Villa
Romana del Casale
L'imponente
villa romana è stata probabilmente costruita tra
la fine del III sec. e l'inizio del IV sec. d.C. da un personaggio
sicuramente importante, forse un membro della famiglia imperiale.
Uno dei nomi più probabili sembra essere quello di
Massimiano, uno dei componenti della Tetrarchia che resse
l'impero dal 286 al 305 dC.
Villa di campagna, circondata da latifondi, venne abitata
solo saltuariamente e fino al XII sec. Venne distrutta da
un incendio e sepolta da acqua e terra alluvionale intorno
al 1161 e riscoperta parzialmente solo a partire dalla fine
dell'800.
L'immensa villa (3500 mq ca) si disponeva su più
livelli. L'entrata principale immetteva nel cortile poligonale
da cui si aveva accesso al grande peristilium attorno al
quale erano disposte le stanze per gli ospiti (a nord) e
dei padroni di casa (a est). Contigui alle due stanze riservate
agli ospiti, v'erano gli ambienti di servizio loro dedicati,
completi di cucina. La zona consacrata ai padroni di casa
era suddivisa in due ali da una grande basilica che serviva
per le riunioni ed i ricevimenti ufficiali. All'esterno,
nella parte retrostante, una piccola latrina ottagonale
era riservata ai membri della famiglia. La zona conviviale
era situata a sud ed era composta da un grande atrio ellittico
su cui si affacciavano il grande triclinium trilobato, sei
piccole stanze e gli ambienti di servizio.
La parte occidentale del complesso era occupata dalle terme.
Il rifornimento idrico era assicurato da due acquedotti
collegati ad un terzo alimentato dal fiume Gela che scorre
a pochi metri di distanza.
I
mosaici - La caratteristica che rende unica la villa risiede
proprio nella pavimentazione, quasi interamente ricoperta
di mosaici che sono fortunatamente giunti a noi in suone
condizioni. Policromi, sono caratterizzati da una grandissima
varietà di soggetti.
Scene mitologiche, di vita quotidiana, eventi particolari,
quali una caccia grossa, i giochi circensi, le feste in
onore degli dei o la raccolta dell'uva si susseguono e si
alternano a decorazioni geometriche, a medaglioni, a stelle,
greche in un arcobaleno di colori. Incredibile è
il senso del movimento e dell'azione che rende vivide e
reali tutte e raffigurazioni. In particolare, la fedeltà
con cui vengono riprodotti le fiere e gli animali esotici,
ha fatto supporre che essi siano stati realizzati da maestranze
africane.
Per far apprezzare meglio le rappresentazioni, queste sono
state orientate in modo che il lato frontale sia rivolto
verso l'ingresso di ogni stanza: il visitatore, entrando,
poteva quindi vedere il lato diritto della raffigurazione.
VISITA
Alcune stanze presentano una decorazione musiva geometrica
dai motivi più vari: cerchi, stelle, croci a torciglioni,
esagoni, intrecci. Le altre, che presentano scene figurative
sono enumerate di seguito.
Le
terme - Appena entrati nel complesso si costeggia, sulla
sinistra, un tratto dell'acquedotto che serviva la villa.
Subito oltre, si oltrepassa una serie di ambienti che costituivano
il complesso termale. Si distinguono per primi i grandi
forni (praefurnia) che servivano a riscaldare l'acqua che,
sotto forma di vapore, passava poi nelle intercapedini di
pavimenti e pareti e riscaldava così gli ambienti.
Lungo alcune pareti si possono ancora vedere resti dei tubicini
che correvano lungo tutta la superficie. Il sistema di riscaldamento
dei pavimenti è invece visibile nel Tepidarium, stanza
a temperatura moderata, posta subito dopo i Calidaria (per
la sauna ed i bagni caldi): delle colonnine in laterizi
sostengono il pavimento vero e proprio, lasciando così
un'ampia intercapedine tra questo ed il suolo, dove l'aria
calda poteva circolare liberamente.
Sala
delle Unzioni - E' un piccolo ambiente quadrato la cui
decorazione musiva ricorda la funzione a cui era destinato.
Si distinguono degli schiavi pronti ad ungere e massaggiare
il corpo dei bagnanti (le figure in alto a sinistra), con
alcuni degli strumenti del mestiere: lo strigile, sorta
di pettine curvo e dotato di manico usato per sfregare e
pulire la pelle, e l'ampolla dell'olio. Sotto Tite e Cassi
(il nome dei due schiavi è leggibile sulla fascia
che cinge loro i fianchi) reggono rispettivamente un secchio
ed una scopa. Quest'ultimo indossa un berretto di forma
conica, tipico copricapo siriano.
Frigidarium
- A pianta ottagonale, il locale destinato ai bagni in acqua
fredda presenta una bella decorazione musiva centrale d'ambientazione
marina: amorini pescatori attorniati da tritoni, nereidi
(ninfe marine) e delfini.
In un'esedra è raffigurato un uomo assiso su una
pelle di leopardo, accudito da due servi.
Dal frigidarium si intravede la piscina ed il tratto terminale
dell'acquedotto.
Passata l'edicola di Venere un locale di passaggio così
chiamato per il ritrovamento di frammenti di una statua
della dea, si raggiunge il cortile pollgonale delimitato
da un portico a colonne. Al centro sono visibili i resti
di un impluvium. L'acqua raccolta veniva convogliata verso
la grande latrina.
L'entrata principale della villa era dal cortile: si possono
ancora vedere, sul lato sud, i resti dell'ingresso, con
una porta centrale e due laterali.
Peristilium
- Vi si accede passando per un vestibolo. Il mosaico rappresenta
delle figure con in mano un candelabro, un ramo di alloro
e, la figura sotto, un dittico (libretto formato da due
tavolette) da leggere per dare il benvenuto al padrone di
casa e agli ospiti. Subito di fronte, si trova il lararium,
ove venivano conservate le statuette delle divinità
protettrici della casa, i lari.
L'imponente quadriportico (8 le colonne sul lato corto,
10 sul lato lungo) è dominato da una grande fontana
sagomata con al centro una statuetta.
Mosaico del peristilium - Lungo tutti e quattro i
lati del quadriportico corre una bella decorazione musiva
a medaglioni tondi entro cornici quadrate, ornate agli angoli
da uccelli e foglie. Nei medaglioni sono raffigurate teste
di animali sia selvaggi (orsi, tigri, cinghiali, pantere)
che più addomesticati (cavalli, bovini).
Piccola
latrina - Il mosaico del pavimento è decorato
da figure di animali tra i quali si distinguono un asino
selvatico, un gattopardo, una lepre e una pernice.
Sala
del Circo - Di forma allungata ed arrotondata alle due
estremità, era, con tutta probabilità, la
palestra delle terme. Il mosaico riproduce un circo, identificato
come il Circo Massimo a Roma. E' rappresentata una corsa
di quadrighe, parte finale della festa in onore di Cerere,
dea del frumento il cui culto era particolarmente sentito
nella vicina Enna.
La scena è molto dettagliata. Sopra la spina, che
costituisce la linea mediana attorno alla quale corrono
cavalli, il vincitore viene premiato da un magistrato togato
che gli consegna la palma della vittoria, mentre un altro
personaggio suona una tuba per indicare la fine della gara.
Sulla sinistra, lungo la curva, si distinguono gli spettatori,
tra i quali passa un ragazzo a distribuire del pane. Sulla
curva a destra si vedono tre templi dedicati a Giove, Roma
ed Ercole ai cui piedi si svolge la vestizione di un auriga:
un fanciullo gli porge l'elmo, mentre un secondo gli consegna
il nerbo.
Gli aurighi indossano tuniche verdi, bianche, azzurre o
rosse ad indicare l'appartenenza a una delle quattro fazioni
in gara. Lungo il lato settentrionale del peristilio si
apre una serie di stanze destinate agli ospiti. Vi si accedeva
da un secondo vestibolo, nella cui decorazione si vuole
ravvisare la Domina con i figli e le ancelle che reggono
abiti e una cassetta per gli olii. Le stanze erano locali
di servizio completi di cucina, nella quale si vede ancora
il forno.
Sala
della Danza - Il mosaico, purtroppo incompleto, permette
comunque di vedere donne ed uomini che danzano. In particolare
una ragazza, in alto a sinistra, muove sinuosa un velo sopra
il capo.
Sala
delle Quattro Stagioni - All'interno di quattro medaglioni
sono raffigurate le stagioni, personificate nei volti di
due donne (primavera ed autunno), riconoscibili dalla veste,
e due uomini (estate ed inverno) con una spalla scoperta.
Sala degli Amorini Pescatori - Alcuni amorini sono
intenti a pescare con le lenze, la fiocina e la rete o a
giocare in acqua con i delfini. Nella parte alta si delinea
la costa, con il fronte di una grande costruzione preceduta
da un portico a colonne. Alle spalle si riconoscono delle
palme e dei pini marittimi. Alle pareti si intravedono ancora
resti degli affreschi raffiguranti amonini entro riquadri.
Sala
della Piccola Caccia - In cinque quadri vengono presentati
i momenti salienti di una battuta di caccia, in alto a sinistra
un cacciatore conduce al guinzaglio i cani che vengono poi
liberati e spronati a inseguire una volpe.
Condizione necessaria perchè il giorno sia proficuo
è il sacrificio a Diana, dea della caccia, rappresentata
al centro del secondo registro, sopra una colonna. Due personaggi
d'alto rango bruciano dell'incenso sull'ara, mentre, alle
loro spalle, un cinghiale viene trasportato dentro una rete
(sulla sinistra) e un cacciatore mostra una lepre che ha
catturato (sulla destra).
Tutta la parte centrale del mosaico è occupata dalla
scena di un banchetto. Sotto una tenda rossa, legata agli
alberi, viene cotta della selvaggina. E il momento del riposo:
i cavalli sono legati, le reti sono appese ai rami, i cacciatori,
seduti a semicerchio, si nifocillano.
Tutt'intorno scene di caccia: in alto a sinistra due falconieri
scrutano degli uccelli nascosti tra i rami di un albero:
a destra un uomo tra i cespugli incita i cani ad inseguire
una lepre e, sotto, un cacciatore a cavallo cerca di infilzarne
un'altra accovacciata sotto un cespuglio.
Nell'ultimo quadro sono raffigurate la cattura dei cervi
con una rete e la caccia al cinghiale che, dopo aver ferito
ad una gamba un uomo (sdraiato a terra, sulla sinistra),
viene attaccato dai compagni cacciatori che lo infilzano
con una lancia.
Ambulacro
della Grande Caccia - Enorme corridoio rettangolare
lungo 60 metri e terminante con due esedre. E' l'ambiente
più suggestivo e monumentale. Sul pavimento, una
incredibile scena di caccia grossa. Pantere, leoni, antilopi,
cinghiali, struzzi, dromedari, elefanti, ippopotami, rinoceronti
vengono catturati e messi in gabbia o legati per poi essere
caricati sulle navi destinate a Roma, ove verranno utilizzati
per gli spettacoli circensi. Ciò che rende straordinaria
questa composizione è la varietà delle scene,
il realismo con cui vengono descritte le lotte tra belve
e tra animali ed uomini, il forte senso dell'azione e del
movimento, la ricchezza e l'attenzione nel raffigurare i
particolari. Si noti ad esempio che gli animali che si trovano
in acqua hanno le parti immerse (zampe) di colore differente
rispetto al resto del corpo.
Oltre la metà si trova un gruppo di tre persone:
al centro è probabilmente lo stesso imperatore, Massenzio,
protetto dagli scudi di due soldati. Più avanti,
un altro episodio mostra l'incredibile attenzione per il
particolare: una tigre si avventa su una sfera di cristallo
nella quale si vede riflessa l'immagine dell'animale. Di
fianco, una scena curiosa e di controversa interpretazione
ha per protagonista un grifone alato che tiene tra gli artigli
una cassa di legno da cui fa capolino la testa di un ragazzo.
C'è chi sostiene che il ragazzo fosse un'esca umana
per la cattura dell'animale, chi, invece che la scena sia
in effetti un monito contro la crudeltà della caccia
che qui vede i protagonisti scambiarsi le parti.
Nell'esedra di destra è raffigurata l'Africa, simboleggiata
da una figura femminile che regge una zanna d'avorio, con
un elefante, una tigre e, in alto sulla sinistra un'araba
fenice, mitico uccello simbolo di immortalità che
si toglie la vita gettandosi tra le fiamme per poi rinascere
dalle ceneri.
Su questo lungo corridoio si aprivano, ad oriente, le sale
destinate ai proprietari della villa con al centro una basilica
per udienze e nicevimenti (per la descrizione di questi
ambienti si veda più avanti).
Sala
delle Dieci Ragazze in Bikini - Su due diversi registri
sono rappresentate 10 ragazze il cui costume è sorprendentemente
simile al nostro "due pezzi", sitratta in realta
della biancheria intima, che veniva indossata anche per
compiere esercizi ginnici. Il pezzo di sopra era chiamato
fascia pectoralis, mentre la parte inferiore il subligatur.
Le giovani donne sono intente a fare esercizi ginnici: utilizzo
dei pesi, lancio del disco, corsa, giochi con la palla.
Nel registro inferiore, la ragazza togata sta per incoronare
(donando anche la palma della vittoria) una ragazza che
ha compiuto esercizi con la ruota raggiata, fatta rotolare
con l'ausilio di un bastoncino.
Diaeta di Orfeo
- Era la sala destinata alla musica. Il mosaico ne richiama
la funzione. Al centro campeggia la figura di Orfeo (poco
visibile) che, seduto su una roccia, suona la cetra ammaliando
con la sua musica tutti gli animali che lo circondano. Nell'abside
in fondo è conservata la statua di Apollo.
Il lato sud del complesso era la zona conviviale: un ampio
atrio al centro, su cui si ffacciano sei piccoli ambienti
(tre su ogni lato lungo) ed il grande Triclinium Due delle
tre stanze sul lato nord presentano scene legate alla vendemmia
fatta da anonini.
Triclinium
- E' una vastissima sala quadrata che si apre a esedre su
tre lati.
Zona
centrale - Vi sono raffigurate le Dodici Fatiche d'Eracle
(Ercole). Ne sono riconoscibili solo alcune. Sulla sinistra
il toro di Minosse, il famoso e possente animale emerso
dalle acque che Teseo si rifiutò di sacrificare (si
veda ERACLEA MINOA) e che viene catturato da Eracle. Di
fianco si riconosce l'Idra di Lerna a cui l'eroe taglia
le molte teste di cui una era immortale.
Qui in effetti il mostro è rappresentato con un corpo
di serpente e la sola testa immortale.
L'Idra, sorella minore di Cerbero, era con lui custode degli
lnferi, che, nelle acque dolci e profonde presso Lerna,
confinavano direttamente con Argo. In questa fatica, Eracle
viene aiutato dal nipote ed amico Iolao, probabilmente rappresentato
di fianco all'eroe nell'abside sinistra. In alto, al centro,
si riconosce il grosso leone di Nemea, che rendeva insicura
una zona montana. Dopo averlo scuoiato, l'eroe indossa la
sua pelle e ricava un elmo dalla testa. In onore a ciò,
Zeus, padre divino di Ercole, assume in cielo il leone che
diviene il segno dello zodiaco.
Sulla destra si può vedere la cerva di Artemide,
catturata dall'eroe sul monte Cerineo. A sinistra dell'animale
si distingue Cerbero, il cane dalle molte teste preso da
Eracle proprio sulla porta degli lnferi.
Abside
di sinistra - E'rappresentata la glorificazione di Eracle,
al centro, che tiene per mano l'amico Iolao (sulla sinistra),
mentre Zeus gli pone una corona di alloro sul capo.
Nella fascia sottostante sono rappresentate le metamorfosi
di Dafne in alloro (a sinistra) e di Ciparisso in cipresso
(a destra).
Viene in questo modo ricordato il motivo dell'usanza di
incoronare con l'alloro il capo di guerrieri valorosi, imperatori
e poeti.
Apollo, innamorato di Dafne, la insegue fino a quando lei,
sfinita, ottiene di essere
trasformata nella pianta che da quel momento viene scelta
da Apollo come simbolo di gloria.
Abside
centrale - Vi è raffigurata una gigantomachia:
cinque gli enormi esseri colpiti dalle frecce di Eracle.
A parte la figura centrale, gli altri hanno serpenti al
posto delle gambe. Una delle fatiche vede l'eroe condurre
in Grecia i buoi di Gerione. Il viaggio di ritorno è
particolarmente denso di avvenimenti ed è proprio
attraversando l'Italia che incontra i giganti, tra cui Alcioneo,
e li combatte nei pressi dei Campi Flegrei (Napoli).
Nella fascia di raccordo sottostante Esione, figlia di Laomedonte,
re di Troia. E' minacciata da un mostro marino inviato da
Poseidone, il dio infatti era stato ingannato da Laomedonte
che, dopo essersi avvalso dell'aiuto del dio per edificare
Troia, non tiene fede agli accordi e non gli da la ricompensa
pattuita. E' Eracle che arriverà in aiuto della fanciulla,
uccidendo il mostro marino. Sulla destra è invece
raffigurato Endimione, dallo sguardo sognante, mentre attende
Selene, la luna, sua amante.
Abside
di destra - Illustra l'episodio di Ambrosia e Licurgo.
Sulla sinistra tre menadi attaccano Licurgo, re della Tracia
che, dopo aver sorpreso nelle sue terre Dionisio (durante
un baccanale), lo scaccia e uccide molte menadi e satiri.
Tra queste, cerca di uccidere anche Ambrosia, che nella
scena sta trasformandosi in vite. Alle spalle della menade
si delineano le figure di Pan, Dionisio e Sileno.
Si costeggia il muro dell'acquedotto. Poco prima di una
piccola latrina esagonale, delle scale sulla sinistra conducono
in un altro ambiente.
Diaeta
di Arione - Era probabilmente adibita a sala della musica
e della poesia e la decorazione musiva è in accordo
con la funzione: si tratta del poeta e musico Arione, seduto
sul dorso di un delfino in mezzo al mare con in mano la
cetra e circondato da nereidi, tritoni e amorini che cavalcano
fiere e draghi. Qui si ha un'ulteriore prova della precisione
e minuzia con cui venivano eseguiti i mosaici: una nereide,
sulla destra, tiene in mano uno specchio in cui riflette
l'immagine del proprio volto.
Atrio
degli amorini pescatori - La decorazione musiva rappresenta
belle scene di pesca che corrono lungo tutto il portico
semicircolare.
Vestibolo
del Piccolo Circo - Di nuovo una scena circense, ma
con dei bambini per protagonisti. Intorno alla metae corrono
delle bighe trainate (in senso antiorario a partire dall'alto
a destra) da fenicotteri, oche bianche, trampolieri e colombacci.
Ogni coppia di uccelli sembra inoltre simboleggiare una
stagione richiamata da un collare fatto rispettivamente
di rose (primavera), spighe (estate), grappoli d'uva (autunno)
e foglie (inverno).
Cubicolo
dei musici e degli attori - Era probabilmente la camera
della figlia del proprietario. Nell'abside, due fanciulle
intrecciano corone di fiori sedute ai piedi
di un albero. La decorazione della stanza rettangolare,
invece, è divisa in tre registri in cui sono raffigurati
suonatori ed attori, i dischi del registro recano iscritte
delle lettere che simboleggiano le note musicali.
Vestibolo
di Eros e Pan - Al centro Pan, dio dei boschi, riconoscibile
dalle corna e dalle zampe caprine, lotta contro Eros, dio
dell'amore, Di fianco a Pan il giudice, coronato d'alloro.
Alle spalle dei due contendenti, il pubblico: satiri e menadi
(con il tirso in mano) per il dio dei boschi, la famiglia
del padrone di casa per Eros. La lotta simboleggia la difficoltà
per chi è brutto (Pan) di conquistare l'amore. In
secondo piano, su un tavolo, sono allineati quattro copricapi
con diademi e rami di palma e, sotto, due sacchetti pieni
di denaro, come indica la scritta.
Cubicolo
del fanciulli cacciatori - Era probabilmente la camera
del figlio del padrone di casa. La decorazione musiva è
divisa in due parti, a loro volta suddivise in tre registri.
Nella parte alta alcune fanciulle raccolgono fiori, intrecciano
ghirlande ed un ragazzo trasporta sulle spalle due canestri
pieni di rose. Nella parte bassa sono invece raffigurate
scene di caccia di fanciulli che uccidono una lepre, catturano
un'anatra ed uccidono una piccola antilope.
Si
costeggia la grande basilica. Si possono vedere resti del
pavimento a tarsie marmoree.
Vestibolo
di Ulisse e Polifemo - Rappresenta la famosa scena dell'inganno
di Ulisse che porge all'essere mostruoso (qui rappresentato
con tre occhi) la coppa di vino che lo farà addormentare.
Alle spalle, i compagni dell'eroe riempiono un'altra coppa.
Cubiculo
della scena erotica - Circondato dalle immagini delle
quattro stagioni (nei medaglioni esagonali), un medaglione
poligonale racchiude entro una corona d'alloro, l'abbraccio
tra un giovane ed una fanciulla discinta. E' questa una
delle poche stanze che ancora conserva resti delle pitture
parietali con figure danzanti.
Il
mosaico della stanza dietro il vestibolo rappresenta della
frutta, riprodotta in maniera minuziosa e realistica, posta
all'interno di medaglioni e giochi geometrici complessi,
mentre nell'abside, è un delicato disegno di fiori
su fondo chiaro.
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