PANTALICA
Pantalica,
identificata con l'antica Hybla (l'ultimo dei suoi re, Hyblon,
avrebbe concesso ad alcuni coloni Megaresi di fondare nel
suo territorio Megara Hyblea, nel 728 a.C.), è abitata
fin dall'età del bronzo. Verso la metà del
XIII sec. a.C. i Sicani, stanziati sulla fascia costiera,
si spostano nell'entroterra e scelgono la zona di Pantalica
e le coste, aperte alle scorrerie ed alle frequenti ondate
di nuove popolazioni, non sono più sicure. La valle
stretta intorno al fiume Anapo e al Cavagrande (che nel
tratto finale diviene Calcinara) è invece difesa
naturalmente, tra due gole profonde e con una sole via d'accesso
(la sella di Filiporto, ad ovest) e per di più percorsa
dai due fiumi, fonte di inestimabile valore. Della città,
probabilmente distrutta dai siracusani prima della fondazione
di Akrai nel 664 a.C.,restano oggi pochissime tracce, fatta
eccezione per i l'incredibile numero di tombe scavate (chissa
a costo di quale fatica, utilizzando probabilmente asce
di bronzo o di pietra, visto che il ferro non era ancora
stato scoperto nelle scoscese pareti calcaree. Pantalica
torna a vivere con i bizantini che vi impiantano piccoli
villaggi rupestri. Dopo una probabile frequentazione in
periodo arabo normanno, il sito viene completamente abbandonato
fino all'inizio del '900, quando l'archeologo Paolo Orsi,
inizia le ricerche.
Il
SITO ARCHEOLOGICO
Accesso
- Esistono due vie d'accesso al sito archeologico, da Ferla
e da Sortino.
Consigliamo la prima, che consente una migliore visuale
delle necropoli ed evita di dover scendere al greto del
fiume, guadare e risalire sulla riva opposta.
Sono
più di 5000 le tombe a grotticella che punteggiano
le pareti di questa cava
formando cinque necropoli, utilizzate in periodi successivi.
Le più antiche sono a
pianta ellittica (Necropoli Nord e Nord-Ovest, XIII-Xl sec.
a.C.). quelle più recenti (850-730 a.C.) invece a
pianta rettangolare. Una peculiarità di queste sepolture
è
che gli individui vi venivano sepolti a singoli nuclei familiari,
a differenza delle solite
sepolture a gruppi allargati.
Seguendo
da Ferla le indicazioni per Pantalica, dopo 9 km si può
parcheggiare alla
sella di Filiporto (segnaletica gialla), antico ingresso
alla città, dove si notano i resti della trincea
di fortificazione. Si imbocca un sentiero che corre lungo
il lato sud del pianoro e voltandosi indietro si vede in
un ampio anfiteatro roccioso la necropoli di Filiporto.
Proseguendo, l'itinerario offre splendidi scorci sulla sottostante
gola dell'Anapo e giunge ad un villaggio bizantino con abitazioni
rupestri a pianta rettangolare e all'Oratorio di S. Micidiario.
Seguire il sentiero e, dopo circa 1 km, piegare a sinistra
per raggiungere l'Anaktoron o Palazzo del Principe, raggiungibile
anche riprendendo l'automobile e proseguendo sulla strada
per 1,5 km circa (osservare sul lato sinistro la necropoli
Nord-Ovest) e imboccando poi un brevissimo sentiero (segnaletica
gialla). Si tratta dei resti di un edificio costruito con
tecnica megalitica che, per le chiare influenze micenee,
fu attribuito dall'Orsi a maestranze micenee al servizio
del principe.
Riprendere
la vettura. A 11 km da Ferla termina la strada asfaltata
(notare poco
prima il villaggio bizantino della Cavetta) e si può
quindi imboccare un sentiero in
discesa che offre suggestive viste sulla gola del Calcinara
e permette di osservare la vasta necropoli Nord che punteggia
la parete rocciosa opposta (20 min. a piedi
fino al greto del torrente).
IL
SITO NATURALISTICO
Il
percorso naturalistico nell'area protetta (in procinto di
diventare riserva naturale) della valle dell'Anapo si snoda
in uno straordinario paesaggio di gole e pareti strapiombanti,
seguendo il tracciato dell'antica ferrovia Siracusa-Ragusa-Vizzini.
Accesso
- Si può accedere alla valle dell'Anapo sia dal cancello
Fusco (dalla provinciale Floridia-Sortino, percorsi circa
12 km. prendere a sinistra al bivio con
cartello giallo Valle dell'Anapo, dopo 700 m circa proseguire
a sinistra - stradina
rossa con barra di legno), sia dal cancello di Cassaro (da
Ferla seguire le indicazioni per Cassaro, al 10 bivio prendere
a sinistra fino al ponte sul fiume, in
prossimità del quale si trova ll cancello Ponte Diga
- 4 km da Ferla).
Servizi
offerti - L'ispettorato Forestale mette a disposizione
un servizio gratuito di pulmini navetta che percorrono la
valle per 4 km partendo dal cancello Fusco e per 9 km partendo
dal cancello di Cassaro e che si incontrano nel mezzo nel
percorso (L'intero tragitto copre quindi una distanza di
13 km). Il tratto dalla stazione di Pantalica al rifugio
Case Specchi può essere percorso su un carro trainato
da due cavalli (massimo 14 persone, lit 2000).
Per usufruire di quest'ultimo servizio si deve inviare richiesta
scritta (con 15
giorni di anticipo) all'ispettorato Dipartimentale delle
Foreste, via S. Giovanni alle Catacombe 7,Siracusa. Per
informazioni: 0931/462452. Se si effettua l'escursione a
piedi (decisamente consigliabile), si raccomanda di munirsi
di torce per il transito
nelle gallerie.
Se non si vuole percorrere tutta l'area protetta (13 km),
si consiglia il primo accesso che unisce all'interesse naturalistico
quello archeologico, in quanto vi si possono osservare le
necropoli della Cavetta (a destra subito dopo la prima galleria),
la necropoli Sud (da entrambi i lati dopo la seconda galleria)
e quella di Filiporto (dopo 4km nella parete destra). Da
notare inoltre poco dopo l'ingresso a
destra (in corrispondenza del troncone di un ponte crollato),
i fori di sfiato dell'acquedotto Galermi, fatto costruire
dal tiranno Gelone per convogliare le acque del fiume fino
a Siracusa e tuttora utilizzato per scopi irrigui.
Flora
e fauna - Il fenomeno geologico delle "cave iblee",
canyon che incidono
profondamente i rilievi, ha favorito la concentrazione di
una grande varietà di specie vegetali in un'area
molto ristretta. Tra gli alberi ad alto fusto che formano
una fitta foresta ripale troviamo pioppi bianchi e neri
e salici associati ad arbusti di tamerici, oleandri ed orchidee
selvatiche, nonchè l'ortica rupestriso, un relitto
glaciale.
Risalendo lungo i pendii si incontra la foresta mediterranea
a querce, lecci, sughere, che si alterna nelle zone più
assolate ed aride ad una macchia di salvia, timo, ferula,
euforbia e ginestra spinosa. Una citazione a parte merita
il Platano Orientale, specie presente allo stato spontaneo
solo in aree molto ristrette dell'italia e purtroppo minacciata
da un fungo, agente patogeno del cancro colorato, la cui
diffusione sembra per il momento arginata grazie ad opportuni
interventi.
Anche dal punto di vista faunistico a valle dell'Anapo presenta
una grande varietà di specie: volpi, martore, istrici,
lepri, ricci, tra gli anfibi il discoglosso e tra gli uccelli
merli acquaioli, saltimpali, martin pescatori, coturnici
e una coppia di falchi pellegrini.
DINTORNI
Ferla
- Isolata sull'altipiano calcareo solcato dall'Anapo, possiede
diversi edifici religiosi dei XVIII sec. La Chiesa di S.
Antonio è preceduta da un grazioso sagrato
acciottolato a disegni geometrici, possiede una facciata
articolata in cinque pannelli convessi scanditi da colonne
e sormontati da due torri di cui una incompiuta. All'interno,
a pianta a croce greca, gli stucchi e le pitture che decorano
i muri e le volte, le tavole e le statue compongono un grazioso
insieme
barocco. La Chiesa di S. Sebastiano ha una facciata a campanile
riccamente decorata.
La
strada che conduce da Ferla a Sortino offre suggestivi panorami
sull'altipiano
circostante e la profonda fenditura creata dal corso del
fiume.
Sortino
- Interamente ricostruita nel XVIII sec. sulla cima di una
collina, presenta
un tessuto urbano a maglia ortogonale. La Chiesa Madre preceduta
da un vasto
sagrato acciottolato con disegni a losanghe, presenta una
bella facciata in pietra dorata coronata da una balaustrata
e arricchita da statue nell'ordine superiore, nonchè
un portale incorniciato da colonne tortili decorate a racemi
e sormontato da ghirlande di frutta. L'insiemeè particolarmente
suggestivo soprattutto alla luce del tramonto. All'interno,
affreschi di Crestadoro nella volta e nell'abside (1777-1778).
La chiesa del monastero di Montevergine, in una piazzetta
raccolta, ha una graziosa facciata a campanile con andamento
concavo-convesso (XVIII sec.).
L'ex-convento di S. Francesco ospita il Museo dell'Opera
del Pupi che riunisce il teatrino ed i pupi che appartennero
al puparo Ignazio Puglisi (1904-1986), una raccolta suddivisa
per temi, con le stanze dedicate ai mostri (diavoli, scheletri,
giganti), ai paladini, ai saraceni, ai cosiddetti "cartoni",
sagome di cartone raffiguranti i pupi che servivano da sfondo.
Una delle ultime stanze è dedicata ai
personaggi della farsa che chiudeva ogni spettacolo, recitata
in dialetto siciliano.
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