Il Lavoro in Sicilia
La Sicilia con il 42,9% è tra le dieci regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Lo dice Eurostat, l’ufficio europeo di statistica, in un rapporto sulla situazione occupazionale nelle regioni dell’Ue-25.
Anche se a livello nazionale è di nuovo la Sicilia ad avere il maggior numero di disoccupati (17,2%), mentre spetta alla provincia autonoma di Bolzano il primo posto per la più bassa percentuale di senza lavoro (2,7%).
Il mercato del lavoro
Con una popolazione di età superiore ai 15 anni pari a 4.140.000, la Sicilia presenta nel 2001 un numero di occupati pari a circa 1,4 milioni (dati Servizio Statistica della Regione Siciliana). Il 2001 mostra una svolta positiva del mercato del lavoro: il numero di occupati nel 2001 è superiore di circa 44.000 unità rispetto al dato medio rilevato nel 2000.
Il numero delle persone in cerca di occupazione, al contrario, subisce una flessione pari a circa il 10%, passando dalle 426.000 unità nel 2000, a 382.000 nel 2001.
La contrazione delle persone in cerca di occupazione si è concentrata nelle classi di età più giovani; ciò è in parte determinato da un maggiore accesso agli studi superiori, e in parte dalla diffusione di sentimenti di scoraggiamento che possono indurre a sospendere le attività di ricerca di un lavoro.
Il tasso di disoccupazione risulta ridotto di circa 3 punti percentuali rispetto al tasso medio dei 4 anni precedenti, ma rimane comunque molto elevato: la percentuale di disoccupati nel 2001 è pari al 21%, notevolmente al di sopra del valore medio nazionale, pari al 9,5%. La Sicilia risulta essere tra le regioni d'Italia con la maggiore percentuale di disoccupati, seguendo soltanto la Calabria (25,6% di disoccupati) e la Campania (22,5%).
I dati mostrano la portata della gravità della situazione se paragonati ai dati relativi alle regioni del Nord Est e Nord Ovest d'Italia, nelle quali la disoccupazione raggiunge i livelli minimi europei: in Trentino non supera il 2,5%, in Lombardia si assesta al 3,7%, in Veneto ed in Emilia non arriva al 4% (dati Istat Ottobre 2001). Le difficoltà occupazionali rimangono dunque di dimensioni elevatissime.
Il tasso di occupazione subisce un leggero aumento, pari a circa 1 punto percentuale rispetto all'anno precedente, assestandosi al 34% circa della popolazione di età superiore ai 15 anni. Il tasso di occupazione rimane comunque ben al di sotto della media nazionale del 43,4%.
La componente femminile del mercato del lavoro continua a rivestire una posizione di assoluto svantaggio: su 1,4 milioni di occupati, le lavoratrici siciliane non superano le 400.000 unità. A luglio del 2001, a fronte di un tasso di disoccupazione maschile pari al 17,27%, la disoccupazione femminile supera il 32%; soltanto il 18,25% delle donne sopra i 15 anni risulta occupato, contro una media maschile del 49,75%. Per quanto riguarda l'occupazione giovanile, i dati testimoniano una situazione drammatica. Nel luglio 2001 la percentuale di giovani maschi di età compresa tra i 15 ed i 24 anni disoccupati tocca il 47,7%, ed arriva fino al 62,4% per le giovani donne. Per quanto riguarda la relazione tra titolo di studio posseduto e situazione occupazionale, le statistiche Istat 2001 mostrano che la percentuale di disoccupati è diffusa in modo alquanto omogeneo tra i possessori dei diversi titoli di studio.
Troviamo all'incirca la stessa incidenza di disoccupazione tra coloro i quali non hanno alcun titolo di studio, coloro i quali hanno la licenza elementare o media, e coloro i quali hanno completato le scuole superiori. Un titolo di studio più elevato non è dunque garanzia di sicurezza occupazionale. Diversa è la situazione per i laureati, che presentano tassi di disoccupazione ridotti (8% circa). Nella componente femminile della forza lavoro, invece, il tasso di disoccupazione più elevato si riscontra tra le donne che possiedono lo licenza media (45% circa), seguite da quelle che possiedono la licenza elementare, quindi dalle diplomate e dalle laureate.
La regione presenta una situazione alquanto eterogenea all'interno delle diverse province. La provincia con il tasso di disoccupazione più elevato risulta essere Enna (32%), seguita da Catania e da Palermo. La situazione più florida è presente invece a Ragusa, nella quale il tasso di disoccupazione non supera il 16%. L'occupazione nei diversi settori economici
Esaminando i diversi settori del mercato economico, si rileva che l'aumento di occupazione registrato nel 2001 deriva prevalentemente dalla crescita del settore terziario, il cui numero di addetti è aumentato in un anno di circa 37.000 unità, 34.000 delle quali lavoratori dipendenti. Il numero totale di addetti nel terziario è pari nel 2001 a circa 983.000 unità, e costituisce il 71,3% del totale degli occupati.
Nell'industria il numero di occupati cresce di circa 8 mila unità; l'aumento è essenzialmente dovuto all'espansione dell'industria delle costruzioni, che nel 2001 occupa il 6,9% di unità in più rispetto all'anno precedente, mentre nei restanti settori industriali l'occupazione diminuisce del 2,7% circa. L'industria occupa, in tutto, 278.000 unità.
L'agricoltura mostra una contrazione di 2000 unità del numero di occupati nel settore, che passano da 135.000 nel 2000 a 133.000 nel 2001, e rappresentano l'8,4% degli occupati.
L'economia della Sicilia
Durante gli anni '60 e '70 la Sicilia ha conosciuto un periodo di rapido sviluppo economico, dovuto essenzialmente all'introduzione delle leggi sulla proprietà agraria, che miravano a eliminare il latifondo, e alle rimesse del gran numero di lavoratori emigrati nell'Italia del Nord ed all'estero.
L'economia della regione è rimasta, però, principalmente basata su attività produttive di tipo tradizionale, di piccole dimensioni e poco competitive, solitamente legate al settore dell'agricoltura e dell'edilizia. L'area economica che si sviluppa maggiormente è quella legata ai grandi poli industriali del settore petrolchimico, è il frutto di interventi pubblici, e non ha grossi effetti espansivi sul resto dell'economia della regione. Si sviluppa enormemente il settore dei servizi, specialmente quelli non destinabili alla vendita.
Questo modello di sviluppo ha prodotto il sistema economico attuale, relativamente debole e sensibilmente diverso dagli standard nazionali. Il prodotto interno lordo, convenzionalmente definito come il valore dei beni e servizi finali prodotti in un determinato periodo di tempo in un dato territorio economico dai fattori produttivi ivi operanti, è cresciuto in Sicilia dal 1980 al 1996 del 32,5%, contro una media nazionale del 34,6%.
Il divario si è accentuato all'inizio degli anni '90 (1991-1995): ad una crescita del PIL nazionale del 5%, si contrappone una crescita del PIL siciliano limitata a 0,5%.
La spesa pubblica nella regione ha mostrato un trend di crescita esattamente opposto: la quota di valore aggiunto creata dal settore pubblico è passata dal 25,8% nel 1980 al 28,4% nel 1996, mentre la media nazionale non ha superato il 19%. Ciò dimostra la dipendenza dell'economa siciliana dalla spesa pubblica.
Negli anni più recenti la situazione è notevolmente migliorata: negli ultimi 5 anni il PIL in Sicilia è aumentato del 9,2%, contro una media nazionale dell'8,7%.
Il settore economico più sviluppato è il settore dei servizi, che contribuisce per il 69,7% alla formazione del PIL, di fronte ad una media nazionale del 63,7%.
Il settore industriale incide sul PIL per il 16,4%, ed è rappresentato principalmente dall'industria di raffinazione del petrolio, i cui prodotti rappresentano il 51% delle esportazioni dell'isola. Il settore dell'agricoltura, silvicoltura e pesca rappresenta il 4,6% del PIL (dati ISTAT 2000) Il commercio con l'estero
La Sicilia importa dall'estero merci per un valore di 13,5 mila miliardi di vecchie lire e ne esporta per un ammontare pari a 5,4 mila miliardi di lire: il saldo commerciale è dunque negativo e il deficit supera gli 8 mila miliardi di lire (dati 1° semestre 2001).
Le importazioni sono costituite principalmente da minerali energetici e non (75,7%), mentre la voce più importante delle esportazioni è rappresentata dai prodotti petroliferi raffinati (51%). I settori in cui si rileva un saldo commerciale positivo sono quelli dei prodotti petroliferi raffinati, degli autoveicoli, dei prodotti agricoli e chimici, dei minerali non metallici e delle apparecchiature elettroniche e di precisione. Gli investimenti
Dopo un drammatico crollo degli investimenti in Sicilia nel corso del quinquennio 1991-1995, dal 1995 al 2000 gli investimenti sono cresciuti allo stesso ritmo della media nazionale. Diverse importanti aziende italiane e straniere, attirate dagli incentivi fiscali e contributivi e dalla disponibilità di manodopera qualificata a costi contenuti, hanno negli ultimi anni effettuato ingenti investimenti nelle loro sedi siciliane.
Tra queste ricordiamo St MicroElectronics, Air Liquid, Marzotto, Enel, Valtur, Omnitel, Nokia, Csc, Alitalia, Blutel, Nortel Networks, Rwe-Dea.
Fonte: Daniela Marletta - monster.it
Siti Web
|
SITI
CONSIGLIATI
Sicilia Lavoro.it
Presenta una directory di offerte e richieste di lavoro in Sicilia provincia, città e tipologia impiego.
www.sicilialavoro.it
|