GIARDINI
NAXOS
Questa
località balneare si sviluppa tutta alle spalle del lungomare,
che corre parallelo alla lunga spiaggia che si stende da
Capo Schisò a sud a Capo Taormina a nord-ovest. A lungo
relegato a ruolo di ancoraggio per Taormina, il "borgo delli
giardini" così detto per le coltivazioni di cotone e canna
da zucchero, poi sostituite da agrumeti che costituivano
la sua principale risorsa, è divenuto, a partire dagli anni
50, un importante centro turistico, grazie anche all'attrazione
esercitata dalla vicina Taormina, che gli fa da splendido
scenario.
GLI
SCAVI
Accesso
da via Stracina, continuazione di via Naxos, o dal Museo
(ma solo negli orari di apertura di quest'ultimo), in via
Schisò.
All'insediamento arcaico (VII-VI sec. a.C.) si sovrappone,
nel IV sec. a.C., un nuovo impianto urbano a struttura rigidamente
geometrica, forse opera della ricostruzione di Ierone di
Siracusa. La nuova città ricalca i confini della città arcaica
di cui conserva la cinta muraria e il temenos (o recinto
sacro), ma è organizzata secondo la regolare struttura a
maglia ortogonale di modello ippodameo con tre plateiai
(A,B.C, orientate in direzione est-ovest) intersecate ad
angolo retto da un numero imprecisato di stenopoi.
Entrando da via Stracina si costeggiano le mura di cinta
della città arcaica interrotte da porte e costruite in blocchi
di pietra lavica, con tecnica poligonale. Esse inglobano
a sud-ovest le mura più antiche del Temenos (fine VII- prima
metà del VI sec.) che presenta, all'interno, i resti di
un grande tempio della fine del VI sec. che si sovrappose
a un sacello più antico (fine del VII sec.). Sempre della
stessa epoca sono vari cumuli di pietre disseminati un po'
ovunque, da identificare con altrettanti altarini e un altare
di forma quadrangolare con tre gradini sul lato ovest. Accanto
si trovano due fornaci: quella più grande, a pianta rettangolare
era probabilmente adibita alla cottura di terrecotte architettoniche,
quella più piccola, a pianta circolare, serviva per la produzione
di vasi e oggetti votivi.
Costeggiando le fornaci, si esce dal recinto sacro in corrispondenza
dell'ingresso o propileo nord (tracce visibili) e ci si
ritrova sulla plateia B. Il percorso la segue per un tratto
e permette di osservare gli isolati dell'impianto urbano
del V sec., marcati agli incroci da basi quadrangolari in
pietra, forse identificabili con supporti di altari. In
corrispondenza dello stenopos 6, il percorso piega a sinistra
per dirigersi verso il museo: alla propria sinistra, all'altezza
dello stenopos 11, si notano i resti di un tempietto del
VII sec. a.C.
Museo
Archeologico - Via Schisò. Situato accanto a
un fortino borbonico, il museo custodisce reperti degli
scavi. Al piano terra sono esposte ceramiche che attestano
la presenza sul Capo Schisò di un insediamento fin dal Neolitico
e per tutta l'età del Bronzo. Di particolare interesse un
frammento di scodella nello stile di Stentinello (IV-III
millennio) e ceramiche piumate dello stile di Cassibile
(I millennio a.C.). Un reperto straordinario è rappresentato
dai frammenti di sime (parti terminali del tetto) provenienti
forse dal tempio B (inizio del VI sec. a.C.), a vivaci disegni
policromi con gocciolatoi per le acque piovane (ve ne sono
sia al piano terra che al piano superiore). Al 1° piano
sono esposti vari esemplari di protomi (oggetti votivi che
venivano appesi alle pareti) a forma di busto o volto femminile,
antefisse a testa di sileno, che testimoniano il culto di
Dioniso e una bella arula, ricomposta nel 1990 (un frammento
si trovava a Heidelberg). Inoltre sono da notare una fine
statuina di dea velata (probabilmente Hera) del V sec. e
una statuina di Afrodite Appia del IV sec. a.C. di delicata
fattura, oltre che il corredo funerario di un chirurgo con
vasetti per unguenti, uno strigile, uno specillum, strumento
utilizzato dai medici per esaminare le ferite e una bella
coppa in vetro, probabilmente importata dall'Egitto o dalla
Mesopotamia. Molto belli anche un elmo tracio in bronzo
del IV sec. a.C. e un peso per bilancia a forma di busto
di Athena (V-VI sec. d.C). All'interno del fortino sono
esposti reperti subacquei: ceppi d'ancore, anfore, macine.
STORIA
E
su Capo Schisò, promontorio originatosi in
seguito a una colata lavica, che i primi coloni calcidesi,
guidati da Teocle, fondano nel 734 a.C. Naxos, concordemente
indicata come la più antica colonia greca della Sicilia.
Il nome le deriva dall'isola delle Cicladi dove, secondo
la leggenda, Dioniso incontra Arianna, abbandonata da Teseo,
e la rende sua sposa. Nel 729 Teocle fonda le colonie di
Catane e di Leontinoi, più a sud.
A partire dal V sec. a.C. Naxos diviene uno degli obiettivi
delle mire espansionistiche dapprima di Ippocrate di Gela
e poi di Ierone di Siracusa che, nel 476, fa deportare i
suoi abitanti a Leontinoi. Il sostegno offerto da Naxos
alla spedizione ateniese contro Siracusa (415 a.C.) segna
la fine della città: nel 403 Dionisio il Grande la rade
al suolo e gli esuli scampati fondano Tauromenion.
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