RISERVA
NATURALE DI VENDICARI
Questa
riserva istituita nel 1984, ma di fatto fruibile dal 1989,
è una stretta fascia costiera acquitrinosa che si
estende per 574 ettari e la cui principale finalità
è la protezione dell'avifauna migratoria e della
vegetazione psammofila (amante della sabbia) e mediterranea.
La presenza dei vasti pantani dall'elevata salinità
hac ontribuito alla creazione di un ecosistema quanto mai
singolare, che è punto di riferimento per gli uccelli
di passo che qui sostano numerosi.
Nei mesi autunnali è facile osservare i trampolieri,
in particolare aironi cinerini, garzette e più raramente
cicogne e fenicotteri; tra novembre e marzo, quando il livello
dell'acqua sale, i pantani diventano il regno degli anatidi,
tra i quali è facile distinguere il germano reale,
la non comune volpoca e le nere folaghe. In questo periodo
non è raro osservare anche gabbiani e cormorani,
ma il simbolo di Vendicari è il cavaliere d'italia,
dal corpo bianco, le ali nere e le lunghe zampe rosate,
l'unica specie che qui nidifica.
VISITA
La
riserva è visitabile tutto l'anno. Per osservare
gli uccelli consigliamo le prime ore del mattino o il tardo
pomeriggio; è indispensabile allo scopo un binocolo.
Seguendo il sentiero che costeggia per breve tratto il Pantano
Grande si giunge alla cosiddetta Torre Sveva che fu in realtà
fatta edificare nel XV secolo da Pietro
d'Aragona e alla ciminiera che svetta in mezzo ai ruderi
della tonnara, attiva fino
all'ultima guerra. Nelle vicinanze, proprio sugli scogli
dove si infrangono le onde,
è possibile osservare le vasche di macerazione di
uno stabilimento per la lavorazione del pesce, di epoca
ellenistica, le cui principali attività sembra fossero
la salagione delle eccedenze di pescato (tarichos) e la
preparazione del garum, un sottoprodotto del primo che si
otteneva facendo macerare nell'acqua del mare le viscere
e gli scarti di lavorazione.
Dal punto di vista della distribuzione della flora, Vendicari
è caratterizzata da un
alternarsi di substrato roccioso e sabbia: nel primo, prevalente
a nord, verso Pantano Piccolo, abbonda una vegetazione a
gariga costituita da cespugli a cuscino di timo e spinaporci
nonchè orchidee e giaggioli e che si trasforma procedendo
dal mare verso l'interno in macchia a lentisco, mirto e
palma nana. Nei tratti in cui il substrato è per
lo più sabbioso, come in prossimità del Pantano,
si passa dalle associazioni di psammofile perenni (graminacee
rizomatose) alla macchia a ginepro coccolone e rosmarino.
CAPO
PASSERO
Estrema
punta sudorientale della Sicilia, il capo è dominato
dalla mole del faro che segna il promontorio in corrispondenza
dei quale le acque dello lonio incontrano quelle del Canale
di Sicilia.
A Capo Passero è stata fiorente nel corso di questo
secolo l'attività della tonnara,
tuttora appartenente al barone di Belmonte, che ancora nel
1994 ha effettuato
una "calata". Del complesso fanno parte oltre
a uno stabilimento per l'inscatolamento del tonno, ormai
in disuso, la casa del rais, colui che dirigeva la mattanza
e la residenza della famiglia da cui si gode una Splendida
vista che spazia su un orizzonte infinito e mutevole secondo
l'umore del mare.
L'isolotto dl Capo Passero crea con la terraferma un corridoio
naturale, punto strategico per il passaggio dei tonni, che
possono essere così facilmente catturati. Da quando
però l'isolotto è stato espropriato per istituire
una zona di protezione della palma nana e nelle acque di
pertinenza della tonnara sono state
impiantate delle vasche per l'allevamento dei pesci, calare
la tonnara è divenuto molto più difficoltoso
e il luogo pur conservando intatto il suo fascino non ferve
più di attività frenetiche come nel passato.
Una curiosità intorno alla mattanza, durante la pesca,
i marinai usavano segnalare la
quantità di tonni presenti nelle camere delle reti;
se erano dieci alzavano una bandiera bianca e rossa, se
erano venti una bandiera rossa, se erano trenta una bianca,
se erano quaranta alzavano una bandiera bianca (trenta)
e una rossa e bianca (dieci) e così via. Se il numero
era incalcolabile si issava su un remo un giaccone da marinaio,
u' cappottu, gesto che significava: "ora non li contiamo
più, sono troppi".
Portopalo
di Capo Passero - E' un piccolo e caratteristico
paese di pescatori, il centro dell'attività è
naturalmente il porto che si anima tutti i giorni, tra le
12 e le 14, al sopraggiungere dei pescherecci, quando i
compratori si affollano lungo le
banchine.
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