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IL CENTRO STORICO

L'ampio viale della Vittoria, belvedere ombreggiato da ficus da cui si può ammirare la valle dei Templi, conduce alla piazza della stazione ove, sulla destra, sorge la cinquecentesca Chiesa di S. Calogero, santo particolarmente venerato in questa zona. Della facciata, si ammiri il bel portale a sesto acuto.
Poco oltre, da piazza Aldo Moro si snoda la bella via Atenea. Lungo la via si incontra sulla destra Palazzo Celauro (il prospetto principale è sulla via omonima) dove, ai tempi del suo Grand Tour, soggiornò Goethe e, sulla sinistra, la chiesa francescana dell'Immacolata (rimaneggiata nel '700). Sulla destra della chiesa, oltre un cancello, si può ammirare la facciata del Conventino Chiaramontano (XIV sec.) chiamato così per Io stile del portale e delle bifore che lo affiancano.
Ritornando in via Atenea, si giunge in piazza del Purgatorio ove si eleva la bella facciata di S. Lorenzo (XVIII sec.) in cui il tufo giallo ocra crea un piacevole contrasto con il bianco portale arricchito da colonne tortili.
All'interno stucchi del Serpotta. Poco più avanti, in corrispondenza di via Bac, la Chiesa di S. Giuseppe.
Giunti in piazza Pirandello si può ammirare il Municipio, ex convento dei padri domenicani (XVII sec.) e l'annessa chiesa, dalla bella facciata barocca arricchita da una scala a tenaglia. In secondo piano, lungo il fianco sinistro della chiesa, si eleva la torre campanaria.

Abbazia di S. Spirito - Da via Atenea, prendere via Porceio, poi la salita di S. Spirito. La chiesa e l'attiguo convento risalgono al XIII sec. Purtroppo le condizioni degli edifici stanno man mano deteriorandosi. La facciata della chiesa presenta un bel portale gotico sormontato da un rosone. L'interno, in stile barocco, è a navata unica. Alle pareti vi sono quattro altorilievi attribuiti a Giacomo Serpotta: Natività e Adorazione dei Magi sulla destra. Fuga in Egitto e Presentazione di Gesù al tempio a sinistra. Sulla destra della facciata una porta immette nel chiostro. Vi si accede passando sotto i due imponenti contrafforti della chiesa. Sul fondo si può ammirare la bellissima entrata della sala capitolare con un portale a sesto acuto e due bifore ai lati con una decorazione in stile arabo-normanno. Le monache benedettine di clausura confezionano ottimi dolcetti di mandorle (ricco, conchiglie, amaretti e paste nuove) ed il cuscusu (il nome richiama il più tipico piatto a base di semola di grano duro e di pesce, versione trapanese della specialità araba), dolce al cucchiaio fatto con cioccolato, pistacchio, grano e decorato con frutta candita.

Via S. Girolamo - E' fiancheggiata da bei palazzi. In particolare si notino la facciata di Palazzo del Campo-Lazzarini (XIX sec.) al n.14 (di fronte alla chiesa di S. Maria del Soccorso) o quella di Palazzo Barone Celauro (XVIII sec.) al n°86, scandita da due file di balconcini con finestre coronate da timpani arcuati e triangolari.

Biblioteca Lucchesiana - Fondata nel 1765 dal vescovo Lucchesi PalIi, conserva più di 45000 volumi antichi e manoscritti, Il salone centrale, dominato dalla statua del vescovo, ha una bella scaffalatura in legno. Alla sinistra della statua trovano posto i testi di argomento profano e alla destra, in maniera simmetrica, quelli religiosi. La divisione è sottolineata dalle due figure scolpite nel legno alle spalle della statua: a sinistra una donna che medita, a destra una donna con in mano uno specchio, simbolo della fede attraverso la quale si conosce se stessi.

Cattedrale - Il lato che si affaccia su via del Duomo conserva ancora elementi dell'edificio originario (le monofore. XI sec.) costruito dai Normanni e che coinciderebbe con l'attuale transetto. Rifatta nel XlIl-XIV sec. viene rimaneggiata nel Seicento e restaurata dopo la frana deI 1966. La facciata, preceduta da un'ampia scalinata, è coronata da un timpano e scandita da quattro paraste sporgenti. Sulla destra si erge la torre campanaria incompiuta (1470), il cui lato sud presenta quattro monofore cieche a carena di nave sormontate da archi a tutto sesto.
AIl'interno, la navata centrale ha un bel soffitto ligneo a capriate (XVI sec.) con figure di santi ed apostoli dipinte sulle travi da Masolino da Floregia, mentre i due spioventi sono arricchiti da cassettoni con fiori scolpiti a formare un originale "giardino al contrario". Oltre l'arco di trionfo, la copertura è a cassettoni (XVIII sec.) e presenta al centro un'aquila bicipite, emblema degli Aragonesi. L'esuberanza barocca del coro, con angioli e ghirlande dorate, contrasta con la sobrietà delle navate.

Chiesa di S. Maria del Greci - Edificata sui resti di un tempio dedicato ad Athena, la chiesa risale al XIV sec. Vi veniva officiato il culto di rito greco-ortodosso.

DINTORNI

Scala dei Turchi - Raggiungibile da Realmonte o da Porto Empedocle. In ambedue i casi seguire le indicazioni per Madison. Se si giunge da Realmonte, la scogliera è visibile appena oltrepassata la discesa verso l'hotel. Poco oltre un sentierino (indicato in estate dall'elevato numero di macchine posteggiate, in inverno solo soggetto alla... volontà di chi lo cerca) permette di raggiungere la spiaggia. L'incredibile parete bianca e liscia digrada dolcemente a gradoni verso il mare e si trasforma,in estate, in un immenso Iettino ove sdraiarsi a prendere il sole. L'altro lato della "scala" forma onde più strette e sinuose che denunciano più chiaramente l'azione dell'acqua e del vento.
Favara - 12 km a nord-est. Cittadina di origine araba, raggiunge il massimo svi luppo sotto la potente famiglia dei Chiaramonte (XIII-XIV sec.) che vi costruiscono il massiccio castello. In piazza dei Vespri si erge invece l'imponente facciata della Chiesa Madre (XVIII sec.) con la sua alta cupola che si eleva su un tamburo ad archi.
Racalmuto - 22 km a nord-est. E' la cittadina originaria di Leonardo Sciascia. che qui ha passato gran parte della sua vita. Lo scrittore è sepolto nel piccolo cimitero. In centro sussistono i resti del Castello dei Chiaramonte, costituito da due grandi torri.
Valle dei Templi - Vedi http://www.sicilyweb.com/valledeitempli

STORIA

La storia di Akragas - Il sito ove sorge Agrigento è abitato fin dalla preistoria, ma è solo intorno al 580 a.C. che un gruppo di abitanti di Gela, originari di Rodi e Creta, decidono di fondare la città di Akragas, dal nome di uno dei due fiumi che ne stabiliscono i confini. Sotto il tiranno Falaride (570-554 a.C) la città viene fortificata e organizzata politicamente. E' a lui che gli antichi attribuiscono la trovata di un toro cavo di bronzo (commissionato a Perillo) come strumento di tortura per i suoi nemici.I malcapitati venivano rinchiusi nel ventre dell'animale sotto il quale era acceso un fuoco. Le urla dei condannati risuonavano come muggiti. Odiato dal suo popolo, Falaride viene pubblicamente lapidato.
La città raggiunge il suo massimo splendore con il tiranno Terone (488-472 a.C.): potenza militare, sconfigge a più riprese i Cartaginesi, imponendo loro, tra l'altro, il divieto di fare sacrifici umani. Alla forza economico-politica fa riscontro la fioritura artistica: viene costruito il tempio di Zeus Olimpio e si dà ampio spazio alle lettere. Il filosofo Empedocle (492 ca - 432 a.C. ca) propugna la democrazia moderata, che permane a lungo. Nel 406 Agrigento subisce una pesante sconfitta da parte dei Cartaginesi, che la distruggono quasi completamente. Viene ricostruita nella seconda metà del IV sec. a.C da Timoleonte, condottiero corinzio impegnato nella lotta contro i Cartaginesi in Sicilia. E' a questo periodo che risale la costruzione del quartiere ellenistico-romano i cui resti danno un'idea del nuovo aspetto urbanistico della città. Nel 210 a.C. Akragas subisce l'assedio dei Romani che la conquistano e modificano il nome in Agrigentum.

Le vicende di Girgenti - Con la caduta dell'Impero Romano, la città passa in mano ai Bizantini prima e agli Arabi poi (IX sec.). Questi ultimi costruiscono un nuovo nucleo urbano più in alto (dove oggi sorge il centro della città moderna) e Girgenti (nome mantenuto fino al 1927 quando riprende il toponimo romano) diviene capitale del regno berbero. Nel 1087, la città viene conquistata dai Normanni e conosce un nuovo periodo di prosperità e potenza che le permette anche di respingere i frequenti attacchi saraceni. Sotto Ruggero il Normanno vengono edificate le chiese di S. Nicola, S. Maria dei Greci e S. Biagio.
Dopo alterne vicende, che vedono un progressivo spopolamento, la città riacquista floridità soprattutto nel XVIII sec;: il centro si sposta da via Duomo a via Atenea. Nel 1860 gli abitanti vessati, come tutto il resto dell'isola, dal malgoverno borbonico, aderiscono entusiasticamente alla proposta di Garibaldi. Durante la seconda guerra mondiale, Agrigento subisce numerosi bombardamenti.

Due figli famosi della città - Agrigento ha dato i natali a personaggi famosi sia nell'antichità che in tempi recenti. Fra i più noti si può ricordare il filosofo Empedocle (V sec. a.C.) morto, vuole la leggenda, per essersi gettato nel cratere dell'Etna al fine di provare la sua natura divina (e, quasi a conferma di ciò, l'Etna avrebbe poi restitulto il suo calzare in bronzo). Nel XX secolo invece, la figura di maggior spicco è Pirandello, il famoso drammaturgo e romanziere nato in una contrada ai piedi di Agrigento, il Caos (si veda alla voce), dove ora riposano le sue ceneri. Per gli appassionati dello scrittore, in via Regione Siciliana 120 si trova la Biblioteca Luigi Pirandello che possiede anche una vasta selezione di scritti di autori siciliani.

TURISMO

Man mano che ci si avvicina ad Agrigento, si infittiscono i mandorli che, nel periodo della fioritura (gennaio, febbraio), formano nuvole bianche sul verde dei prati e sul terriccio brullo delle colline. Ed è proprio in questo periodo che la città si anima e si veste a festa per la Sagra del Mandorlo in fiore.
Chi giunge ad Agrigento dalla costa gode di uno spettacolo bellissimo, soprattutto se vi arriva al tramonto, quando le case che si stagliano allineate lungo il crinale si tingono di colori pastello ed il tempio di Eracle si erge infuocato in primo piano (entrare in città dalla Valle dei Templi). Dopo aver superato il varco della Porta Aurea, due alte pareti tufacee che si ergono a segnare e proteggere l'ingresso alla città antica, appare sulla sinistra la Chiesa di S. Nicola, sempre di quel tufo giallo intenso che caratterizza tutta la parte antica e la città vecchia.

MUSEO ARCHEOLOGICO E DINTORNI
(Vedi anche http://www.sicilyweb.com/musei/ag-mra.htm)

Museo Archeologico Regionale - Entrata dal chiostro di S. Nicola. Ospitato in parte nell'antico monastero di S. Nicola, il museo riunisce i reperti rinvenuti nella provincia di Agrigento.
Periodo precedente la colonizzazione greca - Si può ammirare una bella coppa a due anse decorata con motivi geometrici e dal piede molto alto, forse per l'usanza di mangiare seduti per terra con la coppa all'altezza del petto. Notevoli anche un'anforetta micenea dalla linea elegante, il calco di una patera a sei figure animali (bovini) in rilievo e di due anelli-sigillo sempre con animali. L'elemento di maggior interesse è un Dinos (vaso sacrificale) con raffigurata una triskeles (letteralmente "tregambe"), simbolo della Sicilia (nell'accezione di Trinacria, cioè a "tre punte"). I Telamoni (o atlanti) Questi imponenti colossi agrigentini, più usualmente chiamati atlanti, portano il nome dato loro dai Romani, Tiamo(n), voce dotta latina, ma derivante dal greco, testimonia la loro funzione, quella di (sop)portare, in questo caso la struttura. La loro funzione di sostegno è accentuata dalla posizione, con le braccia piegate a sostenere il peso sopra spalle. La figura mitologica cui fanno riferimento si ricollega invece all' altro etimo, Atlante, gigante e capo dei Titani in lotta contro gli dei dell'Olimpo, viene condannato da Zeus a sostenere il peso della volta celeste.
La colonizzazione - La bella collezione di vasi attici (sala 3). E' costituita in gran parte da crateri a figure nere e a figure rosse, tra i quali spicca il cratere di Dioniso del pittore Pan: il dio del vino, con un'ampia veste ondeggiante, tiene in una mano un ramoscello d'edera, mentre sul braccio sostiene la pelle maculata di una pantera. Si nota, tra gli altri, un cratere a fondo bianco su cui si delinea la figura raffinata di Perseo pronto a liberare Andromeda incatenata.
La sala 4 raccoglie un numero elevato di statuette votive, maschere, matrici ed altre figure in terracotta ritrovate durante gli scavi dei santuari. Al centro, ad un livello inferiore, si apre uno spazio dove si erge maestoso il possente telamone del tempio di Zeus, unico rimasto dei 38 originali che ornavano l'edificio. Sulla sinistra, in una vetrina, vi sono altre tre teste di queste possenti figure, una delle quali permette di individuare meglio le fattezze del viso.
L'Efebo di Agrigento (sala 10), figura marmorea di un giovane (V sec. a.C.). E' stato ritrovato in una cisterna nei pressi del tem- pio di Demetra, trasformato in età normanna nella chiesetta di S. Biagio (si veda più avanti). E' con tutta probabilità la statua di un giovane agrigentino vincitore nelle gare olimpiche, destinatario di culto eroico.
Siti archeologici della provincia - Vi sono riuniti sarcofaghi, reperti preistorici ed il bellissimo Cratere di Gela (sala 15). attribuito al pittore delle Niobidi. Nella fascia superiore è raffigurata una centauromachia, mentre nella parte inferiore vi sono episodi dei combattimenti tra Greci ed amazzoni.

Chiesa di S. Nicola - In tufo, è stata edificata nel XIII sec. dai Cistercensi in stile di transizione romanico-gotica. I conci utilizzati provengono dalla Cava dei giganti, come ve niva comunemente chiamato il Tempio di Zeus in rovina, fonte quasi inesauribile di materiale. La facciata è scandita da due alti ed imponenti contrafforti (aggiunti nel '500) che racchiudono un bel portale ad arco acuto.
L'interno ad un'unica navata è coperto da una volta a botte. Sul lato destro si aprono quattro cappelle. La seconda custodisce un bel sarcofago romano (III sec. dC.), detto sarcofago di Ippolito e Fedra, particolarmente amato da Goethe. Ispirato a modelli greci, è scolpito su tutt'e quattro i lati ad altorilievi dalle linee pure e morbide che suggeriscono il movimento delle figure e sottolineano la dolcezza delle espressioni. Vi è raffigurato l'amore non corrisposto di Fedra per il figliastro Ippolito che viene bandito dal regno ed ucciso da cavalli impazziti sotto l'infamante (ed ingiusta) accusa della matrigna di averla insidiata. Sul sarcofago si vedono (in senso antiorario, partendo dal 1° lato lungo) l'eroe in procinto di partire per una battuta di caccia ed il momento in cui rifiuta il messaggio di Fedra portato dalla nutrice: il dolore ed il delirio di Fedra circondata da nove ancelle: la caccia al cinghiale con Ippolito a cavallo ed infine la morte dell'eroe. Di fianco all'altare, sulla sinistra, un bel crocifisso ligneo del '400, chiamato il Signore della Nave, ha ispirato la novella omonima di Pirandello (nella raccolta Novelle per un Anno). Dalla terrazza davanti alla chiesa si gode di un bel panorama* sulla Valle dei Templi.
Oratorio di Falaride - La leggenda ubicava qui il palazzo del tiranno Falaride (si veda la parte introduttiva). Il monumento attuale è probabilmente un tempietto ellenistico-romano, trasformato in epoca normanna. Di fianco all'oratorio si possono osservare i resti di un Ekklesiasterion, un piccolo anfiteatro destinato alle assemblee politiche (gr. ekklesia, assemblea). L'area è stata identificata come antica agorà.
Quartiere ellenistico-romano - E' un esteso complesso urbano. Si possono osservare resti di abitazioni, alcune delle quali presentano ancora porzioni di mosaici a tessere in pietra (protette da tettoie e plexiglass) con disegni a forme geometriche o figurative. La rete viaria segue le disposizioni classiche dell'urbanista greco Ippodamo da Mileto con decumani paralleli e intersecati ad angolo retto dai cardi.
Chiesa di S. Biagio (Tempio di Demetra) - Lasciare l'auto davanti ai cimitero. La chiesa è sulla sinistra, raggiungibile attaverso un sentiero. La chiesa normanna, eretta nel XIII sec., sorge sui resti di un tempio greco dedicato a Demetra. In posizione sottostante si trova anche un Tempio rupestre di Demetra (non raggiungibile) che testimonia quanto fosse vivo nella Sicilia antica il culto di questa dea.

Qualche suggerimento
Dove mangiare - Il ristorante-pizzeria Kokalos, in via Cavaleri Magazzeni, offre piatti di cucina tradizionale in un ambiente rustico. Vi è inoltre una taverna enoteca.
E per dormire - Se volete dormire "tra gli antichi Greci", il Villa Athena, dimora settecentesca, sorge proprio di fronte al Tempio della Concordia.
Stoai - L'antico mercato coperto, con le botteghe che si affacciano sotto i portici rivive oggi appena fuori Agrigento (in via Cavaleri Magazzeni,1, tel. 0922-6O6623) in uno spazio multimediale destinato a mostre artigianali e manifestazioni. Ogni mercoledì e sabato sera (su prenotazione) uno spettacolo teatrale ripercorre la storia della città. Accolti dal ricco greco Gellia (V sec. a.C.), gli spettatori assistono ad uno dei piu fastosi matrimoni dell'antichità, quello tra Timareta, figlia di Antistene, e Menandro, ripercorrono le tappe salienti delle varie dominazioni attraverso un mercato arabo, uno spettacolo di pupi sulle lotte tra normanni e saraceni, la festa del nero S. Calogero in una sarabanda di suoni e colori che si fanno sempre piu vivaci e popolareschi. Le ultime battute sono dedicate al famoso drammaturgo Pirandello nato ai piedi di Agrigento.


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