PASQUA A CALTAGIRONE
Francesco Iudica
Il
periodo pasquale è per Caltagirone un susseguirsi
di manifestazioni dove fede, folclore e tradizioni si fondono,
dando vita al ripetersi di avvenimenti che da decenni si
verificano quasi allo steso modo, qualcuno quasi dimenticato,
altri aggiornati da qualche patina di modernismo, altri
ancora resistono nelle originarie atmosfere e si presentano
allo stesso modo in cui furono vissuti dai nostri progenitori.
E' segno, questo, di quella
continuità per cui il passato, non è altro
che lattuale che affonda le sue radici in tempi più
o meno distanti da noi.
La venerazione a Gesù
Crocifisso è molto sentita a Caltagirone.
Tuttora la maggiore funzione
religiosa per ricordare la Passione del Cristo è
la Via Crucis nel venerdì di Quaresima,
che si tiene in tutte le parrocchie.
Tradizionale è il rito
che viene celebrato nella chiesa di S.Bonaventura, "a
calata da tila", allorché giunti alla XII
stazione, viene abbassata lentamente la tela che copre la
mistica e dolorante immagine del Crocifisso scolpita da
Frà Umile da Petralia (1588-1939).
E veramente indimenticabile
quel momento dello scoprimento. Un religioso silenzio, assoluto,
interrotto solo da accenti di preghiera, con fedeli profondamente
commossi e con lo sguardo fisso in un sol punto.
In quel momento la Chiesa sembra
trasformarsi nella cima desolata del Golgota. Il primo appuntamento
pasquale, però, può farsi risalire alla Festa
dellAddolorata, la domenica di Passione, quando tutta
la popolazione si dà appuntamento nel rione Cappuccini,
nella chiesa omonima del Convento posto allestremo
sud-ovest del vecchio centro, per venerare lAddolorata
ed il Cristo morto, un drammatico gruppo statuario del700
dalle doloranti espressioni dei volti e con i ricchi ricami
che ornano il nero velluto della Vergine allimpiedi,
impietrita dal dolore dietro al Divin Figlio morto.
Per La festa dell'"Addulurata",
il profondo credo religioso del popolo calatino si compendia
nel canto solenne e sentito del locale inno in dialetto
del "Diu Vi Salvi o Regina".
Durante la giornata, nel viale
antistante lingresso della chiesa ritornano, a distanza
di due settimane, le bancarelle piene di colorati fischietti
in terracotta raffiguranti i simboli della Passione, mentre
i "cubbaltari"vendono gli antichi e tradizionali
dolci a bastoncino dai nomi arabi.
Quasi in disuso nel quartiere
dei "curdittari" (fabbricatori della curditta,
cordicella fatta con le foglie secche del cerfuglione),
labitudine di cucinare per il pranzo, i maccarruni
sfilati, un tipo di pasta che si faceva in casa arrotolandola
attorno ad un giunco, che poi si sfilava per lasciare il
buco nel maccherone; mentre è definitivamente scomparso
il volo dei grandiosi palloni colorati di carta e riempiti
di aria calda che, nel pomeriggio della festa, si alzavano
davanti allo sguardo stupito degli astanti.
La settimana antecedente Pasqua,
così come in tutti i paesi dellIsola, è
la più ricca di sacre rappresentazioni e di tradizionali
momenti liturgici.
In questi giorni nelle vetrine
delle pasticcerie si mettono in esposizione, assieme alle
"esotiche"uova di pasqua in cioccolata e ricoperti
di carta stagnola dai variopinti colori, i tradizionali
agnelli in pasta di mandorle, i "palumeddi"di
zucchero ed albume duovo, i "cannileri cu
lovo", consistenti in un uovo sodo con il
guscio colorato posto su una base di pasta dolce friabile
ed allungato con stecchini di legno colorato alla cui sommità
viene collocata una bandierina di carta. Compaiono anche
i "panareddi"fatti di pasta, zucchero e
strutto, abilmente lavorati a mano e successivamente infornati,
che rappresentano un paniere a mezzo tondo pieno di uova
sode (normalmente due), colorata diavolina e frutta di pasta
(piccole mele o pere o uva) dal torsolo realizzato con laromatico
chiodo di garofano. Fino a qualche anno fa, era raro vedere
i "panareddi cu lovo"nelle vetrine
delle pasticcerie poiché questi non erano commerciati
e venivano confezionati dalle anziane donne di ogni famiglia
per destinarli ai più piccoli, con autarchica produzione
e consumo limitato allambito familiare.
La Domenica delle Palme, durante
le funzioni liturgiche, nelle parrocchie vengono benedette
le palmette artisticamente elaborate ed intrecciate a mano
ed i rami dulivo augurali, che vengono tenuti in casa,
al capezzale del letto, in segno di fede e di augurio.
Nei primi giorni della Settimana
Santa, fin dal 1994, organizzata dalla parrocchia Maria
SS. del Monte, si tiene la sacra rappresentazione della
via Crucis che, utilizzando il suggestivo scenario
architettonico di piazza Municipio e delladiacente
maestosa scalinata e con lentusiastica interpretazione
di decine di giovani, dà vita agli ultimi momenti
della vita terrena del Cristo, dal processo dinanzi a Pilato
alla morte sul Golgota, mentre una enorme folla accalcata
nella sottostante piazza della Loggia assiste commossa ed
in assoluto silenzio al succedersi dei quattordici momenti
liturgici che diventano anche spettacolo di luci, suoni
e colori al calar della sera calatina.
Il Giovedì Santo è
la serata dedicata alla Celebrazione eucaristica,
con la visita ai Sepolcri che vengono realizzati
in ogni parrocchia, una volta inconsapevoli momenti di involontario
campanilismo per il miglior allestimento artistico. Oggi,
la loro commovente semplicità liturgica regala ai
fedeli unatmosfera più raccolta rendendoli
partecipi del solenne momento che ricorda la ricorrenza
dellultima cena. Adorno di ceri, fiori e splendidi
vasi con pianticelle di frumento germinate al buio, il Sepolcro
racchiude il corpo mistico di Cristo e nelle parrocchie
si veglierà in preghiera fino al mattino successivo.
La tradizione impone il numero
di Sepolcri da visitare: i fedeli dovranno recarsi
in parrocchie differenti - o nella stessa - per più
di tre volte, e comunque, per un numero di volte dispari.
Il Venerdì Santo è
giorno di lutto assoluto. Una volta anche i cinema interrompevano
le loro proiezioni quando la città si apprestava
a vivere, dopo lofferta dei ceri ed il visito
al Signore morto allinterno della Cattedrale, il suo
maggior momento emotivo nella processione del Cristo morto.
Al tramonto, preceduta dai
pesantissimi stendardi abbrunati, carichi di ori e di ricami,
delle confraternite di arti e mestieri e seguita dal clero
e dalle massime autorità locali, dalla Cattedrale
prende avvio la processione.
Portate
a spalla, quasi galleggiando sulla folla che le sostiene,
le bare si avviano per gli antichi percorsi. Il Cataletto
del Cristo morto, una scultura lignea di Giuseppe Vaccaro
riposta nellurna di legno e vetri, tutta verniciata
in oro zeechino, e la statua della Vergine addolorata in
gramaglie (al centro di un alone di fiamme, con un
fazzoletto di candido lino serrato nella mano ed una spada
che le trafigge il cuore) che, in un raccoglimento
pieno di sereno dolore, segue il feretro del figlio.
Per tanti, è questo
il momento culminante della Pasqua calatina, tutto vissuto
attimo per attimo in quella serata primaverile, che tradizionalmente
diventa ventosa e fredda a prescindere dal periodo più
o meno inoltrato della stagione, e che ogni anno fa risuonare
le tragiche note dello Stabat mater e del Diu
Vi salvi o Regina che si levano verso lalto
grazie alle voci roboanti dei vecchi confrati dal copricapo
di velluto nero e cinti alla fronte dagli arbusti di una
simbolica corona di spine. Fra le tanti processioni locali,
quella del Venerdì Santo è lunica rimasta
dove i simulacri continuano ad essere portati a spalla,
in un silenzioso avvicendarsi di turni fra portatori e guide,
specialmente nelle ripide salite di via S. Bonaventura e
di via S. Stefano o nelle difficoltose discese di via S.
Gregorio e di via Moschitta. Non vi è distinzione
di età, di ceto sociale, di colore politico fra i
portatori delle bare: tutti i calatini sono rappresentati
ed a partire dagli anni 60, chi per voto, chi per
devozione e chi ancora per aver vissuto qualche recente
lutto familiare, sono moltissimi i giovani che si affollano
sotto le pesantissime assi in legno del Cataletto
e dellAddolorata, per rivivere anche con la sofferenza
fisica il mistero della Passione.
Il Sabato di vigilia è
giorno liturgicamente destinato al silenzio ed alla riflessione,
nonché tradizionalmente dedicato... agli ultimi acquisti.
Nel pomeriggio a partire
dal 1988 presso i locali di Palazzo Libertini di
S. Marco si inaugura lannuale Rassegna Internazionale
del fischietto in terracotta, che resterà aperta
fino alla prima settimana del mese di giugno, ogni edizione
con una tematica differente, e che tende a riscoprire e
valorizzare questo prodotto caratteristico dellartigianato
locale che, una volta, veniva commercializzato proprio nelle
festività primaverili precedenti la Pasqua.
Il pomeriggio della Domenica
di Resurrezione, un corteo con tre statue, S. Pietro (dallomonima
chiesa), il Cristo risorto (dalla chiesa della Sacra Famiglia)
e la Madonna (dalla chiesa SS. Maria degli Angeli o del
Purgatorio), si dà il tradizionale appuntamento nell
affollata piazza Municipio per la Giunta.
La mastodontica figura in cartone
pressato di S. Pietro, vuota dentro per permettere la portata
ad un robusto appartenente di una famiglia che se ne tramanda
da generazioni lonore e lonere, sorretta ai
fianchi da due assistenti-portatori, alla vista del Cristo
risorto, va alla ricerca affannosa della Madonna, alla quale
dare la lieta novella, mentre la folla si allarga o si restringe
per consentire lincedere spedito del "nuncio".
Le prime ricerche sono vane,
lo sguardo fisso del pescatore si ferma per scrutare sempre
gli stessi angoli e le strade adiacenti, mentre il consueto
vento daprile, gonfiando il mantello porporino, fa
apparire ancora più maestosa la figura del Santo,
che sovrasta la folla dalla cintola in su. Lincontro
avviene allangolo fra la Piazza e la via L. Sturzo,
al suono delle campane a festa della vicina chiesetta di
S. Giuseppe.
Cè prima incredulità,
poi stupore e poi, ancora, gioia.
La Vergine, alla vista del
figlio circondato dagli attoniti custodi del sepolcro, che
il popolo familiarmente ha battezzato Cicchittu
e Nancittu, lascia il manto nero del lutto e
veste di bianco e di azzurro in segno di felicità.
Poi, allargando le braccia, abbassa la testa per rendere
omaggio al Divin Figlio.
In questi momenti la folla
della Piazza e della strapiena scala di S.Maria del Monte,
con entusiasmo, accompagna i tre inchini materni con un
corale e sentito evviva Maria e si dispone a
seguire il corteo per le vie del vecchio centro.
Alla fine del corteo, dopo
tanta gioia, il doloroso momento del distacco, "a
spartenza", che avviene con la stessa gestualità
della "Giunta", in Piazza Marconi.
Mentre cominciano a scendere
le prime ore della sera, al saluto di centinaia di rondini
che fuggono dal campanile della chiesa di S. Francesco di
Paola, le sacre figure si congedano dai fedeli e rientrano
nelle loro abituali sedi, lasciando un pò di amaro
in bocca agli astanti, che dopo tanto tripudio, mestamente
si allontanano lungo la via Roma.
Gli appuntamenti pasquali calatini,
iniziati il mercoledì delle Ceneri, si concludono
con unaltra truzzata che stavolta,
grazie anche alla festività del lunedì dellAngelo
e dal clima più consono, viene festeggiata quasi
collettivamente dalla cittadinanza che con puntuali salsicciate
e carciofi alla brace si godrà in campagna i primi
tepori primaverili.
Francesco Iudica
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