl S. Leone. La chiesa, fondata nel 1186, fu molto rimaneggiata alla fine del XIV sec. e ancora nel XVIII. E' a tre navate con un portico sul lato sud. Il portico del lato nord fu sostituito nel 1693 dalla cappella dell'Oratorio del Purgatorio cui si accede da un elegante portale barocco ed il cui interno è caratterizzato da una bella volta a costoloni. L'Interno della basilica è particolarmente suggestivo per le dimensioni ridotte che si accompagnano però a una profusione di stucchi barocchi dorati. Le colonne a tortiglione furono infatti rivestite nel XVIII sec. da decori a racemi, mentre sul frontone delle absidiole furono aggiunti, a destra, un Pellicano, il mitico uccello che nutriva i suoi piccoli con le sue stesse carni (rappresentazione del Cristo Eucaristico), e a sinistra l'Araba Fenice, che appena morta risorgeva dalle sue ceneri, simbolo del Cristo Risorto.
Molto belli anche il soffitto ligneo a capriate, con travi arabescate e dipinte (1490) e le cancellate in ferro battuto che chiudono le cappelle (XV sec.).
Proseguire lungo la strada che supera S. Giorgio e, all'altezza di Nissoria, incrocia di nuovo la SS 121. Proseguire a destra in direzione di Agira.

Agira - Distesa sui fianchi del Monte Teja. a 650 m di altitudine, è dominata dalla torre del castello, che sorge in cima al paese. L'edificio è svevo e sembra abbia avuto un ruolo attivo nelle lotte tra Angioini e Aragonesi prima e tra Aragonesi e Chiaramontani poi. Dalle sue rovine si ha una bella vista sul lago di Pozzillo
La città ed il monastero - La storia di Agira, patria dello storico Diodoro Siculo (90 - 20 a.C.) segue di pari passo le vicende del monastero basiliano di S. Filippo, fondato dal monaco di origine siriaca tra il V e il VI sec., e divenuto ben presto un importante centro di cultura e religiosità. Il periodo di massimo splendore viene raggiunto quando, sotto i Normanni, al monastero giungono i monaci esuli di Gerusalemme, caduta nelle mani di Saladino. Il monastero prospera, grazie anche alle ricchissime prebende che percepisce dagli immensi possedimenti sparsi in tutt'Europa. Nel 1537 Carlo V concede ad Agira il titolo di città demaniale, con prerogative speciali, tra cui quella di amministrare la giustizia civile e penale. La decadenza della città inizia neI 1625 quando il re Filippo IV di Spagna per rimpinguare le stremate finanze della monarchia decide di vendere la città a dei mercanti genovesi: gli agirini, per non rinunciare alla libertà si offrono di pagare I'ingentissima somma richiesta.
Chiesa Madre (ex-monastero di S. Filippo) - E' il più importante tra gli edifici religiosi della città. Nella forma attuale risale alla fine del XVIII sec-inizi del XIX sec. (la facciata fu interamente rifatta nel 1928). All'Interno decorato con stucchi dorati, si possono ammirare un drammatico Crocifisso ligneo di Fra' Umile da Petralia (all'altar maggiore), un coro ligneo con scene della vita di S. Filippo, opera di Nicola Bagnasco (1818-1822) e tre pannelli di un polittico del XV sec. con la Madonna in Maestà tra Santi, oltre che alcune tele di Olivio Sozzi e Giuseppe Velasquez.

Regalbuto - Giungendo da Agira, si è accolti dalla bella facciata barocca della Chiesa di S. Maria La Croce (1744), in pietra rosata, scandita da colonne e coronata da un elegante fastigio. Da qui imboccando a sinistra la via lngrassia ci si trova alla propria sinistra, il Collegio dei Gesuiti e poco più avanti Palazzo Compagnini in stile liberty. Si giunge quindi nell'ampia piazza principale del paese, dominata dalla Chiesa Madre (1760) dedicata a S. Basilio la cui monumentale facciata barocca ha un andamento mistilineo ed è cadenzata da pilastri.
Dalla statale 121 una stretta strada a tornanti si inerpica fino a Centuripe.

Centuripe - Il paesino, oggi tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione, è stato, nel lontano passato, un punto strategico sulla via di comunicazione tra la piana di Catania e le montagne dell'interno. Ciò spiega perchè, in particolare in epoca romana, Centuripe godette di una notevole prosperità economica (Cicerone stesso la definisce nel 70 a.C. una delle città più fiorenti della Sicilia). Ed è proprio la Centuripe romana ad aver lasciato la parte più cospicua di resti monumentali: il Tempio degli Augustali (I-II sec. d.C.). edificio a pianta rettangolare, che si affacciava su una via colonnata. rispetto alla quale era sopraelevato (attiguo alla nuova sede del Museo Archeologico), e due tombe monumentali a torre, sempre di età romana, una conosciuta come "la Dogana" (di essa è visibile solo il piano superiore) e l'altra come "castello di Corradino". All'estremità nord-occidentale del paese, in contrada Bagni, per una strada pavimentata in pietra si giunge ai resti di quello che doveva essere uno scenografico Ninfeo con giochi d'acqua, sospeso sul vallone del torrente, per deliziare chi giungeva da fuori. Della struttura è visibile una parete in mattoni con cinque nicchie, resti di una vasca per la raccolta delle acque e parti dell'acquedotto. Infine i cospicui reperti che vanno dall'VIII sec. a.C. al Medioevo e che verranno in un prossimo futuro esposti nel moderno edificio del Museo Archeologico, sono per ora "immagazzinati" in alcuni locali del Municipio, dove parte di essi è visibile. Si ammirino in particolare le statue provenienti dal tempio degli Augustali, tutte riferibili a imperatori e loro familiari, una bella testa dell'imperatore Adriano appartenuta, per le proporzioni, a una statua di almeno 4 m, due splendide urne funerarie*, della famiglia degli Scribonii (senz'altro importate da Roma), terrecotte di produzione locale (III-I sec. a.C.) ed un notevole gruppo di maschere teatrali.
Da Centuripe proseguire a sud verso Catenanuova per prendere l'autostrada e rientrare ad Enna.

NATURA, ARCHEOLOGIA E ZOLFARE
Circuito di 127 km - 1 giornata. Uscire da Enna in direzione di Pergusa.

Lago di Pergusa - Si stende ai piedi di Enna. Le sue rive, oggi purtroppo contornate da un circuito automobilistico, furono teatro di un episodio mitico: il rapimento di Persefone da parte di Ade. Si narra che la figlia di Demetra e Zeus stesse giocando con le Oceanine, quando, visto un narciso particolarmente bello, si accinse a coglierlo. In quel momento la terra si spalancò e dalla voragine emerse Ade, maestoso con i suoi cavalli immortali. Il dio la costrinse a salire sul carro dorato e scomparve nei pressi di Siracusa, presso la fonte Ciane (si veda alla voce SIRACUSA), portandola con sè negli Inferi. La madre udì il grido straziante della fanciulla, e senza pace, si mise alla sua ricerca. Dopo lunghe peregrinazioni riuscì a sapere ove era stata portata ed ottenne di rivederla. Ade prima di permettere alla sposa di rivedere Demetra, le fece mangiare un chicco di melograno, legandola così per sempre a sè.
Al bivio seguire a sinistra le indicazioni per Valguarnera.

Parco minerario Floristella-Grottacalda - Segnaletica lungo la strada. Ha un'estensione di 400 ha. di cui 200 privati (parco minerario di Grottacalda, in cui sorge anche un'azienda agrituristica) e 200 pubblici (Floristella). Fino al 1984 la miniera di zolfo di Floristella era in funzione. L'interesse del parco, forse poco significativo ad un primo approccio, consiste proprio nel fatto che documenta un'attività che ha segnato la vita ed il destino di intere zone siciliane, soprattutto nella provincia di Enna e Caltanissetta.
Seguendo la strada sterrata si giunge allo spiazzo dove sorge la palazzina Pennisi, fatta erigere dai baroni di Floristella, antichi proprietari della miniera, quando se ne iniziò lo sfruttamento intorno al 1750. Alle spalle della palazzina si ha una visione completa del "sito archeologico-industriale". A partire da sinistra si vedono il pozzo di estrazione n° 1 (in muratura) e il pozzo di riflusso per l'aereazione (in metallo). utilizzati fino aI 1972. Le collinette bianche che si notano sono i cosiddetti "calcheroni", fossati cilindrici rivestiti con materiale inerte (la camicia) nei quali, per autocombustione, si effettuava la separazione dello zolfo dalla "ganga", cioè l'insieme delle impurità. A partire dal 1860 i calcheroni furono sostituiti dai forni Gill, a cupola, collegati da canaline a gruppi di due, tre o quattro. Questo sistema permetteva di sfruttare il calore dei fumi di anidride solforosa derivati dalla combustione in un forno per scaldare il materiale di zolfo del forno successivo. Di fronte ai calcheroni si notano una sorta di gallerie con arcate e feritoie, da cui lo zolfo fuso colava fino al punto di prelievo detto "morte". Qui veniva raccolto in recipienti di legno a forma tronco-trapezoidale, nei quali solidificava prendendo l'aspetto di pani di 50-60 kg, le "balate". All'estrema destra si notano le sezioni della miniera più antiche, dove si possono ancora vedere le "discenderie", accessi alla miniera a gradini utilizzati dai minatori e dai "carusi", i ragazzi che trasportavano alla superficie il materiale estratto nelle gerle.

Valguarnera - Il paesino, legato fino ad alcuni decenni orsono all'economia delle zolfare, possiede una Chiesa Madre del XVII sec., dalla massiccia facciata barocca in pietra calcarea, ad andamento convesso. Ritornare indietro in direzione di Piazza Armerina. La strada taglia una bellissima vallata a collinette dolcemente digradanti, coperte in primavera da un vello verde smeraldo.

Barrafranca - L'antica Convicino (il nome attuale risale al XVI sec.) è un nido di case color ocra, adagiate sui dolci pendii di una collina. Si entra per via Vittorio Emanuele, fiancheggiata da bei palazzi signorili tra cui Palazzo Satariano e Palazzo Mattina. La Chiesa Madre (XVIII sec.) ha una facciata con mattoni a vista e un campanile coronato da una cupoletta rivestita di ceramiche policrome. In Piazza Messina si trova il Monastero delle Benedettine ormai semidistrutto seguito dal vasto e interessante edificio settecentesco dei Putieddi (botteghe) e dalla Chiesa di Maria SS. della Stella dall'aereo campanile che culmina con una cuspide maiolicata. Ritornando alla via principale del paese, corso Garibaldi, si giunge in piazza dell'Itria dove si trova l'omonima chiesa (XVI sec.) con facciata a campanile in mattoni.
Da qui è possibile continuare in direzione di Pietraperzia o effettuare una deviazione (13 km) in direzione di Mazzarino.

Mazzarino - Borgo medievale, sviluppatosi soprattutto grazie alla famiglia dei Brancifor, Mazzarino riunisce i monumenti principali lungo il centrale corso Vittorio Emanuele. Si evidenziano la Chiesa Madre, l'attiguo palazzo Branciforti (XVII sec.) e la coeva Chiesa del Carmelo. Fuori dal paese, isolato su un'altura, si ergono le rovine del castello caratterizzate da un imponente torrione circolare. Costruito nel luogo in cui probabilmente sorgeva una fortezza in epoca romano-bizantina, l'edificio venne rafforzato ed ampliato sotto i Normanni e nel corso del XIV sec., per divenire residenza signorile verso la fine del '400.
Riprendere la SS 191 in direzione di Barrafranca e proseguire per Pietraperzia.

Pietraperzia - Anche qui il colore dominante della pietra è l'ocra. Dai ruderi del castello, di epoca normanna, si domina la vallata del Salso. Entrando in paese si trova, in piazza Matteotti, la cinquecentesca Chiesa del Rosario con, di fronte, il bel palazzo Tortorici in stile neo-gotico. La Chiesa Madre (XIX sec.) presenta una facciata squadrata coronata da un tozzo fastigio. Al suo interno è degna di nota la tela con la bella Madonna col Bambino di Filippo Paladini, che si trova all'altar maggiore. Interessante anche il Palazzo del Governatore (XVI sec.) con un bel balcone angolare arricchito da mensole con figure antropomorfe.

 

STORIA

Le origini di Enna risalgono alla preistoria. La sua posizione elevata naturalmente protetta l'hanno resa un luogo particolarmente ambito. Probabilmente abitata dai Sicani, che ne fanno un punto di difesa strategico contro l'avanzata dei Siculi, diviene città greca e, poi romana e nel 135 a.C. è teatro dell'inizio della guerra servile capeggiata, dallo schiavo siriano Euno, estesasi poi a tutta l'isola e durata ben sette anni. Riconquistata dai Romani cade, nel VI sec., sotto il do- minio bizantino (come tutto il resto della Sicilia) e diviene luogo strategico per la difesa contro l'assedio arabo. Capitola solo nel IX sec. Il nome Henna, probabilmente di origine greca (en-naien, vivere dentro) viene ripreso dai Romani che vi antepongono il termine fortezza. Castrum Hennae, e poi dagli Arabi che lo trasformano in Kasrlànna (o Qasr Yànnah o Qasr Yani), volgarizzato infine come Castrogiovanni. Subentrano poi i Normanni, che la rendono centro politico e culturale del loro regno, gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi. Federico II assume qui il titolo di re di Trinacria (1314) e vi raduna il parlamento (1324). La città segue poi le vicende del resto dell'isola ribellandosi ai Borbone e sostenendo Garibaldi. Nel 1927 riassume il nome antico, Enna.


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