Note sull'andamento dell'Economia Siciliana
Aggiornamento al maggio 2005
a cura della Banca d'Italia
B - L'ANDAMENTO DELL'ECONOMIA REALE
LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE
L’agricoltura Secondo le stime dell’Istat, in Sicilia nel 2004 la produzione
agricola ha continuato a crescere, seppure a ritmi meno sostenuti rispetto
all’annata agraria precedente; l’aumento in valore, a prezzi costanti, è
stato del 5,6 per cento (18,7 per cento nel 2003). Il valore aggiunto è
aumentato del 6,8 per cento.
Nel corso degli ultimi due anni la produzione agricola regionale ha beneficiato
di condizioni climatiche nel complesso favorevoli e di adeguate disponibilità di risorse
idriche, importanti per lo sviluppo del settore. Tuttavia, a causa dell’eccessiva
lunghezza della filiera distributiva, i prezzi subiscono spesso aggravi notevoli con
perdita di competitività sui mercati al dettaglio. Tale circostanza risulta
particolarmente penalizzante per i prodotti di non elevata qualità e non
immediatamente identificabili con marchi specifici di controllo e certificazione.
L’aumento della produzione di cereali, in quantità, è stato pari al
6,7 per cento circa, soprattutto grazie alla crescita del frumento prodotto,
che rappresenta oltre il 90 per cento delle coltivazioni di cereali nella
regione (tav. B1).
Le produzioni di piante da tubero e di ortaggi sono aumentate del
2,2 per cento; all’interno del comparto si è registrata una crescita del 6,6
per cento per la produzione di pomodoro. Tra le coltivazioni legnose si
rileva la riduzione della produzione di frutta fresca (-18,3 per cento) e un
apprezzabile aumento di quella di agrumi (9,8 per cento), in particolar
modo di limoni (12,9 per cento).
Si è realizzato un incremento delle coltivazioni foraggere e degli
ortaggi in serra; in leggera riduzione la produzione di uva, sia da tavola
sia da vino (rispettivamente del 4,8 e del 2,3 per cento), mentre viene
stimata una crescita del 6,3 per cento per la produzione di vino e mosto.
Il settore vitivinicolo siciliano, che si è sviluppato in maniera sensibile a partire
dalla seconda metà degli anni novanta, sta risentendo dell’indebolimento del dollaro e
della conseguente perdita di competitività sui mercati americani, che rappresentano
una quota elevata del fatturato estero per molte cantine locali. Alcuni produttori stanno
continuando a investire al fine di migliorare la qualità della produzione mediante
riconversione dei vigneti, con ritorni economici attesi nel medio e lungo termine.
L’industria
Nel corso del 2004 il settore industriale siciliano ha registrato un
andamento sostanzialmente stagnante, come confermato dai principali
indicatori dell’indagine dell’ISAE. Il livello degli ordinativi, sia interni
sia dall’estero, è rimasto su valori inferiori rispetto a quelli ritenuti
normali dagli imprenditori (tav. B5). Negli ultimi mesi dell’anno si è
registrato un peggioramento della domanda, che ha trovato conferma nei
dati relativi al primo trimestre del 2005 (fig. 1).
L’andamento della produzione è rimasto su livelli contenuti per
tutto l’anno, come confermato dal grado di utilizzo degli impianti,
ridottosi ulteriormente al 69,3 per cento nella media del 2004, rispetto al
70,4 per cento dell’anno precedente.
Gli indicatori relativi alla tendenza a tre mesi degli ordini e della
produzione hanno mostrato un andamento calante nel secondo semestre
del 2004; nei primi mesi del 2005, tuttavia, sono tornati entrambi a
crescere.
Tra gennaio e marzo del 2005 la Banca d’Italia ha condotto la
consueta indagine sulle imprese industriali, su un campione di 150
aziende regionali con almeno 20 dipendenti (cfr. in Appendice la sezione:
Note metodologiche). In media nel 2004 le imprese contattate hanno
registrato una riduzione degli investimenti, a prezzi correnti, pari allo 0,6
per cento; per il 2005 è stato programmato un ulteriore calo.
L’occupazione è rimasta stazionaria, con una previsione di lieve
contrazione per l’anno successivo (-0,8 per cento). Il fatturato medio, in
termini nominali, è aumentato del 2,1 per cento; migliore è risultata la
performance dell’export, con una crescita del 6 per cento circa e
un’aspettativa di un maggiore tasso di incremento per il 2005.
L’incidenza media dei ricavi da vendite all’estero sul fatturato
complessivo delle imprese del campione è risultata di poco superiore al
10 per cento.
Il 66 per cento del campione ha chiuso l’esercizio in utile, così
come avvenuto nel 2003; in lieve riduzione è risultata la quota di aziende
che ha registrato una perdita, di poco inferiore al 17 per cento, rispetto al
18 per cento circa dell’anno precedente. Non si sono registrate
significative differenze tra le piccole aziende e quelle di maggiore
dimensione.
Per il sesto anno consecutivo il saldo tra le nuove imprese
industriali iscritte nei registri delle Camere di commercio siciliane e
quelle cancellate è risultato negativo (fig. 2 e tav. B11). L’indicatore è
peggiorato sensibilmente negli ultimi due anni, a causa di una riduzione
significativa delle nuove iscrizioni; nel 2004 si è assistito, inoltre, a un
aumento del numero di cancellazioni. L’andamento sfavorevole ha
interessato i principali comparti, tra cui in particolare l’industria del
legno, la meccanica e la lavorazione dei minerali non metalliferi.
Le costruzioni
In base ai risultati della rilevazione sulle costruzioni e opere
pubbliche, condotta dalla Banca d’Italia su un campione di 64 imprese
siciliane (cfr. in Appendice la sezione: Note metodologiche), nel 2004 il
settore delle costruzioni ha registrato un andamento positivo. In
particolare, i livelli produttivi medi delle aziende contattate sono
aumentati grazie alla crescita del settore delle opere pubbliche,
particolarmente sostenuta nella seconda parte dell’anno. Le aspettative
per il 2005 restano positive, grazie alla prosecuzione del buon andamento
delle opere pubbliche e a una ripresa dell’edilizia residenziale.
Nel corso dell’anno sono state aggiudicate due opere pubbliche di
importo rilevante relative al settore dei trasporti, rientranti tra le grandi
opere previste dalla “Legge Obiettivo”; si tratta dei lavori per la
costruzione dell’autostrada Catania-Siracusa e del raddoppio della linea
ferroviaria di collegamento tra il comune di Palermo e il suo aeroporto. I
bandi sono stati assegnati a imprese extra regionali, data la ridotta
dimensione delle ditte locali.
I ribassi d’asta con cui sono stati aggiudicati i lavori pubblici nel
2004 sono stati superiori, in media, al 20 per cento, anche per quelle
opere la cui base d’asta era aggiornata ai prezzi dello scorso decennio,
dipendendo da progetti predisposti nel corso degli anni novanta.
Secondo l’Associazione di categoria un dato così elevato potrebbe trovare
spiegazione, tra l’altro, nell’esigenza delle imprese di aggiudicarsi i lavori, seppure
con offerte scarsamente remunerative, allo scopo di mantenere la certificazione SOA e
avere così il diritto, anche per il futuro, di partecipare a gare per opere pubbliche della
stessa classe dimensionale. Nel corso del 2005, infatti, verranno a scadenza le prime
attestazioni SOA, e le aziende che non potranno dimostrare di aver effettuato lavori, il
cui importo rientra nella classe dimensionale prescelta, non potranno ottenere la
conferma della certificazione.
Il 70 per cento delle imprese che hanno partecipato alla rilevazione della Banca
d’Italia prevede di incontrare, nell’immediato futuro, significativi ostacoli
all’espansione dell’attività nel campo delle opere pubbliche; la motivazione principale,
indicata da più dell’80 per cento delle aziende, sarebbe proprio la presenza di prezzi
scarsamente remunerativi.
Il numero di bandi di gara pubblicati nel 2004 è cresciuto del 6,5
per cento, rispetto al 2003; ben più elevata è stata la crescita degli importi
complessivi, pari al 196,1 per cento a causa, principalmente, del bando
per l’affidamento dei lavori di progettazione e costruzione del ponte sullo
Stretto di Messina, il più grande appalto per opere pubbliche finora
pubblicato in Italia, del valore di circa 4,4 miliardi di euro (tav. B6).
Anche al netto di quest’opera l’aumento resta superiore al 50 per
cento (fig. 3). Tra le altre gare principali alcune si riferiscono
all’affidamento della gestione del servizio idrico in varie province
dell’Isola; anche quest’anno sono presenti gare di importo elevato per
interventi infrastrutturali, molti dei quali cofinanziati con fondi europei
nell’ambito di Agenda 2000.
L’importo complessivo dei bandi di gara è aumentato per il terzo
anno consecutivo. Il valore medio delle gare, escludendo quella relativa
al ponte sullo Stretto, ha raggiunto i 2,4 milioni di euro, con un
incremento del 44 per cento rispetto all’anno precedente. La dinamica
crescente dell’importo medio perdura ormai da tre anni; nel 2001 si era
raggiunto un punto di minimo pari ad appena 0,5 milioni di euro.
Anche nel 2004 è proseguita la fase espansiva per l’edilizia
residenziale, relativa soprattutto a interventi di ristrutturazione. Tuttavia
il numero di richieste per l’ottenimento degli sgravi fiscali per questo tipo
di lavori è risultato in Sicilia in riduzione del 6,3 per cento rispetto
all’anno precedente. È probabile che una parte dei lavori di importo
minore sfugga alle statistiche ufficiali e sia eseguita con l’utilizzo di
manodopera irregolare.
Ha trovato conferma la dinamica crescente delle quotazioni delle
abitazioni; i dati de “Il consulente immobiliare” segnalano, per le nuove
costruzioni residenziali in regione, un aumento medio annuo del 7,1 per
cento, con una accelerazione nel secondo semestre (cfr. in Appendice la
sezione: Note metodologiche).
I servizi
Il commercio. – Nel 2004 il commercio ha risentito dell’andamento
negativo dei consumi. In base ai dati del Ministero delle attività
produttive nella media del 2004, rispetto all’anno precedente, il valore
delle vendite nel settore è diminuito in termini nominali dell’1,7 per
cento. Nel corso dell’anno l’andamento ha mostrato chiari segnali di
peggioramento, passando da una modesta crescita nel primo trimestre
(0,8 per cento) a un calo sensibile nel terzo (-3,7 per cento); nell’ultimo
trimestre la diminuzione è risultata pari al 2,1 per cento (tav. 1).
Come in passato, la piccola e media distribuzione tradizionale ha
registrato una dinamica più sfavorevole, con una riduzione del fatturato
del 3,2 per cento nell’intero anno. La grande distribuzione ha aumentato
le vendite del 5,9 per cento; anche in questo caso, tuttavia, si è assistito a
un peggioramento della congiuntura in corso d’anno, con un tasso di
crescita nel terzo trimestre pari all’1,5 per cento, rispetto al 12,5 per
cento nei primi tre mesi.
Le immatricolazioni di autovetture in Sicilia sono aumentate del
3,7 per cento; maggiore è risultata la crescita relativa ai veicoli
commerciali (7,6 per cento).
L’incidenza della grande distribuzione sul complesso delle vendite del settore
commerciale continua a essere nell’Isola sensibilmente più bassa della media
nazionale. Nel 2004 la sua quota di mercato è risultata pari al 17,3 per cento, rispetto
al 18,2 per cento della media meridionale e al 28,7 per cento in Italia. Tra il 2001 e il
2004 il divario con il Paese si è leggermente ridotto, passando da 12,4 a 11,5 punti
percentuali (fig. 4).
L’autorizzazione all’apertura di grandi strutture di vendita, in Sicilia, è
sottoposta a limiti quantitativi dalla legge regionale 28/1999, inizialmente previsti per un periodo transitorio di 30 mesi, ma prorogati senza limiti temporali nel 2002 (L.R.
16/2002).
Nel settembre del 2004 l’Autorità antitrust italiana è intervenuta per segnalare
che i limiti quantitativi e di quota di mercato previsti dalla normativa siciliana sono in
contrasto con la disciplina della concorrenza, invitando gli organi competenti a
intervenire per eliminare gli aspetti restrittivi della concorrenza.
Anche la consueta indagine della Banca d’Italia su un campione
regionale di 173 imprese operanti nel settore commerciale (cfr. in
Appendice la sezione: Note metodologiche) conferma i dati congiunturali
del Ministero delle Attività produttive. Il saldo delle risposte tra gli
imprenditori che hanno registrato un aumento della domanda e quelli che
hanno avuto una diminuzione è negativo con riferimento sia al primo sia
al secondo semestre dell’anno passato. L’andamento sfavorevole si è
concentrato tra le imprese del commercio tradizionale; il saldo delle
risposte tra gli operatori della grande distribuzione è risultato positivo.
Il calo della domanda si è riflesso sul risultato d’esercizio; nel 2004
le aziende del campione che hanno chiuso l’esercizio in utile sono state
pari al 59,4 per cento del totale, in calo rispetto al 2003 (62,8 per cento).
Un miglioramento si è registrato con riferimento alle sole aziende della
grande distribuzione.
Nel 2004 è proseguita la tendenza calante del tasso di inflazione,
iniziata nella seconda metà dell’anno precedente. Nella media dell’anno
la crescita dell’indice dei prezzi è stata pari in Sicilia al 2,1 per cento, 0,1
punti superiore al dato nazionale. Nel corso dell’anno il divario con la
media del Paese si è mantenuto compreso tra 0,1 e 0,3 punti percentuali.
Il rallentamento dell’inflazione si è accentuato a partire da settembre ed è
proseguito nei primi mesi del 2005, raggiungendo a febbraio l’1,6 per
cento; nei mesi successivi si è assistito a un modesto recupero (fig. 5).
Il turismo. – Dopo un biennio durante il quale i flussi turistici in
Sicilia hanno subito una leggera contrazione, nel 2004 si è registrato un
aumento degli arrivi del 4,2 per cento. L’andamento delle presenze,
seppure in ripresa, ha registrato un tasso di crescita più modesto, pari
all’1,6 per cento (fig. 6). La permanenza media dei turisti nella regione è
calata da 3,2 giorni nel 2003 a 3,1 nel 2004. In base alle rilevazioni
dell’Istat, nella media nazionale le presenze sono diminuite del 2,2 per
cento; l’indicatore relativo alla permanenza media è risultato di 4,1
giorni.
Il dato regionale relativo agli arrivi riflette il trend positivo riscontrato in tutte
le province; gli aumenti più consistenti sono avvenuti in quelle di Catania, Trapani ed
Enna. Con riguardo alle presenze, invece, sono stati rilevati andamenti più diversificati
(tavv. B7 e B8). Tra le principali mete turistiche i pernottamenti sono aumentati in
particolare a Taormina, a Siracusa e presso le isole Eolie, mentre si è realizzato un
calo a Sciacca, Erice e Cefalù.
Sono risultati in crescita sia gli arrivi sia le presenze di turisti
italiani, rispettivamente del 3,9 e del 2,8 per cento, mentre per i flussi
provenienti dall’estero si è registrato un lieve calo del numero delle
presenze (-0,4 per cento), a fronte di un aumento degli arrivi pari al 4,7
per cento (tav. 2).
Ha continuato ad aumentare l’interesse per le strutture ricettive
extra-alberghiere, dove le presenze sono cresciute del 4,7 per cento,
mentre più modesto è risultato l’incremento per quelle alberghiere (1,0
per cento).
L’incidenza dei pernottamenti presso le strutture
complementari è aumentata per il terzo anno consecutivo; nel 2001 era
pari al 12,9 per cento delle presenze turistiche complessive, mentre nel
2004 ha raggiunto il 16,2 per cento. Elevato rimane il divario con la
media nazionale, in cui il settore extra-alberghiero ha un peso circa
doppio.
L’incidenza degli stranieri sulle presenze turistiche complessive in
regione è scesa al 37,2 per cento, proseguendo l’andamento calante che
dura da tre anni; nel 2001 era stata superiore al 40 per cento. Messina e
Palermo si confermano le province che attraggono maggiormente i flussi
provenienti dall’estero, con un’incidenza sulle presenze rispettivamente
del 46 e del 43,9 per cento.
I trasporti. – Il traffico merci nei porti siciliani è aumentato nel
complesso del 6 per cento. La crescita si è ripartita in maniera quasi
uniforme tra le merci imbarcate e quelle sbarcate (tav. B9).
Il trasporto di prodotti petroliferi, che nell’anno ha pesato per il 79
per cento sui movimenti complessivi, è aumentato del 5,5 per cento; il
tasso di crescita maggiore si è registrato nei flussi in partenza (6,4 per
cento). Al netto di tali produzioni il traffico merci è aumentato dell’8,1
per cento; in particolare le merci non petrolifere giunte in Sicilia via mare
sono aumentate del 13,7 per cento, mentre quelle in uscita hanno
mostrato una dinamica meno favorevole (2,6 per cento).
Il numero di passeggeri si è incrementato dell’1,3 per cento, dopo
la riduzione registrata nel 2003; la crescita maggiore ha riguardato
soprattutto le partenze (2 per cento). Il porto di Messina, dove si
concentrano circa i due terzi dei movimenti passeggeri complessivi in
Sicilia, ha registrato un modesto recupero (0,5 per cento) dopo il calo
avvenuto nel 2003. In ulteriore aumento è risultato il movimento
passeggeri nel porto di Palermo (6,5 per cento).
Il traffico aereo nei tre maggiori aeroporti siciliani ha registrato un
calo nella quantità di merci trasportate, diminuita del 17 per cento. Grazie
al buon andamento nel trasporto passeggeri, il numero di aeromobili in
transito è aumentato dell’1,5 per cento, con un incremento del 10,9 per
cento dei voli internazionali mentre quelli nazionali sono rimasti
stazionari (tav. B10).
Il movimento di passeggeri è cresciuto del 6,9 per cento. Anche in
questo caso l’aumento è da ricollegare soprattutto al traffico
internazionale, incrementato del 17 per cento; i passeggeri su voli
nazionali sono aumentati del 5 per cento.
Gli aeroporti siciliani vengono utilizzati in massima parte per
movimenti interni al Paese. I voli internazionali sono stati pari, nel 2004,
al 15 per cento di quelli complessivi in regione, a differenza di quanto
avviene nella media nazionale in cui i movimenti internazionali pesano
per oltre il 50 per cento. Dati analoghi si hanno con riferimento ai flussi
di passeggeri.
L’aeroporto di Catania si conferma il principale scalo della regione,
movimentando quasi il 55 per cento dei passeggeri in transito negli aeroporti siciliani.
In prospettiva potrebbe ulteriormente rafforzare la sua leadership, grazie al
completamento entro l’estate del 2005 di importanti lavori di ammodernamento e
ampliamento delle infrastrutture logistiche. La struttura palermitana, pur in crescita
del 3,7 per cento, ha ridotto la sua quota di mercato di 1,2 punti percentuali, al 40,7
per cento, risentendo dello sviluppo del vicino aeroporto di Trapani.
Il traffico merci via ferrovia è tornato ad aumentare dopo le
diminuzioni dei due anni precedenti, grazie alla crescita del traffico
nazionale. In particolare sono aumentate sia le merci in partenza verso
altre regioni (15,2 per cento) sia quelle in arrivo da altre aree del Paese
(9,7 per cento). Nel traffico internazionale è invece proseguita la
tendenza negativa, con un calo sia delle merci in arrivo (-5,1 per cento)
sia, in maggior misura, per le partenze per l’estero (-25,3 per cento).
Le politiche per lo sviluppo
Il Programma operativo regionale (POR Sicilia). – Nel corso del
2004 si è concluso il processo di revisione di medio termine di Agenda
2000, volto a riprogrammare la spesa delle risorse del POR in base ai
risultati ottenuti nel primo quadriennio (cfr. in Appendice la sezione:
Note metodologiche). Nell’ambito della riprogrammazione sono state
inoltre assegnate le risorse accantonate per le riserve di premialità,
comunitaria e nazionale.
Le risorse pubbliche a disposizione del POR Sicilia si sono
incrementate, rispetto al piano originario del 2000, di circa 850 milioni di
euro, passando a 8,4 miliardi. Il contributo comunitario è salito a 4,3
miliardi, dai precedenti 3,9 miliardi.
Nel 2004 sono stati effettuati pagamenti a valere sul POR per 699
milioni di euro, in aumento del 10,2 per cento rispetto al 2003.
Dall’avvio del POR i pagamenti complessivi sono stati pari a oltre 1,9
miliardi, pari al 23 per cento della dotazione finanziaria pubblica (tav. 3).
Ha rallentato il ritmo di crescita degli impegni di spesa, aumentati
nel 2004 di 470 milioni, rispetto a oltre 1 miliardo nel 2003. A fine 2004,
gli impegni di spesa ammontavano complessivamente a 3,5 miliardi, pari
al 41,8 per cento della dotazione finanziaria pubblica del POR.
Una buona performance è stata registrata dall’asse “Reti e nodi di
servizio” grazie soprattutto al completamento dell’autostrada che
congiunge il capoluogo regionale a Messina. Risultano carenti invece gli
interventi di riqualificazione urbana rientranti nell’asse “Città”. Nel corso
del 2004 il fondo che finanzia gli interventi per il settore agricolo è
rimasto praticamente inattivo, sia in termini di pagamenti sia per quanto
riguarda gli impegni di spesa.
I Progetti integrati territoriali (PIT). – Nel 2004 sono stati
approvati 3 nuovi PIT, ai quali sono state destinate risorse per oltre 100
milioni di euro. Ai 27 PIT, che erano già stati approvati nel 2002, sono
state assegnate ulteriori risorse per circa 190 milioni, destinate agli
interventi dichiarati inizialmente funzionali ma non finanziati per
mancanza di risorse. Nel complesso i PIT assorbono il 15,2 per cento
delle risorse finanziarie del POR, confermandosi uno dei principali
strumenti di attuazione di Agenda 2000.
A inizio marzo 2005 risultavano impegnati negli interventi previsti
nei PIT 308,5 milioni (123 milioni a fine 2003), il 24,1 per cento del
totale dei finanziamenti ammessi per i 30 PIT. I finanziamenti hanno
riguardato soprattutto gli interventi infrastrutturali, mentre i regimi di
aiuto alle imprese hanno stentato a decollare.
Gli Accordi di programma quadro (APQ). – Nel 2004 sono stati
stipulati tre nuovi Accordi di programma quadro tra la Regione siciliana
e lo Stato, per un investimento programmato di circa 50 milioni di euro.
A dicembre 2004 risultavano sottoscritti nel complesso 14 APQ,
per un ammontare di investimenti programmati pari a circa 8,7 miliardi
di euro. La Regione prevede di impiegare le risorse programmate entro il
2008, concentrando i maggiori sforzi soprattutto nel biennio 2005-2006.
A fine 2004, secondo i dati provvisori del Ministero dell’Economia e
delle Finanze, la percentuale di avanzamento degli investimenti previsti
dagli APQ era pari al 15,4 per cento.
Gli strumenti della programmazione negoziata. – Nel corso del
2004 non sono stati stipulati in Sicilia nuovi Patti territoriali. Sono
proseguite le erogazioni a favore dei patti attivi, che hanno ricevuto
nell’anno risorse pubbliche per 133,2 milioni di euro.
A fine 2004 risultano attivi 47 patti, di cui 24 specializzati nell’agricoltura e 3
nel sostegno all’occupazione. La Regione ha rinunciato a gestire direttamente i patti di
sua competenza e, così come previsto dalla delibera Cipe 26/2003, ha confermato la
gestione del Ministero delle Attività produttive. Il processo di investimento dei patti per
l’occupazione (cosiddetti comunitari) si è ormai sostanzialmente concluso, mentre sono
cresciute notevolmente le erogazioni relative ai patti agricoli (42,2 per cento
dell’investimento pubblico previsto) e a quelli generalisti (26 per cento).
Nel 2004 le erogazioni relative ai Contratti di programma sono
state pari a 11,9 milioni, portando le erogazioni complessive a 194,9
milioni. Nell’anno sono stati deliberati dal Cipe tre nuovi contratti di
programma, che si aggiungono ai 5 già finanziati.
Nell’anno non sono stati deliberati nuovi Contratti d’area. Ai tre
contratti attivi sono stati erogati, nel 2004, oltre 22 milioni di
agevolazioni a fondo perduto, portando nel complesso le erogazioni a
128,9 milioni, pari al 52,6 per cento del totale previsto.
Legge 488/92. – A novembre 2004 è stato approvato il
diciassettesimo bando della legge 488/92, riguardante il settore industria,
che era stato emanato nel febbraio del 2003. Sono state finanziate 429
domande delle 1.384 presentate dalle aziende siciliane, per un importo
complessivo di agevolazioni pubbliche pari a 220,2 milioni di euro. I
bandi relativi ai settori turismo e commercio, del 2003, si sono chiusi a
dicembre 2004 ma non sono state ancora pubblicate le graduatorie.
Nel corso del 2004, in attesa della riforma dello strumento agevolativo, non
sono stati emanati altri bandi a valere sulla legge 488/92 e, con la manovra correttiva
del luglio 2004, i fondi destinati al finanziamento della legge sono stati sensibilmente
ridotti.
Si è sperimentato l’utilizzo della legge 488/92 per il perseguimento
di obiettivi particolari. Si è concluso il bando “Ambiente”, relativo alla
concessione di agevolazioni per investimenti finalizzati al conseguimento
di miglioramenti ambientali. In Sicilia sono stati finanziati 15 progetti per
un contributo a fondo perduto di poco superiore a 9,1 milioni di euro.
A fine dicembre 2004 è stata approvata la graduatoria del bando
dedicato alle imprese artigiane, che prevede un iter semplificato rispetto a
quello ordinario. In Sicilia sono state finanziate 242 iniziative, con un
contributo pubblico di circa 32 milioni di euro. A marzo 2005 è stata
approvata la graduatoria del bando dedicato alle agevolazioni per
investimenti effettuati nelle isole minori. In Sicilia sono state finanziate
123 iniziative, con un contributo in conto capitale di circa 21,5 milioni.
Gli investimenti, concentrati soprattutto nel settore turistico, riguardano
in particolare le isole di Lampedusa, Pantelleria e Lipari.
Gli scambi con l’estero
Nel 2004 le esportazioni siciliane sono aumentate del 9,6 per cento
rispetto all’anno precedente (tav. B12). L’entità della variazione è in
parte legata alla crescita del settore dei prodotti petroliferi raffinati (10,9
per cento), che da solo rappresenta la metà del valore dell’export
dell’Isola. Tale andamento è stato fortemente influenzato dal rialzo delle
quotazioni del petrolio; nell’anno infatti le quantità scambiate sono
diminuite dell’1,4 per cento.
Al netto dei prodotti petroliferi raffinati, le esportazioni della
regione sono aumentate dell’8,4 per cento, in ripresa rispetto
all’andamento calante del 2003. Tra gli altri settori più significativi, si è
registrato un incremento per i prodotti alimentari (17,6 per cento), quelli
chimici (16,7 per cento), le apparecchiature elettriche e ottiche (14,2 per
cento) e i prodotti dell’agricoltura (9,5 per cento; fig. 7).
Il settore dei mezzi di trasporto ha ridotto il valore delle
esportazioni del 19,8 per cento, nonostante la ripresa della produzione
nello stabilimento siciliano della Fiat; l’andamento negativo è stato
causato dal calo delle vendite all’estero relative alla voce navi e
imbarcazioni.
Tra i paesi di destinazione principali, sono diminuite le esportazioni
verso l’area dell’euro (-2,0 per cento), la cui incidenza sul totale
dell’export siciliano è scesa in un anno dal 39,8 al 35,5 per cento. Nel
resto d’Europa, al contrario, si è registrata una crescita del 17,0 per cento,
grazie soprattutto al rilevante aumento relativo al Regno Unito (100,9 per
cento), dovuto a un notevole incremento del settore autoveicoli. Sono
aumentate le vendite verso l’Africa (14,8 per cento) e i paesi asiatici, con
particolare riferimento al Medio Oriente (61,5 per cento), soprattutto per
la crescita registrata nei prodotti petroliferi (fig. 8 e tav. B13).
Il tasso di crescita delle importazioni, pari al 14,3 per cento
nell’intero anno, è influenzato dall’andamento del settore delle industrie
estrattive (16 per cento in valore, 5,8 per cento in quantità), che pesa per
oltre il 70 per cento sul valore complessivo dell’import siciliano. Al netto
di questo settore la crescita si riduce al 9,5 per cento.
IL MERCATO DEL LAVORO
L’occupazione
La valutazione delle recenti tendenze dell’occupazione e della
disoccupazione richiede notevole cautela, in considerazione delle
rilevanti innovazioni metodologiche apportate dall’Istat con la nuova
Indagine sulle forze di lavoro, avviata nel 2004 (cfr. in Appendice la
sezione: Note metodologiche). Gli indicatori principali, di seguito
commentati, sono stati ricostruiti dall’Istat per il 2003, così da permettere
un confronto con i nuovi dati relativi al 2004.
Nella media delle rilevazioni del 2004 il numero di occupati in
Sicilia è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (0,1
per cento). I lavoratori nell’agricoltura sono diminuiti dell’1,1 per cento,
mentre quelli extraagricoli sono aumentati dello 0,2 per cento. Si è
realizzata una sostanziale stazionarietà nei servizi e un calo nell’industria
in senso stretto; in aumento è risultata l’occupazione nelle costruzioni
(tav. B14).
La distribuzione settoriale dell’occupazione siciliana è particolarmente
sbilanciata a favore del terziario, che incide per il 73 per cento sull’occupazione totale,
rispetto a valori più contenuti nel Sud e in Italia. In particolare hanno un peso
maggiore le attività dei servizi diversi dal commercio, al cui interno figura la Pubblica
amministrazione (fig. 9).
Il settore agricolo ha un peso pari al 7,6 per cento, superiore di oltre tre punti
percentuali al valore medio italiano. Il contenuto livello di industrializzazione dell’Isola
si riflette in una incidenza dell’occupazione nell’industria in senso stretto pari ad
appena il 9,9 per cento, valore pari a meno della metà del dato medio nazionale.
In base ai dati della vecchia serie storica, tra il 2000 e il 2003 si è registrata una
diminuzione dell’incidenza dell’occupazione agricola di 1,7 punti percentuali, a fronte
di una crescita per gli altri settori, con particolare riferimento all’industria in senso
stretto (0,8 punti) e al terziario (0,7 punti percentuali).
Nel 2004 il tasso di occupazione siciliano è diminuito di due
decimi di punto, al 43,2 per cento. Il dato risulta inferiore a quello medio
meridionale; il divario con la media italiana è superiore a 14 punti
percentuali. Il tasso di occupazione maschile è risultato pari al 60 per
cento, rispetto al 27 per cento relativo alle donne. Nella media dell’anno
il numero di uomini occupati è aumentato dello 0,3 per cento, a fronte di
una riduzione dello 0,4 per cento per le donne.
La disoccupazione e l’offerta di lavoro
Alla modesta crescita del numero di occupati in regione, pari in
valore assoluto ad appena 2 mila unità, ha fatto riscontro una riduzione
molto più significativa delle persone in cerca di lavoro (-61 mila unità,
pari a una diminuzione del 16,9 per cento). L’andamento calante delle
persone in cerca di lavoro ha interessato gran parte delle regioni
meridionali, ma il dato siciliano rappresenta il 57 per cento della
riduzione complessiva registrata in tutto il Sud.
Le forze di lavoro sono diminuite del 3,3 per cento; anche il tasso
di attività è sceso, passando dal 54,4 al 52,3 per cento, con un
ampliamento del divario con la media italiana (62,5 per cento). La
significativa diminuzione del tasso di disoccupazione, sceso dal 20,1 al
17,2 per cento, è dovuta quasi esclusivamente alla rilevante riduzione del
numero di persone in cerca di lavoro.
Nonostante il calo, il tasso di disoccupazione siciliano rimane il più
elevato tra le regioni meridionali e più che doppio rispetto alla media
nazionale. Il dato relativo alle sole donne, in Sicilia, è risultato pari al
23,7 per cento, rispetto al 13,8 per cento delle forze di lavoro maschili.
Il tasso di disoccupazione regionale, in base alla vecchia serie storica, aveva
toccato il punto di massimo nel 1999, quando aveva raggiunto il 24,5 per cento.
Successivamente la tendenza è risultata discendente fino al 2002, quando è stato pari al
20,1 per cento, dato confermato nel 2003.
Gli ammortizzatori sociali
La Cassa integrazione guadagni. – Nel 2004 l’utilizzo della Cassa
integrazione guadagni in Sicilia si è nel complesso ridotto del 22,2 per
cento (fig. 10). La diminuzione a livello regionale è da collegare in
particolare al minore utilizzo della gestione straordinaria effettuato dal
settore meccanico (-72 per cento), grazie alla ripresa produttiva dello
stabilimento della Fiat in provincia di Palermo, dopo la ristrutturazione
avvenuta nei primi nove mesi del 2003. Nel corso del 2005, tuttavia, è
previsto un nuovo ricorso della casa automobilistica alla Cassa
integrazione, che dovrebbe durare circa 5 mesi. Al netto del settore
meccanico la CIG è risultata in aumento del 5 per cento.
La gestione ordinaria, nel complesso, ha mostrato un lieve
incremento (1,4 per cento); tra i principali settori si è avuta una crescita
per la meccanica e per le costruzioni (17,2 e 29 per cento
rispettivamente), mentre l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale si è
ridotto nella chimica (-19,2 per cento; tav. B15).
La gestione straordinaria ha registrato una riduzione del 33,1 per
cento; al netto della meccanica si è avuto un aumento del 12,1 per cento.
Nel settore delle costruzioni, in particolare, si è realizzata una crescita
del 26,2 per cento; un forte incremento, inoltre, ha riguardato il settore
della trasformazione di minerali.
I flussi migratori interregionali
Nel periodo 1988-2002 il saldo dei trasferimenti in Sicilia è
risultato negativo e pari a 195 mila persone (complessivamente 472.774
persone in uscita e 277.624 in ingresso). L’andamento negativo è
risultato in accelerazione nella seconda metà degli anni novanta quando,
a fronte di una limitata riduzione del numero dei soggetti che hanno
trasferito la loro residenza in Sicilia, è cresciuto il flusso di coloro che
l’hanno trasferita dall’Isola in altre regioni d’Italia. Il 2000, in
particolare, ha fatto registrare il più elevato deficit per tutto il periodo
preso in esame (fig. 11).
L’andamento crescente dei trasferimenti di residenza ha interessato
le principali aree del Meridione; le regioni in cui maggiore è stato
l’aumento sono la Campania e la Sicilia. Quasi un quarto dei
trasferimenti di residenza dal Sud verso il resto d’Italia è stato effettuato
da siciliani, un valore proporzionale all’incidenza della popolazione
dell’Isola rispetto al complesso delle regioni meridionali.
Per il 2003 sono disponibili solo alcuni dati in forma più aggregata, che
confermano la presenza di un saldo migratorio interno negativo per la Sicilia e per
tutto il Meridione, a esclusione di Abruzzo e Molise.
La ricerca di un’occupazione è la principale motivazione che
spinge al trasferimento. Quasi il 50 per cento dei siciliani che ha
cambiato regione di residenza rientra nella fascia di età compresa tra i 20
e i 34 anni, quella in cui maggiore è il tasso di disoccupazione.
All’interno di questa fascia di età si è assistito, negli anni, a un aumento
dell’incidenza degli ultratrentenni, con una contestuale riduzione dei
giovani tra 20 e 24 anni. Questo fenomeno risente del ritardo
nell’ingresso nel mondo del lavoro, anche a causa dell’aumento nel
livello di scolarizzazione della popolazione.
Tra coloro che si trasferiscono in altre regioni è stato via via
crescente il numero di persone in possesso della licenza media o del
diploma superiore, con un’incidenza che negli ultimi anni considerati è
stata di circa il 60 per cento; viceversa, si è ridotto il peso dei soggetti
senza alcun titolo di studio o in possesso solamente della licenza
elementare, da oltre il 52 per cento nel 1990 al 33,5 per cento nel 2002
(fig. 12). Nel periodo è cresciuto il flusso in uscita dei soggetti titolari di
una laurea, pari nel 2002 al 6,7 per cento di quanti si sono trasferiti.
Il livello di scolarizzazione degli emigranti è superiore a quello medio della
popolazione residente nell’Isola, in cui l’incidenza di laureati era pari nel 2002 al 5,4
per cento, mentre la quota di persone con licenza media o superiore era pari al 51,8
per cento.
Circa il 55 per cento dei trasferimenti ha riguardato persone di
sesso maschile; tale valore è rimasto sostanzialmente stabile nel tempo.
Per quanto riguarda la condizione professionale, si è osservata una
riduzione dei soggetti che non facevano parte delle forze di lavoro
(bambini, anziani, persone non occupate che non cercavano
occupazione), passati da oltre il 55 per cento alla fine degli anni ottanta a
poco più del 40 per cento negli ultimi anni considerati.
La regione che maggiormente è stata interessata dai flussi migratori
provenienti dalla Sicilia, per tutto il periodo preso in esame, è stata la
Lombardia, che da sola ha assorbito oltre un quarto del totale dei soggetti
in uscita. Elevati sono risultati nel tempo i flussi attratti dal Piemonte,
anche se ridottisi nel periodo dal 15 per cento circa a poco più del 10 per
cento.
L’area nord-occidentale d’Italia storicamente ha richiamato ingenti
flussi di emigrazione dalle regioni del Sud, soprattutto fino all'inizio
degli anni settanta. La crisi della grande industria e la contestuale
affermazione del modello di sviluppo legato ai distretti di piccole
imprese hanno spostato i flussi di emigrazione verso l’area nordorientale.
I dati relativi ai cambi di residenza confermano il proseguimento di
questa dinamica, segnalando l’accresciuta rilevanza dell’Emilia-
Romagna, che dal 1997 è divenuta la seconda regione d’Italia per numero
di trasferimenti di siciliani, e del Veneto, la cui incidenza è più che
raddoppiata tra il 1988 e il 2002 (dal 4,5 al 9,8 per cento).
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